Se parliamo di cultura,
di quella vera, bisogna rivolgersi a qualcuno che se ne intende per
capire quanto conta il sistema di istruzione e quanto viene lasciato
all’intelletto ed alla curiosità stessa, quanto gli stimoli possono
provenire dalla scuola e quanto contano gli slanci personali. Tra le
persone che nel panorama italiano possono vantare un indubbia cultura
ed un enorme bagaglio di conoscenze c’è sicuramente Vittorio Sgarbi,
storico e critico d’arte, politico e scrittore che utilizza il suo
sapere ed il suo intelletto per ricoprire uno dei ruoli più scomodi che
si possano interpretare, il “polemista” come si è autodefinito in tempi
non sospetti lui stesso. Gli vado a chiedere cosa pensa della scuola,
quella che lui ha vissuto e quella di oggi. Nel rispondermi alterna
grosse verità a qualche provocazione, ma il punto di questa breve
intervista sta a mio parere nella lucidità di due considerazioni di
logica schiacciante che inspiegabilmente vengono a volte trascurate se
si parla di scuola: cioè quanto siano terribilmente importanti quegli
anni di studio nell’imparare a rapportarsi con gli altri, e poi di
quanto sia fondamentale la propensione all’insegnamento che deve avere
il maestro o il professore.
Ricorda il suo primo giorno di scuola?
No, non posso perché non l’ho avuto: all’inizio della mia carriera
scolastica fui seguito da insegnanti privati.
E non porta con sé neanche un ricordo della scuola?
Si poi ci sono andato, a 6 anni, cominciai direttamente dalla seconda
elementare, ero avanti rispetto agli altri.
Quanto ha pesato questo nel suo relazionarsi con gli altri compagni? Ed
anche con le compagne considerando la sua fama di latin lover?
In realtà a quei tempi non c’erano ancora classi miste, quindi eravamo
tutti ragazzini, poi crescendo si, anche le ragazze, in particolare una
che mi veniva dietro… (lo sento sorridere al telefono)
L’aspetto migliore della scuola è proprio questo, è il luogo dove i
ragazzi si incontrano, imparano a creare una sorta di microsocietà ed a
rapportarsi con gli altri, questo li aiuta a confrontarsi ed a
crescere, e resta un bagaglio che li accompagnerà per la vita.
E la scuola oggi?
Per quello che riguarda il sistema scolastico sono convinto che
l’apprendimento dei ragazzi sia inevitabilmente subordinato alla
qualità degli insegnanti, e quella è una propensione individuale che
non si stabilisce con una regola dall’altro. Purtroppo l’istruzione
oggi è una questione anche di fortuna, perché quando si comincia la
scuola, si può capitare in una sezione con un bravo insegnante oppure
capitare nella porta a fianco dove l’insegnante è pessimo.
Bisognerebbe investire sulla formazione degli insegnanti?
Si ma è anche una questione di selezione, sarebbe bello se ci fosse un
sistema per sceglierli sulla base del temperamento, della
professionalità, delle loro inclinazioni.
Il mondo della scuola è un mondo quasi tutto femminile, nei primi anni
di scuola è difficilissimo incontrare un maestro, anche se alcune
cercano di trasmettere a modo loro un ottica maschile, gli uomini sono
quasi del tutto assenti da questo tipo di mondo. Il fatto che una
determinata categoria di professionisti sia così poco variegata
dovrebbe far riflettere. La figura maschile e quella femminile
dovrebbero essere alla pari visto che prendono parte formazione degli
alunni.
Crede che dipenda dal fattore economico?
Si, sicuramente anche quello conta molto. Comunque ci si dovrebbe
ragionare.
La realtà è che un buon insegnante è meglio di qualsiasi riforma, ed è
su questo che si dovrebbe lavorare.
La realtà è che un buon insegnante è meglio di qualsiasi riforma, già e
come non pensare a quanto deve essere stato bravo l’insegnante di
Sgarbi…
Barbara Narini
(da http://www.periodicoitaliano.it/2010/11/01/vittorio-sgarbi-listruzione-e-una-questione-di-fortuna/
)
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