Genova, 4
novembre - "Con questa
riforma, a scuola non si torna": e' uno degli slogan gridati
dagli studenti delle scuole superiori di Genova che questa mattina,
provocando gravi disagi al traffico, hanno sfilato in corteo nel centro
cittadino contro i tagli della riforma Gelmini. Un migliaio i giovani
della manifestazione, secondo la digos, circa cinquemila secondo gli
organizzatori. Tra le scuole presenti, i licei classici Colombo e D'Oria, il Leonardo, il Lanfranconi, il Firpo, il Buonarroti, i licei scientifici King e Cassini, il Gobetti, il nautico Giorgi, l'Abba-Gastaldi, il linguistico Deledda.
Tito Russo, Portavoce dell'Unione degli Studenti, ha ricordato la
prossima manifestazione del 17
novembre che, in oltre 150 citta' d'Italia, portera' in piazza
anche gli universitari e i ricercatori:
"gli studenti di Genova oggi lanciano un appello agli universitari e ai
ricercatori, a tutto il mondo della cultura cittadina affinche possano
abbracciare con noi questo tipo di protesta contro i tagli e contro le
riforme delle governance, per cercare di costruire una vera
alternativa, credibile, che purtroppo non vediamo ne' nel Governo ne'
nelle opposizioni.
Di questa riforma Gelmini ci spaventa il fatto che sia parametrata su
tabelle economiche: oggi 87mila docenti vengono mandati a casa sulla
base di tagli lineari senza un vero progetto educativo. Oggi abbiamo
accorpamenti di classi con piu' di 32 studenti, mancano cattedre e ore
di lavoratorio, ci tagliano materie importantissime come il diritto.
A chi ci accusa di essere giovani scellerati che a cui non importa
nulla del nostro futuro, noi rispondiamo che siamo qui per ribadire
tutto il contrario".
Alcuni studenti di un Istituto Turistico-Alberghiero genovese portavano
sulle spalle una bara nera che "rappresenta
la morte della cucina italiana - ha spiegato uno di loro - perche' ci levano le materie di indirizzo,
i professori e le materie prime".
Tra gli striscioni del corteo, "autogestiamo la cultura" e "occupa gli
spazi e libera la mente", "nell'ignoranza la sottomissione, nella
conoscenza la ribellione".
agi.it