Com'è noto, il testo
unico sulla scuola statale italiana (1994) vieta esplicitamente che un
docente istruisca privatamente uno studente della scuola in cui
insegna.
Questo divieto è stato interpretato come se dicesse che è vietato dare
lezioni private a studenti del corso in cui si insegna. Ma compito di
un dipendente statale è rispettare le leggi, non interpretarle - a
parte il fatto che il divieto non lascia spazio a dubbi interpretativi.
Si tratta dunque di un divieto che vieta il conflitto di interessi. Un
insegnante statale non può percepire compensi per prestazioni che è
tenuto a dare ope legis. E' come dire che violando questo divieto il
docente si rende responsabile di concussione.
C'è un aspetto che non sembra mai considerato. Se il docente che
infrange il divieto è un corrotto - certo il genitore dell'alunno dello
stesso istituto in cui il docente insegna, pagando le lezioni private
al docente, compie opera di corruzione attiva. E' un corruttore. La
corruzione ha sempre una doppia faccia. Sicché il docente è un
concussore, il genitore è un concusso che collabora spesso di propria
iniziativa alla concussione.
Piuttosto che esercitarsi a interpretare la legge sarebbe opportuno
anzitutto rispettarla. L'usanza di calpestare la legge ha indotto
talune e taluni a ritenere che il divieto sia caduto in prescrizione
per desuetudine.
(da Il Sole24Ore)
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