Su un'anagrafe
telematica dei docenti, che indichi per ciascuno i titoli culturali e
professionali posseduti, ci sarebbe ben poco da dire. Gli insegnanti
italiani non hanno nulla da nascondere, casomai potrebbero cogliere
l'occasione per evidenziare un patrimonio di competenze ed esperienze
spesso misconosciuto e nient'affatto valorizzato.
Ci si chieda allora perchè si registrano tante reazioni improntate al
sospetto e alla preoccupazione per l'uso che di questa immensa banca
dati potrebbe essere fatto.
Se lo chieda prima di tutto chi ha responsabilità di governo della
scuola, a tutti i livelli, e per primo dovrebbe assumerne le difese di
fronte a troppe e troppo frequenti campagne di esplicita o sottintesa
denigrazione, che i docenti italiani assolutamente non meritano.
Se ogni annuncio di provvedimento sulla scuola è condito di accenti
vagamente intimidatori, non ci si stupisca se le reazioni sono di
arroccamento e diffidenza.
Chi vuol davvero favorire il cambiamento, deve sapere che i metodi
bruschi non sono i più efficaci.
Il timore di possibili conseguenze improprie e perverse derivanti
dall'introduzione dell'anagrafe può essere fugato solo da politiche che
danno valore al sistema nazionale di istruzione e lo tengono unito.
(da CislScuola)
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