Lo
Snals-Confsal, il sindacato autonomo della scuola, ha ottenuto una
importante vittoria legale che, se rischia di stravolgere i bilanci del
Miur, potrebbe però dare una boccata di ossigeno a una nutrita schiera
di docenti in parte licenziati e in parte trasferiti.
Il Tar del Lazio ha accolto infatti l'istanza con cui viene richiesto
il ripristino di tutte le ore di insegnamento nelle seconde, terze e
quarte classi degli istituiti tecnici e professionali che passerebbero
di nuovo alle originarie 36 dalle 32 ore imposte dal riordino della
Gelmini che ha glissato il perfino il patto, all'atto della iscrizione,
fra utenza e scuola.
Un patto sottoscritto non solo su quel monte ore ma anche per quelle
materie che sono state invece ridotte per fare cassa e non per
migliorare l'offerta formativa.
Lo Snals, dunque, non solo ha messo in evidenza questa contraddizione
ma ha fatto pure rilevare che il Consiglio nazionale della pubblica
istruzione non si è ancora espresso su questa materia. Per cui, in
attesa del suo parere, tutto dovrebbe ritornare come prima.
Semplice ripristino della legalità, se non fosse che tutte le
operazioni di trasferimento e di nomina sono state avviate tenendo
conto della riforma, compresi gli stanziamenti al Miur che, se la
sentenza del Tar diventasse esecutiva, dovrebbe rivedere tutte le
nomine e soprattutto trovare i soldi per pagare quei docenti, precari
annuali, che sono stati licenziati a causa della riduzione degli orari:
dove prendere i fondi?
Escluso che il Tesoro possa rimpinguare, c'è solo una possibilità: quei
famosi risparmi che inizialmente erano stati promessi per premiare gli
insegnanti meritevoli e che poi, sotto la sferza della Finanziaria,
furono ripromessi, su impegno di Tremonti, per non toccare gli aumenti
legati agli scatti di anzianità dirottati per altri scopi.
Un tesoretto che però ha molti predoni perché a questo punto non si sa
chi ne potrà beneficiare, dovendo scegliere se pagare gli aumenti del
gradone settennale oppure i professori che sarà costretto a richiamare.
Per disinnescare la trappola, il Miur dovrebbe ottenere al più presto
il parere, sicuramente negativo, del Consiglio nazionale della pubblica
istruzione e subito dopo appellarsi al Consiglio di Stato
Pasquale Almirante
La Sicilia del 1 agosto 2010