La
tempesta… dopo la quiete. Parafrasando all'inverso la nota
poesia di Giacomo Leopardi, forse è possibile rendere meglio quanto sta
succedendo a Mascalucia in relazione alla protesta di 860 studenti del
liceo classico e scientifico «Concetto Marchesi».
Dopo le manifestazioni pacifiche del 14 e 15 ottobre, gli inquilini dei
tre plessi (Pime, Villini e Chillei) adesso non sono più disposti a
indietreggiare dalle loro posizioni se non prima otterranno quella che
ritengono una «sacrosanta,
inviolabile e imprescindibile spettanza»: il diritto allo
studio.
A indispettire gli studenti, che hanno scioperato in massa percorrendo
ieri mattina in corteo le vie del centro di Mascalucia (Catania)
(domani a partire dalle 9 la protesta si sposterà a Tremestieri davanti
alla sede della Provincia), una promessa non mantenuta: il reperimento
di nuove aule entro il 28 ottobre, così come assicurato dal presidente
Castiglione e dell'assessore Ciampi.
«Dal momento che la Provincia dimostra di non prendere in
considerazione le nostre lamentele, magari ritenendole esagerate,
invitiamo - propone lo studente Manuel Ferrara - il presidente e
l'assessore a seguire con noi le lezioni per qualche giorno per
rendersi conto in che condizioni viviamo a scuola».
Fumogeni, striscioni coloriti e polemici, cori tutt'altro che morbidi
all'indirizzo della Provincia hanno fatto da scenario, sotto l'occhio
vigile delle forze dell'ordine, a una manifestazione che, quantunque
ancora pacifica, rischia di degenerare da un momento all'altro. «Ci
sentiamo presi in giro - polemizzano i rappresentanti d'istituto
Emanuele Lunelio, Damiano Messina, Beatrice Costantino e Fabrizio
Sciacca -.
Sia chiaro che la nostra protesta si protrarrà fino a quando non
vedremo risultati tangibili».
«I ragazzi parlano di inadeguatezza dei locali, ma sarebbe più corretto
non utilizzare in questa sede degli eufemismi e descrivere la
situazione attuale con il proprio nome - puntualizza la docente Marta
Aiello -. Nel plesso di via Chillei, così come al Pime, la stragrande
maggioranza delle classi sono ricavate da scantinati sistemati alla
meglio, da sgabuzzini privi delle condizioni minime per poter educare i
nostri studenti. I quali sono sempre stati molto corretti ed educati,
rinunciando anche l'anno scorso a protestare di mattina per non perdere
ore di lezioni e rivelando un attaccamento straordinario alle proprie
radici.
Le problematiche sono reali ed evidenti: non è possibile fare lezione
al freddo e al gelo, con i ragazzi stipati negli angoli con le coperte,
senza lo straccio di una via di fuga».
E se il dirigente scolastico, Maria Luisa Indelicato, invita gli
studenti alla calma («spero che la Provincia possa sciogliere presto
questa ingarbugliata matassa») su ben altre lunghezze d'onda sono i
genitori e i rappresentanti di classe. «Se i ragazzi non otterranno
risposte concrete in tempi brevi - spiega Grazia Di Guardo - non
entreranno in classe.
Non possiamo permettere che i nostri figli, qualora dovesse verificarsi
una qualsiasi calamità, debbano rischiare la vita».
Sulla questione il consigliere provinciale Antonio Tomarchio (Gruppo
misto) in un'interrogazione chiede al presidente Castiglione se è in
programma qualche iniziativa per tamponare un'emergenza che resta tale
da oltre 2 anni, anche alla luce di operazioni, come l'acquisto di
scuole a Paternò che la Giunta ha posto in essere «legittimamente, ma
scorrettamente in un'ottica politica che deve cercare priorità
oggettive per garantire a tutti il diritto allo studio e al lavoro
dentro la scuola».
Carmelo Di Mauro - La Sicilia del 04
novembre 2010