Meno critico si
dimostra Bruno Iadaresta, responsabile scuola del Moige, Movimento
italiano genitori, secondo cui "il latino non è in realtà un'aggiunta e
non si tratterebbe di fare altre ore o attività: semplicemente si
potrebbero dedicare parte delle ore che attualmente vengono finalizzate
all'apprendimento dell'italiano, allo studio delle sue radici. Il progetto - continua il rappresentante
dei genitori - avrebbe comunque un senso solo nella misura in cui il
latino divenisse materia di insegnamento anche alle medie. In caso
contrario sarebbe una parentesi senza troppo significato". Per
il responsabile dell'associazione dei genitori bisogna comunque capire
quali sono le priorità formative della nostra scuola: "l'insegnamento o
meno del latino - sostiene Iadaresta - rimanda in realtà ad una
questione più di fondo, a due visioni alternative della scuola. Da una
parte la scuola che promuove abilità e competenze negli alunni (il
saper fare), dall'altra la scuola che si preoccupa di formare uomini
capaci di cogliere il senso del loro esistere e del loro fare (il saper
riflettere): nel primo caso il latino non è funzionale (a che mi serve
una lingua morta?); nel secondo caso il latino è fondamentale (come
faccio a capire chi sono se non so da dove vengo?)". (Apcom)
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