Catania.«Come
sarà il mio autunno? Triste, forse anche più triste di quello dello
scorso anno, che già era stato il peggiore in assoluto della mia lunga
carriera di docente precaria».
Sta ricaricando le batterie (più psicologiche che fisiche), in attesa
dell'ennesima stagione di lotte, speranze e delusioni.
In campagna, nella villetta di famiglia ai piedi dell'Etna. Ma per
Maria Teresa Grippaldi, 43 anni, insegnante precaria catanese, il vero
"vulcano" è quello che sta implodendo nell'anima.
Una storia delle tante, nel "triangolo delle Bermuda"
(Tremonti-Gelmini-Regione) delle cattedre inghiottite, dei corsi
salva-precari che non salvano nemmeno la dignità, delle battaglie di un
fronte sempre più spaccato da una guerra dei poveri scientificamente
indotta dall'alto, dalle stanze ministeriali.
Una storia tanto "normale" e diffusa, da essere straordinaria nella sua
essenza di simbolo di quest'autunno siciliano che si preannuncia
grigio: «Ormai, come altre migliaia di colleghi catanesi e siciliani,
non ho la stessa energia e la stessa forza che negli anni scorsi
caratterizzava l'inizio dell'anno scolastico.
Un anno sempre da precaria, ma con una prospettiva diversa. Con la
consapevolezza che, dopo anni e anni di sacrifici, avrei realizzato il
mio sogno professionale: diventare un'insegnante di ruolo.
C'erano una volta le graduatorie a esaurimento, adesso gli unici ad
"esaurire", nel senso mentale del termine, siamo noi...».
Non un ripiego, non una scorciatoia, ma una missione di vita: «Ho
studiato a lungo, ho ottenuto tre abilitazioni diverse. E ho acquisito
il massimo punteggio di master e specializzazioni: sono una specie di
"mafia legalizzata", ma ho investito soldi e tempo per non farmi
scavalcare da centinaia di altri concorrenti.
E adesso dove mi trovo? In un limbo all'ingresso della scuola, con una
spinta dal sistema che cerca di buttarmi fuori.
Per sempre...».
In effetti, il quadro dell'anno scolastico siciliano - per i precari
della scuola - è alquanto preoccupante.
Meno immissioni in ruolo, aumento dei docenti titolari in esubero che
quindi toglieranno ulteriormente spazio ai precari, sia nelle nomine
degli ex provveditori sia nelle supplenze a tempo determinato chieste
dai presidi.
Una specie di gioco dell'oca dove spesso i protagonisti - loro malgrado
- sono costretti a bruschi tornaindietro.
«E l'effetto collaterale di questi tagli selvaggi - spiega la
professoressa Grippaldi - è che chi voleva ottenere la spaccatura del
fronte dei precari c'è riuscito perfettamente».
Venerdì il coordinamento precari di Catania si riunirà per fare il
punto e per programmare le prossime forme di lotta.
«Io ci sarò - anticipa la docente catanese - ma in molti si sono
arresi, i sindacati hanno diversità di obiettivi e strategie.
E da una società che ha perso il rispetto per la figura dell'insegnante
non dobbiamo aspettarci nessuna forma di solidarietà».
La Sicilia del 18 agosto 2010
Ma. B.