Hanno incassato il
colpo ma ora chiedono agli insegnanti di tirare indietro la mano. La
sospensione delle gite scolastiche decisa per protesta dagli insegnanti
del Liceo scientifico 'A. Roiti' ha spinto gli allievi di una classe,
la 5ª F, a sedersi davanti al computer e a scrivere un appello ai
'prof'. Ieri hanno inviato il testo, chiedendone la pubblicazione,
anche alla 'Nuova Ferrara'.
Ma i professori tengono duro e spiegano, per bocca del rappresentante
scolastico del sindacato Snals, Mario Testi, che «non è una protesta
nata dal nulla. Questa decisione ha buone e fondate ragioni, abbiamo
appena iniziato a spiegarle ai ragazzi».
A preannunciare la lettera della 5ª F è stato l'altro ieri uno dei suoi
alunni, Giorgio Chiarioni, 18 anni, che dopo essersi consultato con i
compagni si è messo in contatto con 'la Nuova'. «Abbiamo letto e deciso
insieme il testo - ha raccontato ieri - ora speriamo che gli insegnanti
ci ascoltino».
Il blocco delle gite scolastiche è
stato deciso giovedì in istituto durante un'assemblea alla quale hanno
partecipato oltre 70 docenti: quasi tutti hanno accolto la proposta che
aveva già passato il vaglio di una riunione sindacale. «Gli
studenti della classe 5ª F comprendono la decisione presa giovedì dai
docenti in merito ai viaggi d'istruzione (le gite scolastiche, ndr), ma
non condividono pienamente questa forma di protesta - attacca lo
scritto - Infatti sono gli studenti stessi a risentire del
provvedimento». Una decisione che rischia di compromettere «in parte
l'arricchimento dell'offerta formativa della scuola e di conseguenza
anche la crescita individuale dello studente in campi come
l'interculturalità, la conoscenza del patrimonio storico,
paesaggistico, culturale della nostra nazione e di una realtà europea
che sta assumendo, soprattutto all'interno del nostro indirizzo
scolastico, una importanza fondamentale».
Nell'offerta formativa compaiono anche attività 'fuori aula', una parte
delle quali «è sicuramente rappresentata dai viaggi di istruzione,
termine che nel linguaggio scolastico indica non solo l'annuale gita
scolastica, ma anche le visite guidate, gli scambi culturali, le
attività sportive, partecipazione a fiere, mostre, etc.», funzioni
«importanti» che non possono essere ignorate «nella progettazione del
Piano dell'offerta formativa». La richiesta che chiude la lettera è un
corollario, anche se il gergo è più rigido di quanto ci si potrebbe
aspettare: «Chiediamo agli insegnanti di ripensare la forma della loro
protesta, nel nome di quella mission educativa che è la cifra
fondamentale del ruolo docente». Il professore e sindacalista Mario
Testi non si tira indietro e squaderna le motivazioni dei docenti,
sollecitato dal giornale. «Sappiamo che questa iniziativa susciterà
malcontento nelle famiglie e tra gli studenti e ce ne dispiace -
precisa subito - anche i professori però devono fare i conti con i
disagi di una situazione che non scaturisce da eventi recenti o
recentissimi, ma ha radici lontane nel tempo. Non vogliamo dare una
coloritura politica alla protesta, vogliamo porre dei problemi e
chiediamo che siano affrontati».
Le lamentele si incasellano in un elenco che spesso, negli ultimi mesi,
è finito al centro delle cronache. Certamente la riforma Gelmini, con
la stretta sui precari e le classi da 30 allievi o più, ha contribuito
ad esacerbare gli animi. Tra i motivi della rivolta c'è anche la
decurtazione dei rimborsi per le uscite. «Parliamo di poche decine di
euro che però si vengono ad aggiungere ad una situazione di bassi
stipendi - sottolinea Testi - mentre i 'privilegi' che in genere ci
vengono contestati sono spesso dei pregiudizi. Parleremo con gli
studenti per spiegare che non siamo da due parti opposte della
barricata»(da http://lanuovaferrara.gelocal.it/)
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