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Costume e società: Una visita al santuario della Madonna della Lettera in Riposto

Istituzioni Scolastiche

UNA VISITA AL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA LETTERA IN RIPOSTO

 

Venerdì 15 febbraio, noi alunni delle classi IIB e IID dell'ITC “Edoardo Pantano” siamo stati in visita al Santuario della Madonna della Lettera in Riposto. Ad accoglierci è il sig. Leonardi, responsabile della suddetta chiesa, che ce ne illustra la storia, soffermandosi sul celeberrimo quadro della Madonna della Sacra Lettera in essa custodito.

Questa è stata la prima chiesa di Riposto, come testimonia il ritrovamento di una scrittura funeraria, certamente opera di monaci artisti bizantini. Quella che abbiamo visitato oggi è la quarta ricostruzione; la precedono: la prima risalente alla dominazione arabo- normanna, la seconda a quella spagnola (nelle tavole di legno ritrovate compaiono lo stemma della Real Casa Borbonica e la scrittura dei Gesuiti “JESUS HOMINUM SALVATOR”), la terza al Settecento. Per i fedeli la Madonna ha così dimostrato di voler essere presente, nonostante tutte le difficoltà incontrate nel corso dei secoli. Infine, nell'ultima ricostruzione del 1868, il livello dell'edificio è stato elevato di un metro e venti, in conseguenza del movimento geologico sottostante.

La chiesa, ad una navata, è ricca di opere di notevole valore artistico e storico. Sicuramente la più importante è la tela della Madonna della Sacra Lettera.

Il quadro è proposto alla venerazione dei fedeli solo in circostanze particolari, quali le più importanti festività dell'anno liturgico. Si tratta di una copia realizzata dal catanese Giuseppe Zacco da un originale bizantino. Nella sua storia si fondono leggenda e realtà. A narrarne l'arrivo a Riposto fu un longevo pescatore del luogo soprannominato u ‘ zu Marianu mangialova. Questi nel tempo libero dalla sua attività soleva sedersi sul bastione, muraglia che divideva la spiaggia dalla strada per proteggere questa dal mare. Qui amava raccontare le vicende del passato ai pescatori più giovani e ai curiosi che apprezzavano le sue storie; tra questi ad ascoltare c'erano anche dei ragazzi frequentanti l'Istituto Tecnico Nautico. Fu proprio uno di loro a scrivere ciò che aveva udito: “Tanti e tanti secoli fa, una famiglia di Messina scappò per mare e sul suo ligno portò anche un quadro raffigurante la Madonna della Lettera. Arrivata al largo del nostro mare, trovò un fortunale e rischiò di naufragare. In pericolo di morte i membri della famiglia chiesero aiuto alla Madonna: Matri, Matri, aiutaci tu ca stamu murennu. La barca affondò, ma riuscirono a salvarsi e con loro, portato dalle onde del mare, dritto, nonostante la tempesta, per miracolo si posò sulla riva il quadro della Madonna della Sacra Lettera. Grati di aver avuto salva la vita, si rivolsero alla Madonna dicendo: Ca ti pusasti e ca ti lassamu. Questo accadeva proprio sulla riva di fronte la quale oggi sorge la chiesa che abbiamo visitato. La venerazione del quadro si è fatta ancora più viva e forte in seguito ad un furto sacrilego. La chiesa fu derubata di un quadro storico raffigurante sant'Emidio (poi rifatto) e dei quattordici quadri della Via Crucis ad opera della scuola siciliana del Caravaggio. Nel tentativo di portar via il quadro della Madonna della Sacra Lettera, miracolosamente, i ladri non riuscirono a staccare la tela dalla cornice: né il quadro né la corona d'oro che adorna la Vergine furono rubati.

Il Seicento fu caratterizzato da varie calamità: scorrerie, invasioni, maremoti, non ultimo il terremoto del 1693, tutte condizioni che portarono alla rovina del quadro. Come detto a rifarlo fu Giuseppe Zacco che gli diede una sua impronta personale, lasciando intatta la scrittura armonica, tipica dei bizantini: le parole che la Madonna scrisse ai Messinesi. Infatti, si racconta che nel 42 d.C. S. Paolo Apostolo, nella sua opera di evangelizzazione, raggiunse anche Messina e a lui i Messinesi affidarono un'ambasceria a Gerusalemme per la Madonna, la quale fece scrivere la seguente lettera ai Messinesi: Maria Vergine, madre di Gesù Crocifisso, saluta tutti i Messinesi e dà loro la sua benedizione. Sono queste le parole che ritroviamo nella lettera raffigurata nel quadro e ai piedi della statua della Madonna sullo stretto di Messina.

All'interno della chiesa altre opere degne di nota sono: il primo quadro sulla sinistra dell'altare in cui è raffigurato S. Emidio che prega Gesù (fu realizzato nel 1820 ad Ascoli Piceno); il Cristo Crocifisso ligneo, copia di un Crocifisso gotico; la tela ovale dell'Addolorata; il lampadario in stile arabo; gli altari sia il centrale sia i laterali in finto marmo affrescato; le colonnine decorative accanto alla tela della Madonna della Lettera di stampo francese.

Siamo scesi, quindi, dapprima noi della IIB, per una scaletta dall'interno della sacrestia, nelle sottostanti cripte, ossia antichi cimiteri realizzati sotto le chiese e ai quali si accedeva mediante delle botole e dove i defunti erano sepolti l'uno sopra l'altro. Questa sepoltura era riservata agli aristocratici, mentre i poveri venivano seppelliti al di fuori della chiesa sotto l'attuale sagrato. Non certo agevole è stato per noi muoverci in quegli spazi angusti e tetri, anche per la presenza di numerosi scheletri. Un pilastrino, l'unico ritrovato nelle cripte, lascia intuire lo stile barocco di una delle precedenti costruzioni; altri ritrovamenti sono:

  • sculture di tipo egizio, che rappresentano tra l'altro la testa di un faraone;

  • pietre di tufo, che certamente i Greci portarono dall'interno della Sicilia e con cui è costruita anche la scaletta;

  • altri reperti greci e romani;

  • una delle colonne portanti in stile tardo- romano dell'Anticaglia di S. Giovanni, un antichissimo tempio distante mille passi dai bastimenti di S. Anna;

  • mattonelle romaniche ottagonali e del Basso Medioevo quadrangolari;

  • affreschi di sicura origine bizantina (1580);

  • monetine arabo - normanne di conio messinese, a sottolineare gli intensi scambi commerciali tra Ripostesi e Messinesi. A questo proposito, si può aggiungere che il boom del commercio si ebbe nel Seicento, ma aveva preso avvio già intorno al Mille.                                                                                                                                     

Il racconto della nostra guida e la visione di ciò che ci circondava ci hanno presto riportato ad osservare le cripte e i loro macabri contenuti, e a volerne sapere di più. In corrispondenza dell'abside, osserviamo una tomba e all'interno le spoglie di quello che doveva essere un aristocratico. Ciò che più ci ha colpiti, impressionandoci e meravigliandoci, è stata la visione di un ammasso di teschi e ossa, situati dove un tempo sorgeva la prima chiesa rivolta verso il mare. All'interno della cripta tuttora visibili sono i colatoi: vasi comunicanti con il mare, utilizzati per il deflusso dei cadaveri. Ancora oggi in essi, durante l'alta e la bassa marea, l'acqua si alza e si abbassa. Fino al 1878 si seppellì sotto la chiesa, sebbene l'editto di Saint Cloud, emanato alcuni decenni prima da Napoleone, avesse stabilito di seppellire i morti al di fuori delle città. Infine, all'uscita dalla cripta è un ammasso di pietre antiche chiamato “furteru” a colpire la nostra attenzione: si tratta dei resti di un porto antico.

Terminata la nostra visita nella cripta, è il turno della IID. La nostra classe è rimasta in chiesa, ad osservare quel quadro, che alcuni di noi avevano già visto, ma di cui ancora sapevano poco o nulla.

Una volta uscita anche la IID, ci congediamo dal sig. Leonardi, nostro Cicerone nella scoperta della chiesa da littra e ci rincamminiamo verso la scuola, contenti di aver appreso qualcosa di più su quello che ci appartiene e che ci è così vicino.

   

Eleonora Contarino









Postato il Giovedì, 11 aprile 2002 ore 11:42:06 CEST di Patrizia Bellia
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