Al via l’anno zero
della riforma. Domani riprendono le scuole in nove regioni, Lazio
compreso, con l’istruzione superiore che fa il giro di boa e prende il
largo verso l’innovazione. I docenti sono spaccati fra chi si sente
pronto e adeguato al cambiamento e chi dice di non aver avuto il
necessario supporto. Anche per questo il ministero ha avviato un piano
di formazione e comunicazione per gli insegnanti che dovrà «assicurare
un’informazione completa e approfondita su tutte le novità». Intanto si
parte. Con un dato che sta alla base del cambiamento: corsi e
indirizzi saranno semplificati, si faranno meno ore, per “alleggerire”
il carico sugli studenti, e non ci saranno più le vecchie
sperimentazioni. I licei, ad esempio, fino allo scorso anno offrivano
396 indirizzi sperimentali, ora ci saranno solo sei tipologie di
scuola, dal classico, al liceo coreutico-musicale a quello delle
scienze umane. E le ore settimanali saranno in media 27 al primo
biennio. Anche i tecnici e i professionali abbandonano la
frammentazione a favore di una semplificazione dei percorsi
disponibili. «Sarà più semplice per i genitori orientarsi e anche i
ragazzi, alla fine delle scuole medie, non si troveranno davanti una
giungla di scelte», commentano i presidi, che si dicono d’accordo con
la dieta degli indirizzi e delle ore. Per esempio nelle scuole tecniche
e professionali il carico di 36 ore settimanali era ritenuto da tutti
“eccessivo”. Ora «si darà più attenzione ai contenuti necessari, non ci
saranno ripetizioni». Ma non mancano le ombre. Su un punto i presidi
sono tutti d’accordo: la riforma sulla carta c’è ed era necessaria,
ridurre ore e indirizzi va bene, ma «servono le risorse per dare una
scuola veramente nuova agli studenti». Veniamo agli esempi. «Nei
tecnici e nei professionali si può anche dire che si fa più laboratorio
- spiega Roberto Pellegatta, preside del professionale Meroni di
Lissone, in Brianza, una scuola storica per l’artigianato del mobile -
ma se poi in questi laboratori ci sono strumentazioni obsolete la
preparazione degli studenti resta inadeguata. Il ministero ormai non dà
più un euro per rinnovare la strumentazione e anche le imprese non
aiutano le scuole perché sono in crisi». Bene, comunque, «la riduzione
di indirizzi e doppioni, almeno ci sarà più chiarezza». Anche al liceo
sono d’accordo sull’asciugatura di curricula e ore, ma si rimpiangono
alcune sperimentazioni, soprattutto linguistiche. «Le
mini-sperimentazioni dentro i licei - spiega Carlo Mari, preside del
Dante e reggente del Mamiani di Roma- rappresentavano una curvatura
interessante per potenziare alcune materie. Per esempio in certe
sezioni del classico al ginnasio si facevano quattro ore a settimana di
matematica che scendono a tre con la riforma». Per qualcuno c’è stato
poi poco «coraggio nel dare un carattere più definito ai nuovi
indirizzi». Per esempio secondo molti presidi allo scientifico le
materie di indirizzo andavano potenziate di più magari a scapito del
latino. «E anche sulle lingue ci sono dei problemi- aggiunge Mario
Rusconi, vice presidente dell’Associazione nazionale di categoria e
preside del liceo Newton di Roma- con la fine delle sperimentazioni in
molti casi si torna a studiare solo l’inglese. L’impianto della
riforma, poi, c’è. Ma non ci sono le risorse per arricchire l’offerta
che rischia di appiattirsi e essere poco ricca. È giusto
razionalizzare, ma non tagliare per poi dimenticarsi di investire sulla
qualità. Alla scuola sono stati tolti 8 miliardi, dove sono i soldi che
dovevano essere recuperati per la qualificazione del sistema?». La
qualità ora si garantisce con il solito escamotage: si chiedono più
soldi alle famiglie con cui si pagano anche interi laboratori. Il
ministro Mariastella Gelmini ieri, comunque, ha rilanciato i suoi dati
sulla dotazione didattica delle scuole ricordando che già 40mila classi
«possono oggi usufruire della lavagna interattiva» multimediale e che
300mila insegnanti mila «hanno già ricevuto una formazione per
utilizzare le nuove tecnologie nella didattica». Qualcosa si muove,
insomma. E la nuova scuola sembra piacere, intanto, agli studenti. I
licei musicali (37) e coreutici (5), dove si formeranno musicisti e
ballerini con un bagaglio culturale adeguato, hanno registrato il tutto
esaurito. Il classico, la tradizione, perde iscritti (-2,9%). Lo
scientifico sale grazie anche al nuovo corso delle scienze applicate.
Tecnici e professionali, invece, restano indietro e non risalgono la
china degli scorsi anni. (di alessandra migliozzi da Il Manifesto)