La Scuola secondaria
di 2° grado italiana non si sente sotto accusa, non trova alcun motivo
per essere riformata, non vuole modificare nulla. In realtà sentendosi
segmento di eccellenza dovrebbe essere pronta a qualsiasi modifica e a
qualsiasi sfida. Ma è difficile che chi pensa di essere perfetto sia
disponibile a modificarsi, semmai chiedendo che venga modificata
l’utenza.
In un film di una trentina di anni fa
(“Grosso guaio a Chinatown”) quando qualcuno chiedeva a Kurt Russel se
era pronto lui rispondeva: “Sono nato pronto”.
Credo che la Scuola secondaria di 2° grado italiana dovrebbe rispondere
così in riferimento alla modifica ordinamentale che partirà da
settembre. Invece pare che le risposte siano di altro tipo:
quest’inverno quando è stato chiaro che una “riforma” ci sarebbe stata
la maggior parte delle Scuole secondarie di 2° grado italiane si sono
organizzate sia al loro interno sia tra di loro per cercare di
sterilizzare qualsiasi modifica cercando di individuare degli
escamotage per ricondurre le innovazioni ministeriali all’assetto in
vigore da anni nella scuola. Lo sforzo è stato lasciato a metà e
infatti molte scuole hanno fatto scegliere al buio ai ragazzi che
provenivano dalle medie, perché l’accordo nei collegi docenti è molto
difficile se si vanno a toccare posti di lavoro, posizioni, orari
consolidatisi negli anni.
Il perché di questo tentativo restauratore è facile da individuare e va
ben al di là del mantenimento dei livelli occupazionali: in sostanza la
Scuola secondaria di 2° grado italiana non crede neppure in minima
parte a quello che dicono l’Ocse e l’Unione Europea e cioè che uno dei
sistemi scolastici più dissestati del mondo e che solo il segmento
liceale può tendere all’eccellenza. Tra l’altro i risultati del Nord
est soprattutto in campo scientifico sono ottimi e dunque esiste
comunque un segmento di scuola italiana che rivaleggia con i Paesi alti
delle rilevazioni Ocse. Il sistema scolastico secondario italiano non
si sente sotto accusa, ma semmai in posizione accusatoria: verso la
società lassista, verso la scuola dell’obbligo che produce analfabeti,
verso il Miur che non comprende la qualità della scuola italiana, verso
l’opinione pubblica che non riesce a comprendere la qualità della
scuola secondaria italiana.
La Scuola secondaria di 2° grado italiana non si sente sotto accusa,
non trova alcun motivo per essere riformata, non vuole modificare
nulla. In realtà sentendosi segmento di eccellenza dovrebbe essere
pronta a qualsiasi modifica e a qualsiasi sfida. Ma è difficile che chi
pensa di essere perfetto sia disponibile a modificarsi, semmai
chiedendo che venga modificata l’utenza. La Scuola secondaria di 2°
grado italiana prescinde dal concetto di servizio all’utenza e continua
a ritenersi struttura dispensatrice di saperi per chi vuole o riesce a
coglierli.
A differenza di Kurt Russel la Scuola secondaria di 2° grado non è
pronta, non desidera esserlo e non lo sarà. Cercherà ancora per molto
di inserire il vecchio nel nuovo, cercherà di rinviare il rinviabile.
Le Circolari del ministero in assenza di decreto pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale sono illegittime, ma il Miur e il Governo sono
decisi a far partire la “riforma” e dunque comunque produrranno atti
per forzare i tempi e forse la mano. Serve a qualcosa cercare di
ritardare tutto con qualche cavillo? Ovviamente non serve a nulla, se
non a illudere che si possa tornare indietro, magari per una improvvisa
crisi di Governo o per qualche altro accidente del genere.
Il problema è se la Scuola secondaria di 2° grado vada riformata o no:
se la risposta è sì bisogna partire da quello che c’è (i decreti
Gelmini), se la risposta è no allora bisogna farsi trovare pronti il
meno possibile in modo da cercare di ritardare il ritardabile
dimostrando che la “riforma” è nociva prima ancora che qualcuno l’abbia
sperimentata. Come in tutti i sistemi d’eccellenza bisogna mantenere
quello che è eccellente (una Scuola secondaria di 2° grado senza corsi
base e solo con corsi sperimentali) e respingere quello che a priori
non funziona. Grosso guaio qui da noi.
(EdicationPuntoZero)
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