Le ultime sentenze dei TAR hanno dimostrato il carattere
illegale dell'intera politica governativa sulla scuola e lasciato
aperta la possibilità di una prosecuzione del contenzioso, che può
rimettere in discussione quanto 'malfatto' dalla controriforma
Gelmini. In attesa di nuovi pronunciamenti, è decisivo mantenere alta e
qualificare ulteriormente la mobilitazione in difesa del diritto
allo studio e a un lavoro dignitoso, e correttamente retribuito. Per
questo rifiutiamo il lavoro nero imposto per tre anni dalla
“finanziaria Berlusconi.” Tre anni durante i quali saranno bloccati
progressione di carriera e aumenti stipendiali, con evidenti, e
nefaste, conseguenze su pensioni e trattamento di fine rapporto.
Un furto quantificabile in somme che oscillano (secondo
gli anni di anzianità) da 20 a oltre 40 mila euro. Per questo,
rifiutiamo il blocco del turn over e l’espulsione di migliaia di
precari che hanno contribuito, in modo determinante, a “tenere in
piedi” la scuola pubblica, ogni anno assunti e licenziati (in molti
casi senza percepire stipendi durante la pausa estiva), e che,
per colpa della riduzione degli orari curricolari, dei tagli Gelmini –
Tremonti e del sovraffollamento delle classi, nel prossimo anno
scolastico non lavoreranno.
Nonostante il governo abbia sempre ostentato sicurezza nei suoi mezzi e
disprezzo verso le proteste del mondo della scuola, dallo
sciopero degli scrutini qualcosa è cambiata, non abbiamo vinto, ma
abbiamo dimostrato quanto sia diffuso il rifiuto del cosiddetto
“riordino” e che ribellarsi è possibile, oltre che giusto. Se vogliamo
evitare la distruzione della scuola pubblica statale (non c'è
dubbio che questa è la reale posta in gioco), dobbiamo ridare
centralità al tema del diritto all'istruzione coinvolgendo
genitori (spesso poco informati su ciò che accade), alunni e tutti
coloro i quali comprendono che una società che non investe
nell'istruzione è destinata a un inesorabile declino. In attesa di
individuare le iniziative più coerenti rispetto a quest'ultimo
obiettivo, non possiamo far sì che l'anno scolastico 2010-11 inizi
come se nulla fosse accaduto.
Dobbiamo, in qualità di lavoratori dell'istruzione, prendere atto del
fallimento dell'Autonomia e del conseguente progetto di
aziendalizzazione della scuola. Dopo tanti anni, è possibile fare un
bilancio: minore democrazia, scarsa cooperazione, aumento della
competitività, minore attenzione alla didattica e allo sviluppo dei
processi educativi.
Nessuna persona di buon senso può negare che in questo periodo la
scuola ha fatto tanti, troppi, passi indietro. E che la rincorsa
ai “progetti” è servita solo a camuffare tale arretramento e
distribuire, a pochi, una specie di ‘indebito’ salario
accessorio. Non a caso nessuna scuola ha mai fatto un pubblico bilancio
sui risultati ottenuti con i tanti corsi post diploma o i vari
PON e IFTS, mentre ricordiamo tutti, su questo argomento, le puntuali,
e mai smentite, denunce di sprechi e incongruenze di trasmissioni
televisive come Report.
Il primo passo per invertire tutto questo è riaffermare che a scuola si
deve innanzitutto “fare scuola”, e per fare scuola bene è
necessario che tutti siano coinvolti e tutti siano responsabilmente
protagonisti. Per questo, sin dal primo Collegio Docenti ci
batteremo per riaffermare una gestione democratica della scuola a
partire dal ripristino di quanto previsto dagli Organi
Collegiali, in primo luogo l'elezione, da parte del Collegio Docenti,
dei Collaboratori del Preside.
Ci batteremo per rimettere in discussione la logica delle Funzioni
Strumentali e ritornare al clima di collaborazione fra tutti,
evitando di accorpare incarichi che, alla fine, risultano poco
gestibili. Per far ciò è necessario aumentare il numero delle
funzioni riducendone compiti e orari, in modo da distribuirle fra più
colleghi. L'articolazione del Fondo di Istituto (innanzitutto
attraverso l'intervento del Coll. Docenti e dell'Assemblea del
personale ATA) deve essere funzionale al progetto e alle
necessità didattiche.
Non sottovalutiamo, inoltre, quanto occorre fare per ristabilire
legalità e non essere complici della distruzione della
scuola:
a) Rifiutare (nella scuola secondaria) ogni cattedra che va oltre le 18
ore
b) Non accettare supplenze a pagamento, né tollerare accorpamenti delle
classi in caso di assenza dei colleghi
c) Pretendere il rispetto degli standard di sicurezza rispetto al
rapporto aule/alunni. In ogni caso, è illegale che in un'aula
scolastica lavorino contemporaneamente più di 26 persone (tra alunni e
docenti)
INVITIAMO TUTTI I SINDACATI A CONFRONTARSI SU QUESTA PIATTAFORMA E A
SOSTENERE LE INIZIATIVE DEI LAVORATORI.
Coordinamento in difesa della scuola
pubblica statale – Catania
Coordinamento Precari Scuola –
Catania
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