Un
accorato appello ai comuni della Toscana perché non facciano la scelta
dell’istituto comprensivo è stata rivolta dall’Associazione Genitori
A.Ge. toscana ai Comuni, alle Province e alla Regione che nelle
prossime settimane sono chiamati a esprimersi sulla razionalizzazione
della rete scolastica per il 2011.
”Se in Italia esistono (e resistono) ancora quasi 1.000 scuole medie e
circa altrettante direzioni didattiche, nonostante la precisa
indicazione di convertirle in istituti comprensivi, significa che più
di un buon motivo ci deve essere –rileva Rita Manzani Di Goro,
presidente dell’A.Ge. Toscana- Quella
dell’istituto comprensivo è una scelta poco sensata per servire i
bisogni dei territori cittadini Piace ad alcuni per nostalgia, ad altri
perché si pensa di risparmiare, ma la realtà è ben diversa da ciò che
si immagina”.
”Il trauma di scindere alcuni plessi scolastici da un istituto e
aggregarli a un altro non è premiato né da un’effettiva continuità
didattica né da un risparmio che in realtà non c’è –prosegue Di Goro-
Pensare di risolvere i problemi di dimensionamento spezzando in due una
Direzione didattica troppo grande e una Scuola media troppo piccola è
quanto meno ingenuo: ne potranno nascere solo due piccoli istituti
comprensivi o un mega-comprensivo farraginoso e mal funzionante, e di
risparmio c’è solo lo stipendio del dirigente e del direttore s.g.a.”.
L’Istituto Comprensivo ha la sua ragion d’essere nei comuni della
collina e della montagna: riunire le scuole dell’obbligo sotto un’unica
dirigenza ha vantaggi sia sotto l’aspetto logistico (non aveva ad
esempio senso avere Didattica in un paese e Media nel paese vicino, con
un pendolarismo obbligato dei genitori per qualsiasi adempimento
burocratico), sia per il senso di appartenenza che si viene a
sviluppare all’interno della comunità scolastica.
L’Istituto Comprensivo non si giustifica invece in ambito cittadino per
una serie di effetti indesiderati che si vengono a creare:
- Gli ambiti territoriali così ristretti offrono minori opportunità
alle famiglie al momento delle iscrizioni
- L’accorpamento delle scuole in istituti comprensivi favorisce la
creazione di scuole troppo grandi (quasi sempre oltre i 1100 alunni) e
perciò difficilmente governabili, con ricadute negative sulla qualità
della didattica
- La continuità è solo apparente, in quanto il genitore effettua
l’iscrizione per 8 o 11 anni di seguito presso la stessa segreteria e
fa riferimento alla medesima dirigenza, ma il dialogo fra i docenti dei
vari ordini di scuola non è certo stato reso più intenso
dall’istituzione del comprensivo, per cui la ricaduta sui ragazzi è
pressoché nulla
- L’esperienza ha dimostrato che, pur a distanza di anni, i collegi dei
docenti resistono immiscibili fra i vari ordini di scuola
- Il dirigente non è in grado di capire appieno le esigenze di entrambi
i gradi di scuola. Egli infatti proviene dal ruolo dei docenti e a
seconda del suo curriculum si trova impreparato a gestire le complesse
problematiche della scuola che non ha vissuto come docente.
- Il lavoro di segreteria risulta raddoppiato, a organico invariato.
Mentre infatti la scuola dell’infanzia e la scuola primaria hanno
un’organizzazione simile, la scuola secondaria di primo grado risponde
a logiche completamente diverse (si pensi ad esempio all’orario dei
docenti, alla loro sostituzione, ai libri di testo, ai corsi di
recupero). La segreteria deve pertanto rispondere a esigenze diverse e
contrapposte e non ha né l’organico né la tradizione di professionalità
per fare adeguatamente fronte a tutto.
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