Ecco il comunicato predisposto da Franco Tassi per il Comitato Parchi in relazione all'emergenza
che riguarda l'isola di Pantelleria, una storia infinita per
quanto attiene l'istituzione dell'Area Marina Protetta che va avanti
dal 1989, all'inserimento per l'istituzione del Parco Nazionale nel
2007, alle concessioni per le trivellazioni petrolifere (storia di
questi giorni), la nostra proposta un Parco Blu transnazionale che
interessi tutta l'area del Canale di Sicilia.
Carmelo Nicoloso (Coord. Sicilia e Mezzogiorno Comitato Parchi)
carmelo.nicoloso@videobank.it
redazione@aetnanet.org
S.O.S. PER L’ISOLA DI PANTELLERIA
LA PERLA NERA DIMENTICATA
Trivellazioni nel Canale di Sicilia? Assai meglio un Parco Blu!
Strano destino, quello delle piccole
isole. Il Mediterraneo ne è ricco, l’Egeo ne pullula, la Grecia ne va
fiera… E l’Italia? Tutti sanno che nel “mare nostro” vi sono non meno
di 200 “isole minori”, tra cui spiccano le isole più belle e famose del
mondo: Capri e Ischia, Ponza e Ventotene, Caprera e La Maddalena, Elba
e Montecristo, Stromboli e Vulcano, Lipari e Panarea, Ustica e
Favignana, Pantelleria e Lampedusa. Ciascuna di queste isole
rappresenta un mondo a parte, ognuna è un vero capolavoro della natura.
Paradisi sognati da tutti i popoli europei che vivono tra le brume del
Nord, e non soltanto da loro. Un tempo avamposti della storia e della
civiltà, rischiano oggi di essere sopraffatte dall’invasione edilizia,
sommerse dal turismo mordi e fuggi per un mese l’anno, e poi
completamente dimenticate. Anche per questo, da quasi mezzo secolo il
Settore Mare del Comitato Parchi sostiene con forza l’idea di creare
nei luoghi migliori, come avviene in molti altri Paesi, moderni Parchi
Blu ben organizzati, garanzia di tutela di un patrimonio unico ma anche
efficaci catalizzatori di un ecoturismo pluristagionale responsabile.
Da anni se ne parla, ma ben poco di concreto è stato fatto davvero.
Prendiamo come esempio Pantelleria: vera
perla nera del Mediterraneo, quarta isola italiana per estensione,
l’antica Cossyra è un gran blocco di natura vulcanica nel mezzo del
Canale di Sicilia, più vicina alla Tunisia che alla Trinacria.
Tondeggiante, culmina nella Montagna Grande alta 836 metri, dalla quale
nelle giornate più limpide si possono ammirare sia le coste africane
che quelle europee. Antico cratere ormai spento, emana ancora vapori
fumosi, cela calette incantevoli, ospita un singolare laghetto detto
“Specchio di Venere”, ed è prodiga di grotte, faraglioni e strane
formazioni rocciose. Accanto a lande assolate dominio di erbe
aromatiche come menta, salvia, origano e nepetella si incontrano
macchie e pinete di pino marittimo e d’Aleppo. Regno del coniglio
selvatico e di faune minori simili a quelle africane, rappresenta un
punto di sosta ideale per gli uccelli migratori di ogni genere, tanto
da richiamare in primavera e d’autunno drappelli di appassionati
naturalisti.
Ma i tesori più preziosi sono nascosti
nei fondali incontaminati ricchi di spugne e coralli, cernie e polpi
enormi; e nelle fresche acque azzurre intorno all’isola, dove sfilano
cefali, dentici, tonni, squali e pesci spada, e talvolta si può
avvistare una tartaruga marina, una manta o una foca monaca. Qui si
fanno anche scoperte importanti, come il recentissimo primo
avvistamento di una grande Medusa proveniente dall’Atlantico
(Catostylus tagi), mai osservata prima nel Mediterraneo.
Pantelleria meriterebbe, insomma,
massima attenzione e protezione: perché se è vero che esiste già una
Riserva terrestre, si attende vanamente da anni l’Area Marina Protetta;
e una legge di tre anni fa vorrebbe trasformarla tutta in un Parco
Nazionale. D’altro canto lo stesso Canale di Sicilia potrebbe un giorno
diventare un cosiddetto Parco transfrontaliero, ovvero di livello e
spessore internazionale. Ci sarebbe insomma da essere felici e
fiduciosi nell’avvenire, ma come spesso accade la realtà sta purtroppo
prendendo una piega del tutto diversa: perché a poche miglia dalla
costa incombe lo spettro delle trivellazioni petrolifere, come sempre
“regolarmente autorizzate” dalle autorità competenti. Il rischio di
incidenti disastrosi non sembra poi tanto remoto, se si pensa che la
piattaforma sottomarina è di natura vulcanica, e perforando quello
strato magmatico non solo si distruggerebbe una straordinaria fauna di
profondità ancora in gran parte sconosciuta, ma si andrebbe incontro ad
altre sorprese assai poco piacevoli.
L’unica seria difesa può
venire da una rapida creazione del primo Parco Marino Internazionale
del Mediterraneo, che porterebbe Pantelleria alla ribalta europea: ma
al di là di belle parole, ben poco si muove. Si sa di ingenti somme da
tempo stanziate dal Governo, ma nessuno spiega dove siano finite: nel
migliore dei casi verranno in parte destinate al solito magnifico
“studio di fattibilità”, ma nel frattempo tutti i peggiori attacchi
procederanno indisturbati. La sola forza in grado di salvare l’isola
sta dunque in una convinta alleanza tra comunità locale, movimenti
ambientalisti, mezzi di comunicazione e frequentatori dell’isola, tra
cui figurano anche personaggi di spicco. Con un obiettivo semplice e
immediato: creiamo le Aree Protette, ma puntiamo subito su un moderno
Centro Natura nel cuore dell’isola. Un Centro in cui occupare giovani
del posto, attrarre volontariato italiano e straniero, aprire la porta
all’informazione e alla discussione, mostrare le meraviglie del mare
anche a chi non vada con la testa sott’acqua. Pantelleria potrebbe
allora scampare al rischio dell’oro nero, e trovare il vero oro pulito
nella conservazione di tutti i suoi beni più preziosi: natura e
tradizioni locali, ospitalità e vita attiva per gran parte dell’anno,
sole e mare. Sarebbe davvero così difficile imboccare questa strada
maestra?
Roma, Agosto 2010