Maria Stella Gelmini a
proposito della riforma della scuola aveva ripetutamente affermato che
l’operazione (in pratica
un massacro degli organici delle scuole) non
avrebbe comportato nessun licenziamento.
Una bugia clamorosa drammaticamente confermata dai crescenti casi di
protesta dei precari che oggi, da Palermo a Pordenone, arrivano
adirittura allo sciopero della fame. Per anni, e talora per decenni,
hanno lavorato e ora si trovano improvvisamente senza un posto. Docenti
di ogni livello e personale tecnico amministrativo.
Negli anni passati hanno lavorato perché sono stati chiamati a coprire
posti vacanti, cattedre senza insegnanti e uffici senza il personale
sufficiente per far funzionare le scuole.
E quando è calata la mannaia dei
135 mila posti da tagliare entro il prossimo anno in tutta
Italia, per buona parte di loro il lavoro è svanito. Messi alla porta,
scaricati come macchine da rottamare. E questi non sono licenziamenti?
Chi lo nega si appella a cavilli formali che ormai non convincono
neanche gli sprovveduti.
I tagli erano stati giustificati, oltre che per risparmiare, per
eliminare una volta per tutte la piaga del precariato che per decenni
ha messo in discussione uno dei cardini della scuola, la continuità
didattica?
Non ci saranno più classi che ogni anno cambieranno insegnante?
Niente affatto. Nonostante tutto proprio in questi giorni gli uffici
scolastici territoriali stanno lavorando per coprire le cattedre che
non hanno un titolare.
Infatti, nonostante la manciata di
immissioni in ruolo (16 mila, contro i 23 mila chiesti dalla
stessa Gelmini al collega Giulio Tremonti), ci sono ancora migliaia di
posti da assegnare, almeno al Nord. Ci
sono addirittura sedi scolastiche ancora senza preside. E la
soluzione non può essere che di tipo precario.
Nel frattempo nelle scuole, e sempre a causa della riforma, ci sono
almeno 10 mila insegnati cosiddetti
soprannumerari. Insegnanti di ruolo che hanno il posto, ma non
hanno più la cattedra.
Che fare di queste persone che non avranno più una classe da guidare?
Una situazione paradossale che il ministero ha affrontato con una
circolare in cui si invitano gli uffici scolastici a lasciare questo
personale per lo più nelle scuole dove hanno finora prestato servizio.
A disposizione.
E se ne vedranno di tutti i colori per cercare di tenerli in servizio
senza fare nulla. Mai la scuola italiana ha vissuto tempi tanto
assurdi.
A scapito di chi ci lavora, e di conseguenza di chi la frequenta. Il
nuovo anno scolastico è alle porte.
Un anno che nelle intenzioni della Gelmini doveva rappresentare il
recupero del merito e della qualità.
Non è mai andata peggio di così.
Augusto Pozzoli
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