La necessità di
cambiamento del sistema scolastico italiano, a 50 anni dalla sua
riforma, non passa certo attraverso la 'scuola-azienda' del ministro
Gelmini che taglia risorse umane e non lascia spazio alla ricerca e
all’innovazione didattica.
Quanto emerge dalla correzione dei temi di italiano effettuata dagli
insegnanti esterni dell’Invalsi non fa che confermare ciò che già
sapevamo: dopo la fase eccellente della scuola primaria, che con il
modello educativo del tempo pieno e del modulo a 30 ore con le
compresenze garantisce agli alunni italiani alti livelli di
apprendimento, inizia la brusca discesa con la secondaria di primo
grado.
Questo calo di rendimento avviene anche negli altri Paesi Europei, ma
riprende a salire con le superiori, mentre nel nostro Paese, continua
inesorabile a scendere.
Tutto questo certifica la necessità di cambiamento del sistema
scolastico italiano. A 50 anni dalla sua riforma, occorre senz'altro
innovare i modelli didattici dedicati alla preadolescenza nella scuola
media e la necessità di riformare la secondaria di primo grado.
Non è il maestro unico in sole 24 ore di scuola, insieme a un taglio
indistinto e indiscriminato a materie e tempo scuola nelle secondarie
di primo e secondo grado, che aiuterà i ragazzi e le ragazze italiane a
raggiungere i necessari livelli di apprendimento della nostra lingua.
La “scuola azienda” gelminiana che taglia risorse umane e non lascia
spazio alla ricerca e all’innovazione didattica, al tempo necessario
per sviluppare negli studenti capacità di analisi per poter raggiungere
un’efficace sintesi, costituirà invece della cura, il colpo di grazia
del nostro sistema scolastico.
Serve un atto di amore per la scuola pubblica, occorre appassionarsi
insieme al mondo della scuola tutto-docenti, discenti, famiglie-
chiamando a raccolta le migliori competenze della Pedagogia, che forma
la persona, e della Didattica, che disegna la scuola, alla sfida
educativa, che a causa di questo Governo sta diventando “emergenza
educativa”, per vincere la partita del successo scolastico dei nostri
figli. Di tutti. Nessuno escluso. Non sarà con l’ordine e disciplina,
né indossando un bel grembiulino, che impareranno l’italiano.
di Francesca Puglisi, Responsabile
Scuola segreteria Pd.
Redazione