L'anno
scolastico è cominciato! Il Ministro Gelmini sta facendo bene il suo
lavoro, in ossequio al precetto berlusconiano che "bisogna mettere in
sicurezza i conti pubblici": ha
ridotto il numero degli istituti di ogni ordine e grado, eliminando
Presidenze e Segreterie; ha ridimensionato le cattedre (da 18 a 16 ore
per il Ginnasio), con l'obbligo per i docenti di prestare 18 ore di
servizio quasi fossero metalmeccanici e non professionisti il cui
impegno non muta qualunque sia il numero delle ore di cattedra; ha
licenziato migliaia di docenti, quasi fossero dipendenti di una azienda
privata in fallimento, e non funzionari dello Stato in una "Repubblica
fondata sul lavoro".
Dopo tutto ciò, se il Ministro riesce a far conseguire il diploma di
maturità col minimo dispendio di ore e con un numero ridotto di materie
renderà un buon servizio alle finanze dello Stato e alle famiglie
perché i giovani per accedere all'Università non hanno bisogno della
cultura che forniva il Liceo, soprattutto il classico da cui si
accedeva a tutte le facoltà, quando era in vigore la riforma Gentile.
Ora per accedere all'Università bisogna rispondere ai test che sono ben
altra cosa rispetto alla cultura scolastica.
E lo sanno già alcuni alunni, i quali da qualche anno si preparano
privatamente sui test e frequentano saltuariamente la scuola solo per
il pezzo di carta. Infatti la migliore scuola non dà gli strumenti
conoscitivi per rispondere ai test.
A quale materia, tanto per fare un esempio, si può riferire la domanda
n.22 del questionario per Architettura in cui si chiede quante strette di mano si danno in un tavolo di 30
commensali?
E a quale altra materia si può riferire la domanda posta in Medicina
sulla musica dodecafonica?
Invece di sperperare tanto denaro per mantenere licei e Istituti
tecnici, con programmi non più adeguati per rispondere ai test, il Ministro
potrebbe nominare delle commissioni di pochi esperti per insegnare a
rispondere ai test; costerebbero certamente meno dei professori
rimasti in servizio!
Certo è che la Scuola vive un momento di grande ambascia, anche per le
riforme che si annunciano: sa il Ministro qual è la funzione del
docente e quale formazione ha avuto?
Sa che la Scuola è buona se sono buoni i maestri, come sostenevano i
Gesuiti?
La riforma Gelmini che vuole essere storica è una riforma di facciata;
alcuni istituti, già tecnici, si chiameranno Licei, come già si
chiamano gli ex Istituti Magistrali, ma nulla è cambiato rispetto ai
vecchi programmi, se non che in alcune scuole (Licei scientifici e
Scienze Umane) è stato tolto il Latino, cioè vengono depauperati questi
istituti di una materia altamente formativa, che anche Gramsci
considerava uno "strumento indispensabile di disciplina mentale e
psicofisica".
Leggevo tempo fa un articolo sulla "Attualità degli studi classici",
quelli con i quali si sono formati illustri economisti, ingegneri e
architetti, medici e ricercatori, e l'autore dava tre risposte:
Sono attuali:
1) perchè antichi ( risalgono al Medioevo e alla ratio studiorum dei
Gesuiti, 1586);
2) perché formativi: il latino è scuola di logica nella fanciullezza,
di estetica nell'adolescenza; fornisce la remora della grammatica nella
fanciullezza, l'ala della poesia o la capacità riflessiva
nell'adolescenza;
3) perché inutili nell'accezione usata da G.L.Beccaria, (in Italiano
antico e nuovo pag. 269) in quanto non danno né una competenza né una
professionalità specifica, ma il cui studio è disinteressato, non
diretto cioè ad alcuna utilizzazione immediata ma aiuta a crescere
senza una specifica finalità o indirizzo e crea soltanto una attitudine
ad affrontare scientificamente studi superiori in ogni campo dello
scibile.
Questi sono concetti superati per il ministro o forse non conosciuti, e
così potremo dire con G.L.Beccaria:
"Triste e
povero quel mondo in cui si studiano soltanto le cose che servono!"
(pag. 269).
Però il ministro, a guardarlo in TV, non è né triste né povero, anzi
sorride dichiarando che "è partita una innovazione attesa da decenni:
le superiori sono ridisegnate all'insegna della modernità".
Strano che non se ne siano accorti né i docenti cattolici (dell'Aimc)
che chiedono "condizioni minime di continuità e stabilità per tutelare
la professione e le persone", né gli studenti che "vogliono opporsi
all'idea della Gelmini di una scuola svuotata di senso, fabbrica di
precarietà".
Sono considerazioni e proteste, dice il Ministro, già scontate, cioè
previste, già messe in conto e valutate come inutili.
E così la scuola, governata con mentalità da ragionieri o da impresari,
comincia, come scrive La Sicilia, con meno ore, meno entusiasmo e più
incertezze.
R.C. - Lo dico a La Sicilia del 19
settembre 2010