Il 24 giugno il Tar del
Lazio accoglie il ricorso di 755 persone tra insegnanti e genitori
contro la riforma Gelmini alle scuole superiori: i ricorrenti si
appellano al tribunale amministrativo considerando illegittimi i tagli
e le iscrizioni perché la riforma non ha ancora valore di legge. Il Tar
sospende ogni provvedimento fino al 19 luglio, data dell’udienza in cui
verrà confermata o meno l’ordinanza. «Un segnale importante», il
commento a caldo di Milli Virgilio, legale insieme a Corrado Mauceri
dei ricorrenti. Virgilio, ex assessore alla Scuola della giunta
Cofferati, incontra Nadia Urbinati, docente di Scienze Politiche alla
Columbia University di NewYork. (Chiara Affronte da L'Unità)
La riforma Gelmini insomma è «un caso emblematico», per Urbinati:
«Dimostra un modo di governo arbitrario», i cui «obiettivi - aggiunge
Virgilio - sono esclusivamente finanziari e di bilancio». Vengono
scardinati e capovolti i principi fondamentali: «La scuola viene vista
come un servizio, come fosse la sanità, scavalcando completamente la
sua finzione istituzionale che assicura il principio di uguaglianza tra
le persone», spiega l’avvocato. Si capovolgono le regole della
democrazia, e si procede per decreti, «per emergenze ». Il caso
Bertolaso insegna: «Ma la scuola non è un fatto straordinario »,
chiarisce la politologa. Cosa è successo, dal 2008, quando è stata
fatta la Finanziaria d’estate? Ricorda Virgilio: «Di quella legge di
agosto, l’articolo 64 è un piccolo tassello dedicato alla scuola. Si
annuncia: “Entro unanno (il 25 giugno 2009, ndr) faremo i piani
dell’offerta formativa e i regolamenti”, di fatto delegando se stessi,
autorizzandosi a modificare le leggi». Della serie: il Governo fa e
disfa: del Parlamento chissenefrega. In questo caso, però, la
cosiddetta emergenza che permette al governo di fare il decreto legge è
«il risparmio», Virgilio lo ribadisce e ironizza: «Emergenza tale, che
dal 2008 ancora l’operazione non è finita....». Insomma, «le circolari
e i regolamenti assumono forza di legge e unsito internet dove vengono
date di volta in volta le informazioni parificato al livello della
Gazzetta ufficiale », sbotta l’ex assessore. Immediato il commento
della politologa: «Una evidente violazione della divisione dei poteri:
il governo diventa autonomo nel legiferare». I motivi del ricorso al
Tar, inattaccabili per l'avvocato, sono sintetizzabili in 5 punti: 1)Il
governo dichiara di voler eliminare gli “sprechi” della scuola
tagliando 8miliardi di euro in 3 anni, senza preoccuparsi delle
conseguenze che questo taglio ha su un’istituzione che la Costituzione
individua (articolo 3-33-34) come lo strumento attraverso cui garantire
il principio di uguaglianza; 2) L’uso del decreto legge è previsto
dalla Costituzione solo nei casi di urgenza, ma questa operazione non è
ancora conclusa, in ben due anni; 3) Il governo delega se stesso a
emanare regolamenti che modificano le leggi; 4) Inoltre ha legiferato
in materia di competenza regionale; 5) È stato superato il limite di
scadenza del 25 giugno 2009: lo schema di decreto interministeriale
firmato solo dalla Gelmini non è pubblicato in Gazzetta; 6) si sono
violati i principi dell’autonomia scolastica (le iscrizioni sono state
fatte su piani formativi irreali, che non si sa quali siano
concretamente, non condivisi dai soggetti democraticamente previsti,
ndr). In sostanza, l'obiettivo è chiaro e deve mettere tutti in
guardia: «È quello dello smantellamento della scuola pubblica»,
concordano l’avvocato e la politologa. Un fatto che deve far tremare
l'opposizione tanto quanto la legge-bavaglio, parere delle due donne:
«Qui emergono tutti gli ingredienti dello stato arbitrario: colpire la
scuola pubblica è colpire il diritto di cittadinanza», riflette
Urbinati. Che lancia un appello all'opposizione: «Il Pd dovrebbe indire
una conferenza stampa e fare di questo tema una questione nazionale. La
scuola non può continuare ad essere considerata un fatto secondario nel
nostro Paese dove peraltro si riscontrano nuove forme di analfabetismo.
L'opposizione lanci una campagna». perché, prosegue Virgilio, «quello
che il governo fa nella scuola colpisca l'opinione pubblica tanto
quanto la legge- bavaglio». Questo governo, per la politologa, «non è
schizofrenico, ma ha un’idea e la persegue». Il «nemico» numero uno,
osserva Urbinati, «è il sociale perché loro sono figli
dell’individualismo puro: i poveri fanno gli schiavi a zero diritti e
vanno a Pomigliano». L’«anima liberista è una delle due anime del
governo Berlusconi: la prima è quella patrimonialista che si occupa
degli interessi del premier, l'altra, perseguita da Brunetta, Sacconi e
Tremonti, è quella di attacco al sociale», in tutte le sue declinazioni.
Redazione