Si affidano
al gruppo per sperimentare, per trovare una loro dimensione, sfogarsi e
farsi proteggere visto che il più delle volte il dialogo con gli adulti
risulta impossibile. Soprattutto se mamma, papà o la professoressa di
turno, anziché "fare i matusa" come dovrebbero, si calano nella parte
degli amiconi, un atteggiamento che fa perdere qualunque credibilità a
chi dovrebbe rappresentare una guida. Si comportano da 'bori',
adottando stili di vita improntati al disimpegno e alla frequentazione
della comitiva, oppure si chiudono nella loro emotività preferendo il
social network come strumento di scambio comunicativo con i loro
coetanei.
I giovani di oggi ci provano tutti ad ingabbiarli in una sola comune
definizione, con le lettere più stravaganti dell'alfaberto, x,y,
accostate al termine generazione proprio a simboleggiare quella parola
che manca per descrivere un tutto che è l'insieme di dieci, cento,
mille volti, ognuno con la sua peculiarità. Ed è in questa realtà
molteplice che si sono calati gli autori del volume 'Mille e un mododi
diventare adulti. Il limite come esperienza' (Magi edizioni), curato da
Magda Di Renzo e Federico Bianchi di Castelbianco, rispettivamente
responsabile del Servizio di psicoterapia dell'età evolutiva e
direttore dell'Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO), presentato oggi
a Roma al festival 'Diregiovani-Direfuturo' insieme ad alcune indagini
condotte dall'IdO su 8 mila ragazzi fra i 12 e 19 anni.
Dagli emo ai truzzi, dai metallari ai patiti del parkour (la pratica
con cui si salta da un muro all'altro): sono solo alcuni dei gruppi in
cui si rifugiano i ragazzi degli anni duemila. Tutti analizzati e
descritti nel volume che, alla fine, rappresenta una sorta di manuale
per i genitori, ma anche per tutti coloro che vogliono capire qualcosa
di più delle nuove generazioni.
"I ragazzi- spiega, infatti, Bianchi di Castelbianco, direttore
dell'IdO- si muovono spesso in aree che non sono nemmeno pensabili da
noi adulti e non sono sempre consapevoli delle conseguenze delle loro
azioni. In questo modo rischiano di soffrire e far soffrire chi li ama.
Solo attraverso la comprensione della loro individualità- continua
l'esperto- e del loro mondo reale o virtuale è possibile prevenire
comportamenti a rischio e canalizzare le loro energie in azioni
positive". La regola numero uno da capire quando si parla di giovani,
spiega il volume, è che esiste sempre un gruppo di riferimento. È in
questa realtà che i giovani cercano la loro dimensione. Il secondo
passo è conoscere le 'etichette' e cosa nascondono: chi sono gli emo? E
i patiti del parkour? Per i primi è difficile dare una risposta: sono
una sottocultura ampia e complessa, si spiega nel volume caratterizzata
da una forte espressione delle emozioni.
Un capitolo è dedicato anche ai tatuaggi, che servono "per piacersi,
per affermare la propria individualità", il più delle volte. E il corpo
diventa una lavagna dove raccontare se stessi. Inevitabile un
approfondimento sui social network e, di conseguenza, anche sul sesso
virtuale, quello fatto on line anche da piccolissimi. Le ricerche
dell'IdO presentate oggi, peraltro, evidenziano che i 14-18enni spesso
vivono la loro sessualità con superficialità: solo il 35% parla di
questi temi con i genitori, per il resto vincono fai-da-te e luoghi
comuni.
Il 60% chiede che si parli di sesso a scuola, i prof li appoggiano ma i
genitori fanno muro. Quanto al rapporto con il cibo dalle ricerche
emerge invece che si abbassa l'età (anche attorno ai 10 anni) in cui
compaiono i primi disturbi alimentari. Infine, il rapporto con gli
adulti che rivela, per questi ultimi, una sonora bocciatura: il 70% dei
ragazzi non si fida dei politici e dell'impegno delle istituzioni a
favore dei giovani.
"GIUSTIFICATA LA RABBIA DEGLI ADOLESCENTI, GLI ADULTI TROVINO UN
RIMEDIO" - Spesso gli adulti "non sanno nemmeno che cosa fanno i
ragazzi", come vivono, che cosa pensano, che cosa amano fare e che cosa
invece li spaventa. E senza questa conoscenza, non c'è possibilità di
accompagnarli "in uno dei momenti più critici dell'adolescenza, che è
il percorso per diventare grandi". Per questo, spiega Federico Bianchi
di Castelbianco, direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) di
Roma, l'IdO stesso ha organizzato il convegno in cui esperti,
psicologi, psichiatri e insegnanti si confrontano su un tema, quello
del 'limite come esperienza', sempre più variegato e dai contorni
sempre più sfumati.
Quale migliore occasione di 'Diregiovani Direfuturo', il Festival delle
giovani idee realizzato dall'Ido e dal portale Diregiovani.it, in corso
fino a domenica 10 ottobre al Palazzo dei Congressi dell'Eur, nella
Capitale, per il convegno.
Un tempo, spiega Bianchi di Castelbianco, si trattava di andare nella
foresta e con la lancia dimostrare la propria forza, poi è stata la
volta del servizio militare come ingresso 'ufficiale' nel mondo degli
adulti, "oggi i ragazzi si sono inventati comportamenti diversi per
dimostrare le loro capacità e ricevere il riconoscimento dagli altri".
E l'obiettivo dell'incontro odierno è proprio quello di "esaminare
questi modi, dai più semplici, come l'abitudine al writing", alle forme
più estreme, come "il gruppo che diventa struttura mafiosa e
l'anoressia imparata su Internet con i blog pro-ana".
Tanti comportamenti diversi, ma tutti con un unico obiettivo: "Tirare
fuori la rabbia. Gli adolescenti- sottolinea Bianchi di Castelbianco-
ne hanno molta, e spesso è giustificata. Per questo si inventano
comportamenti a rischio. I genitori si devono rendere conto di quello
che avviene nel mondo dei giovani, il motivo per cui scelgono di
superare il limite, e correre ai ripari prima che i bambini crescano".
(da www.dire.it)
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