Maturità agli sgoccioli. Ma anche sulle maturità è calato il bavaglio.
In tempi normali, quando cioè l'amministrazione scolastica era un po'
più limpida, già si sapeva attraverso i giornali come stava andando.
Perché i provveditorati facevano a gara per dare informazioni sui
risultati. Un piccolo segno di efficienza, che in alcuni casi diventava
addirittura grande dimestichezza coi sistemi informatici. Il caso più
esemplare era quello di Brescia dove, in collaborazione con la
Provincia, il provveditorato metteva in rete tutti i dati possibili e
immaginabili per documentare la situazione di quelle scuole. E per la
maturità, appunto, si avevano in tempo reale, giorno per giorno, tutti
i risultati raggiunti dai candidati, i voti conseguiti, addirittura i
loro commenti sulle prove.
Appena arrivata al ministero la
bresciana Maria Stella Gelmini invece di fare tesoro della stupenda
esperienza realizzata nella sua terra, aveva immediatamente imposto
l'oscuramento del sistema. Inutile chiedere informazioni alle direzioni
scolastiche regionali. "Il ministro – si spiegava – i dati li vuole
dare lei. Del resto le commissioni, appena terminate le prove,
trasmettono direttamente al ministero gli esiti dei candidati". Sta di
fatto che, in Lombardia ad esempio, ancora oggi non si conoscono i
risultati della maturità 2009. Una situazione nella quale si
cancella anche quel poco di trasparenza esistente, per dar modo al
ministro di dare i suoi numeri. Ma come? Di tanto intanto la Gelmini in
effetti annuncia: "Scuola più severa". E via con un po' di dati su
bocciature o non ammissioni. Per lo più dei campioni di dati, senza mai
indicare come quei campioni vengono stabiliti. Quindi di per sé
informazioni non attendibili.
E per un ministro che ad ogni piè
sospinto proclama che del merito fa il suo massimo obiettivo, questo
non è certo un bel segnale. In queste condizioni si annulla, ad
esempio, la possibilità di verificare la diversità degli esiti tra i
candidati cosiddetti interni statali da quelli delle paritarie. Tanto
meno si conosce la sorte dei candidati privatisti. Tener nascosti
questi dati significa evitare il controllo sui diplomifici. Perché
anche quest'anno il fenomeno di chi cerca un diploma a pagamento non è
certo svanito. Senza dati tutto resta coperto. Ma forse non è il merito
quel che effettivamente importa a Maria Stella Gelmini. Basta
ricordare un episodio avvenuto appena entrata in carica. Sua sorella,
una maestra del bresciano, si era lasciata intervistare. Un'intervista
che doveva essere pubblicata con una foto di famiglia, col ministro
preoccupata che l'immagine fosse adeguata. Passarono dieci giorni per
avere l'ok alla pubblicazione. Per una questione, appunto, di immagine.
L'immagine è quello che conta per il ministro, non la trasparenza del
suo operato.
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