Settembre
andiamo è tempo di …insegnare. Di ritornare al nostro lavoro, alle
lezioni, alle riunioni, alle supplenze. Ma non per tutti, però!
Dopo anni di professione docente, dopo montagne di ore passate con i
ragazzi, dopo pile di registri e di diari, non tutti saremo chiamati a
ricoprire le cattedre, lasciate appena qualche mese fa. E allora questo
è il tempo della battaglia, della protesta, della resistenza.
E se, come diceva il poeta, il partigiano della guerra di liberazione
dal nazifascismo “è stato il più
bell’italiano di mezzo secolo”, il precario della scuola
pubblica italiana, costretto allo sciopero della fame e a difendere,
con rabbia e intelligenza, la propria dignità, il proprio lavoro e il
diritto all’istruzione, è, sicuramente, il miglior italiano di questo
nostro difficile tempo.
Ma tra le tante voci di protesta contro i tagli delle cattedre, attuate
dalla riforma Gelmini, contro la distruzione di un’intera generazione
di lavoratori e di insegnanti, contro l’assassinio della scuola
pubblica, contro lo scempio perpetrato ai danni delle future
generazioni, contro un sistema di potere che, pur di fare cassa,
annienta la speranza di un futuro migliore per i nostri ragazzi, una
voce manca.
Una voce autorevole. Una voce che sull’educazione e sull’istruzione ha
fondato la propria forza e la propria ragion d’essere.
Una voce che tante volte, a torto o a ragione, ha tuonato contro le
ingiustizie e i soprusi del potere. Una voce che da millenni ha
fronteggiato il potere e dato, dal suo punto di vista, un indirizzo al
mondo.
Una voce che non ha lesinato tante volte di aiutare i più deboli e i
diseredati di tutte le epoche. Una voce, soprattutto in Italia,
presente e pressante nella vita sociale, civile e politica della nostra
Nazione.
La
voce della Chiesa Cattolica. Delle gerarchie ecclesiastiche, della
Conferenza Episcopale italiana.
Ne chiediamo la presenza, non per elemosina culturale o per baratto
spirituale, non per ingerenza politica o per testimonianza di
altruismo. Ma per dovere morale, per obbligo di verità, di aderenza ai
valori del lavoro e del rispetto della dignità di ogni uomo, per
testimonianza di fede e di amore al prossimo e per convincimento etico
e istituzionale.
Anche se ci viene un dubbio. E’ se questa riforma Gelmini è un regalo
alla chiesa di Roma?
Se le istituzioni religiose ne ricavano indubbi vantaggi
dall’affossamento della scuola pubblica, visto gli evidenti interessi
che hanno nella gestione di molte scuole private cattoliche?
Se il governo Berlusconi paga, anche in questo modo, il sostegno
elettorale della chiesa italiana?
Certo non è la prima volta che la chiesa scende a patti con Cesare,
ricavandone ingenti vantaggi.
La storia, maestra di vita, si ripete sempre! Ma noi, laici e cattolici
italiani, noi insegnanti e precari credenti e osservanti, ce lo
ricorderemo di questo silenzio assordante e immondo del papa e dei
vescovi italiani.
In questo momento di aspre battaglie e di trincee contro i soprusi e le
ingiustizie ai danni di donne e di uomini “che per un pezzo di pane e
di libertà lottano a mani nude”, ascoltiamo attenti anche il sibilo di
ogni pensiero, anche il respiro di ogni singolo uomo.
In questo momento grave ce ne ricorderemo del silenzio della Chiesa.
Ce ne ricorderemo di questo!
Angelo Battiato (inviato
speciale a ...... per adesso do chianu a duca)
angelo.battiato@istruzione.it