Quattromila posti di lavoro in meno nella
fascia intermedia in piena crisi economica in Sicilia, e la storia
viene trattata con la stessa attenzione che si concede ad una azienda
di una decina di unità lavorative. Non solo, arriva il
sottosegretario Pizza da Roma e dopo essersi guardato in giro, che fa?
Suggerisce ai siciliani di investire i quattrini “europei” per salvare
le quattromila famiglie. Pizza è comprensivo, si immedesima, si guarda
in giro, e giudica che, effettivamente, la situazione è disperata e
bisogna trovare una soluzione. Ma è in Sicilia che trova l’uscita dal
tunnel. La Sicilia dovrebbe fare da
sé, a pagare gli stipendi “statali”. Ricapitoliamo.
La riforma Gelmini della scuola taglia più posti di lavoro dell’intera
Fiat senza che succeda nulla, anzi spiega che il taglio farà bene alla
scuola, ne migliorerà la qualità. E non perché si farà di necessità
virtù, ma perché la ristrutturazione è fatta in modo da migliorare le
cose. E questa tesi riesce a passare indenne e viene anzi avallata da
economisti ed attenti osservatori della crisi in atto. Mentre altrove,
come in Germania, si taglia ovunque, ma si investe sull’istruzione, in
Sicilia avviene il contrario e si riesce a raccontare panzane
incredibili, come l’equazione “meno prof-più scuola”. I soldi
risparmiati verrebbero investiti nella scuola.
Quale alternativa hanno i quattromila prof che escono dal mondo del
lavoro in Sicilia ed i circa 140 mila del resto del Paese? La scuola
privata? O che cosa?
Le riflessioni del sottosegretario Pizza sembrano provocazioni senza
esserlo, eppure non hanno provocato alcuna reazione. La Sicilia che
paga gli stipendi dei docenti della scuola pubblica è un episodio senza
precedenti, provocherà un depauperamento delle risorse, impedirà
investimenti idonei a fare partire la macchina dello sviluppo (la
ricerca, la modernizzazione ecc.).
(da Sicilia informazioni)
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