Come sempre, il clamore
dei primi giorni su quanto avviene nelle scuole pubbliche si è ridotto:
classi numerose, riduzione dei docenti, scarsità di supporto ai
disabili, scioperi di insegnanti e studenti. Già finito nel
dimenticatoio? Mi viene da pensare, e temere, che tra un mese, cioè a
metà novembre, non si parlerà più delle normali difficoltà delle
famiglie: orari ridotti, aumento delle rette dei servizi (quelli che
prima la scuola offriva dentro il normale orario scolastico), scomparsa
dei supplenti, aule senza materiale didattico ecc. ecc.
Ogni scuola si gestirà i propri problemi, intanto pian piano saremo a
Natale, in attesa dell’anno nuovo. Invece vorrei chiedere a tutti di
mantenere alta l’attenzione sulla scuola, per non lasciare da soli gli
“operatori scolastici” (orribile burocratese!).
Diciamocelo, che le cose non vanno bene! Se le cronache dei disastri
scolastici sono diminuite, NON è perché i problemi sono stati risolti.
E’ perché ci siamo rassegnati al peggio.
Resta solo qualche opinionista, una mamma qua e là, un sindacalista
irriducibile, a ricordarci che le cose non vanno bene, ma è probabile
che si tratti dei soliti mugugna tori. Ascoltiamoli almeno noi.
Luca Sofri (“Post”) è stato a una riunione della scuola primaria
frequentata da sua figlia: “Sono a una riunione con le maestre della
scuola elementare di mia figlia. Mi deprimo ogni minuto di più a
sentire che quest’anno i tagli sul personale insegnante non
permetteranno più uscite e visite esterne, costringeranno ad affollare
le classi ogni volta che manca una maestra, impediranno di poter
dedicare tempo e recuperi necessari ai bambini che ne hanno bisogno, e
demoliranno il tempo pieno (“non è un tempo pieno, è una schifezza”,
dice la maestra)”.
Scrive Rossana su Io Donna del Corriere: “L’inglese a scuola?
Facciamone a meno!”Suo figlio Francesco, che studia inglese da 5 anni,
in questa lingua, materia ufficiale della scuola statale, non sa dire
neanche il proprio nome (e non è un bambino disabile). Ha “solo”avuto
insegnanti che l’inglese non lo sapevano. Ma lo insegnavano! Possibile?
Sì che è possibile, la formazione dei docenti d’ inglese alla primaria
i riduce di anno in anno. Mancano i soldi per preparare i maestri e
allora, insegni chi può! Ovvero, anche chi sa dire solo (e male): Good
morning, children!”
Le scuole non hanno soldi? Si arrangino!
Allora, ben venga la pubblicità. La neo costituita Provincia di
Barletta, Andria e Trani, al costo di 69,80 euro (Iva esclusa), ha
messo a disposizione di sponsor privati le suppellettili delle sue
scuole. In cambio del denaro le aziende potranno pubblicizzare la
propria attività su una placca sistemata sugli arredi. Il bando è stato
pubblicato sul sito della Provincia e scade il prossimo 30 novembre.
Aspettiamoci che le scuole intitolate a Giuseppe Garibaldi e a Giovanni
Pascoli cambino nome per assumere quello del loro sponsor. Avremo la
“Scuola ***” degli hamburger e quella che celebra i cellulari di ultima
generazione?
Un liceo ha ideato un’asta delle opere d’arte degli studenti; un
dirigente chiama i carabinieri per sopperire alla mancanza di bidelli,
una scuola media promuove le “merende di solidarietà” per finanziare i
progetti; si chiedono contributi a chi installa le macchinette per le
bevande (chissà quanti caffè si dovranno consumare per accontentare il
venditore!). A Olgiate Olona i ragazzi puliscono le aule perché il
numero dei collaboratori è insufficiente a far fronte al lavoro di
pulizia dei locali. Nel circolo didattico di Massafra i genitori hanno
anticipato i soldi per comprare le sedie per i figli. Il rimborso
dovrebbe arrivare, prima o poi, ma le famiglie non potevano aspettare:
le lezioni erano già iniziate!
Io sono certa che gli insegnanti riusciranno ad educare i ragazzi ANCHE
attraverso queste esperienze.
E’questa la scuola che vogliamo per i nostri figli?
(da E come Educazione)
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