Le vacanze estive si stanno concludendo ed è dunque tempo di bilanci,
di verifiche, di vedere se le aspettative hanno avuto risposta e si può
riprendere l’anno con serenità e senza rimpianti inutili. Sembra che
non si sia abituati a fare un po’ di revisione e che i giorni passino
indifferenti e così pure le stagioni; poi arriva un altro anno e di
nuovo l’estate, e così tutto ricomincia con il rischio di aver fatto
pochi progressi, che tutto sia rimasto com’era non perché è davvero
così, ma perché non ci si è fatto caso. In realtà si cresce e si
cambia, non solo perché ci si abbronza, ma soprattutto in virtù delle
esperienze e degli incontri fatti, anche quando tutto ciò ci ha fatto
soffrire. A settembre si ritorna in qualche modo rinnovati e i giovani
sono coloro che più vivono questa realtà di cambiamento per ragioni
anagrafiche, per questioni di natura, perché sono maggiormente soggetti
all’influenza di ciò che li circonda. Gli insegnanti, quelli più
attenti e desiderosi di tornare a scuola, sono coloro che più si
accorgono delle differenze degli alunni a distanza di tre mesi, sì tre
mesi ma sembrano un intero anno, sia fisicamente che mentalmente. Molti
adolescenti e giovani vivono in pieno l’estate, si buttano in
tutte le “avventure”, cambiano il giorno con la notte, creano decine e
decine di quelle che chiamano “situazioni”, si “ubriacano” di sole (e
non solo purtroppo), fanno un gran numero di nuove conoscenze, si
fidanzano e “sfidanzano” a tempo di record. Sarà stata un’estate
felice? Se sì, quale felicità? Leggendo i pensieri nei blog si trovano
spesso estati deludenti come Mara che scrive: “Questa estate è stata
esattamente come non la volevo! Ma perché sempre a me, mi chiedo
spesso? Tutti i miei amici sono svaniti nel nulla e non gliene importa
un fico secco della mia esistenza. Tutti voi vi chiederete perché non
vai in vacanza con i genitori? Ma chi ne ha voglia? Voglio i miei
amici, ma lo so che non verranno; sono occupati con la loro vita
personale, ma allora che amici sono?”. Già, chissà cosa desiderava Mara
all’inizio dell’estate, ma i desideri rischiano di restare tali se non
ci si mette all’opera, se non ci si scommette nelle cose, specialmente
nelle amicizie vecchie e nuove. C’è chi – come Carlo – scrive: “Questa
estate è stata uno spettacolo, mi sono lasciato con la mia ragazza
verso l’inizio di agosto, giusto in tempo per organizzarmi la vacanza
insieme ad un amico. Non posso lamentarmi!”. Sì, un vero spettacolo,
quasi da giornale scandalistico da spiaggia, perché i modelli propinati
sono per lo più questi e ciò che conta veramente per un certo mondo
mediatico è vivere sull’onda delle emozioni comunque e sempre. Non per
calcare la mano in negativo ma anche il pensiero di Alessandro non è il
massimo: “Devo dire che questo è il primo anno che davvero ho passato
un’estate pessima. Non sono riuscito ad andare al mare, non mi sono
abbronzato, non ho fatto niente! Insomma la mia estate è da voto 4”.
Come lui Carla afferma: “Questa è stata l'estate peggiore da quando
sono nata, solo litigi, errori e problemi; porto con me solo molti
rimpianti, una gran voglia di dimenticare e troppa voglia di riscatto”.
Tra i pensieri più gettonati ci sono quelli simili al seguente anonimo:
“E’ volata anche questa! Dura troppo poco! Al mare non c’è più nessuno
e le giornate si stanno accorciando! Giovedì inizio anche a lavorare,
che tristezza!”. Ho sempre pensato che l’estate dovesse essere il tempo
del ricrearsi, del riposo dopo le fatiche di un anno, del prendersi
cura di sé e degli altri, e che porti grinta e fortezza per iniziare un
nuovo anno sociale, scolastico, lavorativo. Fortunatamente non sono
solo io a pensarlo e, se molti giovani blogger scrivono pensieri
“tristi” come quelli citati sopra, ve ne sono altri che danno un po’ di
speranza: “Non voglio lamentarmi. C’è chi non sa neanche cosa siano le
vacanze e io non sono nessuno per disprezzare o fare lagne. Chi fa
grandi cose non riesce ad apprezzare i piccoli gioiosi momenti. Io il
ferragosto l'ho passato con mio fratello, in terrazza a parlare e con
il mio cane, e non credo possa esistere miglior ferragosto di questo”.
Diversi adolescenti e giovani, senza essere extraterrestri, passano
l’estate non in pieno ma “in pienezza”, mantenendo ritmi più umani,
viaggiando anche per cultura, rilassandosi con un buon libro, godendosi
mare e sole, non perdendo di vista la famiglia e i vecchi amici,
creando nuove relazioni significative, dedicandosi agli altri con
attività di volontariato, pensando a se stessi con tempi di ritiro e
campi di formazione. State pensando che non si sappiano divertire? Che
non sappiano godersi la giovinezza? Niente di più falso! Direi che in
loro prevalgono le dimensioni della gioia, della festa, della
solidarietà, della compagnia, dell’impegno, della musica, del canto;
tutte cose che sono giovanili ed entusiasmanti davvero se ci si lascia
coinvolgere. Si tratta non solo, dunque, di aver vissuto un’estate
bella ed intensa, ma di aver scelto il cambiamento, di aver tenuto
d’occhio un progetto o almeno un’idea guida, di essere stati se stessi
con tutti i pregi e i difetti, le gioie e i dolori, le paure e le
attese. Così una “storia” si incontrerà con mille altre, note e
sconosciute, ma tutte straordinariamente e unicamente significative. E
perché non si dica che ho scelto solo i pensieri negativi, ecco una
riflessione di Cinzia: “Grazie a chi ha voluto condividere con me una
parte importante della sua vita, grazie a chi mi ha ascoltato, grazie a
chi ha visto le mie lacrime e a chi ha visto in me “germi di qualcosa
di più”, grazie a chi ci ha ascoltate per strada, grazie a chi mi
prendeva un po’ in giro e a chi ho preso in giro, grazie a chi mi ha
regalato un sorriso o una risata, grazie a chi ha cantato e suonato con
me”.
MARCO PAPPALARDO