Sono gli esempi ad
incidersi più indelebilmente nel cuore e nella mente dei giovani, che
non le prediche fatte ex cattedra con inutile sfoggio di
inconcludente retorica. Lo
diceva già Seneca: via brevis
est exemplis, longa verbis, ovverosia: si perde meno tempo a
raggiungere una convinzione ideale forte con gli esempi, anziché con le
chiacchiere di un verboso moralismo!
Quello che manca oggi soprattutto ai giovani in questo nostro Paese,
sono proprio i buoni esempi, l’indicazione di una via, di una direttiva
valoriale chiara entro cui incamminarsi per costruire un
futuro, per non perdersi nel labirinto delle scelte sbagliate e
disonorevoli, o degli inganni tesi a carpire la buona fede dei
più semplici e degli sprovveduti.
Ma codesti esempi- ci si chiede - da dove debbono venire? Chi li deve
dare? A chi rivolgersi?
A queste domande ineludibili bisogna rispondere senza
ambiguità e senza tentennamenti falsamente prudenziali ; gli
esempi e l’etica dei comportamenti debbono procedere, in primis,
dalla Famiglia, dalla Scuola, dalla Società e dalla Classe politica
dirigente, perché è attraverso a questi luoghi
istituzionalizzati che avviene la crescita umana
intellettuale e civile e prende corpo la maturità dell’individuo
-persona –cittadino, cosciente e responsabile dei propri doveri e dei
propri diritti, rispettoso di sé e degli altri.
Ora, in tempi, come i nostri un po’ calamitosi, questi esempi purtroppo
mancano!
Manca la famiglia: l’abbiamo tanto allargata che, alla fine, è
deflagrata per implementazione fallimentare.
Manca la scuola: l’abbiamo tanto screditata e resa precaria, tanto
declassata ad area-parcheggio e privata di mezzi, di motivazioni
e di adeguate riforme –come dire- strutturali, tanto depauperata
della sua funzione specifica , (-che è quella di e-ducare e formare i
giovani in coscienza e scienza-), che, alla fine, il magistero
scolastico ha fatto fatica , e fa fatica, ogni giorno che passa, ad
essere presso l’opinione pubblica credibile nella sua
missione educativa.
Manca una società solidale: abbiamo criticato e svalutato il
welfare tanto, che quello che si è saputo
incrementare è stato ( è) soltanto l’egoismo
individualistico e federalistico, l’indifferenza e la diffidenza
reciproca tra i ceti sociali , insieme con il venir meno di ogni civile
e tollerante convivenza.
Manca, infine, una classe politica dirigente consapevole e
riguardosa del bene comune e responsabile del proprio ruolo, affidabile
e credibile nelle sue parole e nei suoi atti: abbiamo scollato la
politica da ogni eticità a tal punto, che è diventata lotta
sfrenata e senza scrupoli per il potere, per la lussuria del Potere!
E qui taccio, e più non dico, per carità di Patria!
Allora, stando così le cose, di che ci lamentiamo?. Se sono queste le
mancanze, i vuoti, che abbiamo creati , per essere colmati hanno
bisogno di ben altro che di vuoto moralismo parolaio. Chi è causa
del proprio male pianga se stesso. La società civile e gli uomini
di buon senso si riapproprino dei valori della famiglia, della
scuola, della cultura e della politica; e si ridia ai
giovani, attraverso l’esempio e la pratica dell’amore non
egoistico, della cultura della non sopraffazione, della politica intesa
come servizio del bene comune e del rispetto delle
regole e delle leggi, e non del proprio tornaconto, la
fiducia onde si possa costruire ragionevolmente domani,
tutti insieme, un futuro migliore e a misura di uomo.
Nuccio Palumbo
redazione@aetnanet.org