Sembrava che
lo Snals-Confsal, il sindacato autonomo della scuola, l'avesse spuntata
e invece un breve comunicato del ministero si è affrettato a dire che
nulla è cambiato: «Non si verificherà
alcun cambiamento nell'attività e nella programmazione scolastica
prevista». Un buco nell'acqua dunque che però per un breve tempo
aveva fatto riaccendere le speranze in tanti precari e insegnanti di
ruolo allorché anche il Consiglio di Stato (ordinanza 7723/2010) aveva
avallato quanto già stabilito dal Tar a luglio, che aveva sospeso la
circolare applicativa con cui si ridisegnava il quadro orario,
riducendolo da 36/40 ore a 32, dei soli istituti tecnici e
professionali anche nelle classi intermedie, dalla seconda alla quarta.
Una evidente disparità di trattamento rispetto ai licei (dove la
riforma e il nuovo quadro orario partono solo dalla prima classe) e un
atto ingiusto per quei ragazzi che non avrebbero dovuto essere
coinvolti dal riordino della Gelmini.
Di queste ore appunto l'altra sentenza del Consiglio di stato, al quale
il Miur si era rivolto per cancellare la sospensiva del Tar, ma che ne
conferma la bocciatura, così come aveva pure fatto il Consiglio
nazionale della pubblica istruzione, sentenze che però non scalfiscono
la decisione ministeriale.
«La notizia secondo la quale il Ministero debba rivedere completamente
tutti gli organici delle classi 2°, 3° e 4° degli Istituti tecnici e
professionali è priva di ogni fondamento», tranciando così ogni
velleità di richiamare a scuola precari licenziati o docenti trasferiti
o a disposizione per mancanza di cattedra, ma salvando dal soqquadro
uffici scolastici e graduatorie.
Anche questo serve però a capire come la riforma sia stata scritta solo
per fare cassa.
Bisogna sottolineare che non c'è organismo giudiziario o sindacale o
associativo che sia d'accordo con la decisione più che del Miur del Mef
di Tremonti.
Pasquale Almirante - La Sicilia del 3
ottobre 2010