Lo scatto di
anzianità sessennale, maturato dai docenti che ne hanno il diritto, è
stato pagato con gli emolumenti di questi giorni, per cui il suo temuto
blocco, come annunciato dalla finanziaria scorsa, sarebbe scongiurato.
Dunque sembrerebbe che un diritto fondamentale venga confermato anche
perché si doveva negare per tre anni e solamente al personale della
scuola, escludendo tutti gli altri, come per esempio le gerarchie
dell'esercito la cui fascia stipendiale cresce coi gradi.
Una evidente ingiustizia a favore della quale la ministra aveva però
detto che «bisogna superare gli
scatti di anzianità che sono una cosa di cui non andare orgogliosi: non
è da Paese civile l'avanzamento in base al tempo e non al merito».
E infatti l'unico fondo per riconoscere questo merito doveva essere un
30% di risparmi ministeriali, a danno però di assunzioni e rimesse alla
scuole, ma che sull'onda della protesta fu promesso di dirottare per il
riconoscimento appunto della anzianità, tralasciando il merito.
E se così è avvenuto, secondo quanto affermato da Gelmini, il nostro
resterebbe un Paese incivile perché tralascerebbe il civilissimo premio
del merito per favorire l'arretrata anzianità.
Una contraddizione che ha fatto insospettire la Flc-Cgil: "Come si può affermare un principio,
seppure sbagliato, e poi disattenderlo?".
Ma non solo, sembrerebbe pure che nessun decreto sia stato adottato per
confermare il pagamento degli scatti sessennali, né sarebbero stati
sentiti i sindacati.
Del tutto opposto il comunicato della Cisl che ritiene il pagamento
degli scatti una vittoria della sua politica di dialogo col Governo e
non di contrapposizione come invece ha fatto la Flc la quale però
giudica la faccenda come una furbata per non aggiungere benzina sul
fuoco, che sta divampando nell'accampamento dei precari, anche sulle
rocche fortificate dei professori di ruolo.
E infatti, in funzione del paventato disconoscimento degli scatti, che
si è unito al blocco degli aumenti contrattuali, è serpeggiata la
proposta di attenersi a scuola solo all'ordinaria amministrazione,
lasciando tutti gli altri incarichi e le altre funzioni opzionali e non
di legge.
Una sorta di disobbedienza civile per fare capire che è ingiusto
inveire contro i professori che dovrebbero invece essere considerati il
pilastro fondante per costruire le future architetture culturali dei
giovani.
Pasquale Almirante - La Sicilia del
26 settembre 210