Non è da oggi che il
camaleontico Ad della FIAT Marchionne va sostenendo che la
globalizzazione ci ha scaraventati irrimediabilmente nell’epoca “dopo
Cristo”.
Cosa ciò significhi basta chiederlo agli operai di Pomigliano o a
quelli di Melfi.
“Dopo Cristo” per Marchionne significa aumento della produttività,
maggiore flessibilità, utilizzo pieno degli impianti giorno e notte,
meno diritti contrattuali agli operai, licenziamenti.
Altrimenti gli investimenti vanno in Serbia o in Polonia. Il “dopo Cristo” della scuola, invece, è
iniziato con la finanziaria del 2009, quella approvata dal consiglio
dei ministri in mezz’ora ( L.133/08), fortemente voluta da Tremonti,
con la faccia della Gelmini e tagli da 8miliardi che significano 85mila
cattedre + 45mila posti ATA in meno (130.000). Gli
effetti sono stati e saranno una forte riduzione del personale in
servizio (43 mila in media all’anno per un triennio fino al 2012).
Aumento degli esuberi di ruolo (oltre 5mila) soprattutto nelle scuole
del centro-sud.
Licenziamenti e disoccupazione per migliaia di precari annuali (almeno
10mila).
Riduzione dei finanziamenti alle scuole che vantano dal ministero un
miliardo di euro di arretrati.
Taglio del 50% alla formazione e alle supplenze.
Tagli al tempo pieno e al tempo scuola degli studenti.
Minori risorse all’integrazione di alunni stranieri e handicappati.
Blocco per un triennio del contratto nazionale, riduzione dei diritti
contrattuali, rilegificazione.
Ulteriore rinvio delle elezioni delle RSU e loro probabile superamento.
Inasprimento delle sanzioni disciplinari e dei rapporti gerarchici.
E’ un dopo Cristo della scuola molto pesante quello voluto dalla
Gelmini, in controtendenza a quanto sta avvenendo negli Stati Uniti o
nella maggior parte dell’Europa, dove le risorse destinate
all’istruzione, formazione e ricerca vengono aumentate e non tagliate,
dove si investe per aiutare i rispettivi paesi ad uscire dalla crisi.
In Italia, invece, si tagliano le risorse sulla conoscenza per fare
subito cassa, mettendo così a rischio il futuro d’intere generazioni,
condannando così il paese ad un inarrestabile declino.
Perciò il “dopo cristo” della Gelmini, al di là della strumentale
solidarietà mostrata all’Ad della Fiat (“è giusto che la Fiat non
rispetti la sentenza...”), è ancora peggio di quello di Marchionne.
Senza investimenti e senza futuro.
E’ un “dopo Cristo" solo per poveri cristi! (da Scuola Oggi)
redazione@aetnanet.org