Il problema di fondo è la scuola italiana,
che allontana anziché avvicinare i giovani alla cultura. Parla
con cognizione di causa, Francesco Giubilei, che pur essendo da due
anni a capo di una casa editrice, è fresco fresco di diploma
scientifico. Il più giovane editore
d'Italia, ospite in questi giorni alla fiera dell'editoria indipendente
«Pisa Book Festival», ha appena 18 anni, ma le idee chiare come pochi,
anche molto più grandi di lui.
Due anni fa, dopo un'esperienza come rivista online, ha dato vita a
Cesena alla casa editrice Historica, che oggi conta un catalogo di 24
titoli e nei prossimi giorni diventerà una Sas, controllata da Giubilei
al 60% e al 40% da un imprenditore modenese. Completamente
autofinanziata, Historica ha oggi cinque persone a contratto (oltre a
Francesco, un grafico, un editor, un addetto stampa e uno alla
distribuzione) e una serie di collaboratori e consulenti esterni; e
comprende una collana di narrativa contemporanea, una di saggistica,
una di cinema e una di viaggi.
«Ho iniziato per passione a 15 anni - racconta Francesco, cesenate di
origine, ma ora residente a Roma dove è iscritto al primo anno di
lettere all'Università Roma Tre - passione per la lettura e anche per
la scrittura». Una passione che Francesco non vede però tra i giovani
studenti: «e proprio questo, secondo me, è il problema della cultura in
Italia».
Francesco condivide l'analisi fatta dallo scrittore Christian Raimo
sulle pagine del Sole 24 Ore Domenica, secondo cui l'Italia soffre di
un grave vuoto di idee e creatività. Ma si dice ottimista: «Gli spazi
per fare cultura ci sono, come dimostra la mia esperienza. Nel mio
settore, ad esempio, ci sono moltissime piccole case editrici che fanno
un ottimo lavoro di scouting e hanno cataloghi di qualità. Il problema
è che poco di tutto questo arriva al grande pubblico, che preferisce i
libri imposti dalle aziende che controllano la distribuzione e la
promozione».
Ma Francesco, lucidamente, non se la prende contro le logiche del
mercato. «Mi sembra normale - ammette - che una grande azienda cerchi
di fare profitti proponendo libri che facciano presa sul grande
pubblico. Il problema è piuttosto nei lettori, che comperano e leggono
libri spesso di scarsa qualità, inseguendo fenomeni editoriali
costruiti a tavolino. Bisognerebbe fare un lavoro alla base, per
educare i giovani alla lettura, far conoscere anche al grande pubblico
autori e generi meno convenzionali».
Ma questo, dice Francesco, può farlo solo la scuola: «Per guardare al
futuro dobbiamo conoscere il nostro passato, perché l'Italia ha un
patrimonio artistico e letterario enorme e i giovani dovrebbero
conoscerlo. Invece viene ignorato e così si pubblicano opere scadenti,
senza spessore».
Proprio di questi temi parla anche l'ultimo volume edito da Historica,
Velina o calciatore, altro che scrittore, che Francesco presenta in
questi giorni a Pisa: «è un pamphlet di Gordiano Lupi, che con ironia e
leggerezza denuncia e insieme mette alla berlina i meccanismi del mondo
dell'editoria mainstream».(di Giovanna Mancini da Il Sole 24Ore)
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