Classi «pollaio»
con più di trenta studenti, classi «gruppo» con meno di dodici, tetto
del 30% di alunni stranieri. Dopo la diffusione dei dati nazionali,
qual è la situazione nelle scuole bresciane?
Una panoramica è possibile analizzando le rilevazioni già effettuate
dall'Ufficio scolastico provinciale. Ma partiamo dal dato nazionale:
«Le classi costituite da un numero di alunni superiore a 30, presenti
soltanto nell'ambito dell'istruzione secondaria di secondo grado,
rappresentano soltanto lo 0,4% sul totale - ha rivelato un paio di
settimane fa il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca
Mariastella Gelmini -. Molto più numerose sono invece le classi che
contano meno di 12 alunni, delle quali solitamente non si parla ma che
sono pari al 2,5%»
La situazione nazionale si rispecchia nei dati relativi alla provincia
di Brescia.
«Sono quasi inesistenti le classi che superano i 30 iscritti, l'unico
caso rilevato è al liceo Leonardo, in città - riferisce l'Ufficio
scolastico -. Per quanto riguarda invece le classi "poco popolate"
siamo in attesa della rilevazione ministeriale relativa al territorio
ed è di conseguenza in definizione anche il discorso delle pluriclassi,
relativo cioè all'eventuale accorpamento di due classi qualora il
numero di alunni fosse esiguo. Una situazione che potrebbe essere
presente nei paesi più piccoli della provincia».
In città l'unica scuola che registra un dato di questo tipo è la
secondaria di primo grado annessa al Conservatorio Luca Marenzio e
aggregata al liceo Gambara, dove gli alunni iscritti al momento al
primo anno di corso sono soltanto nove. «Al momento - sottolineano
dalla media - perché potrebbero arrivarne altri entro il mese di
novembre - come annuncia Annalisa Derelli, coordinatrice della scuola
-. In base alla convenzione con il Conservatorio i ragazzi devono
infatti superare l'esame di ammissione, che solo per quest'anno è stato
spostato da giugno a settembre. Alcuni si stanno però sottoponendo
nuovamente alla prova proprio in questi giorni. Anche altri anni è
capitato di iniziare l'anno scolastico con un numero non molto alto di
studenti, situazione che offre vantaggi e svantaggi: si può lavorare
con calma e controllare maggiormente i ragazzi, con il rischio però di
farli sentire continuamente sotto pressione».
Quanto al numero d i ragazzini stranieri presenti in aula sono ben 146
le classi «in deroga», Per il tetto massimo del 30% di studenti, sono
«in deroga due classi della scuola per l'infanzia (una in città e una a
Vobarno), un centinaio nelle primarie, 24 in secondarie di primo grado
e una ventina di classi delle scuole superiori - spiega Maria Rosa
Raimondi, dirigente dell'Usp bresciano -. Gli istituti in questione si
concentrano nel centro storico cittadino e nelle zone di Calcinato,
Prevalle, Rovato, Trenzano, Rudiano e Leno. Nella composizione delle
classi si è tenuto conto, nonostante si tratti di alunni che non hanno
cittadinanza italiana, della nascita nel nostro Paese e della scolarità
pregressa (almeno due anni nella scuola dell'infanzia oppure almeno tre
nella primaria), valutando in questo modo le reali competenze
linguistiche dei bambini».
La «distribuzione - continua la dirigente dell'Usp - è stata
relativamente facile nei Comuni più grossi ma non si è rivelato
comunque necessario - aggiunge - spostare le iscrizioni da un Comune
all'altro, situazione che avrebbe causato difficoltà in termini di
trasporto. Alcune scuole hanno inoltre acquisito negli anni esperienza
e competenze professionali nell'ambito dell'integrazione, che vede
impegnati ad hoc 38 insegnanti in provincia in progetti di
alfabetizzazione, anche in percorsi rivolti agli adulti». Anche perché
non va dimenticato che il rapporto scuola-famiglia è fondamentale.
Chiara Corti
(da http://www.giornaledibrescia.it/)
redazione@aetnanet.org