Ha
ragione il vicesegretario generale della Cgil Susanna Camusso quando
davanti ai cronisti che le chiedono se la Cgil è isolata, risponde
"Basterebbe guardarsi intorno". Infatti, non serve sforzarsi molto per
osservare l'altissima partecipazione ai cortei indetti dal più grande
sindacato italiano su tutto il territorio nazionale, che vanno al di là
di ogni aspettativa, sintomo che i lavoratori e le lavoratrici vogliono
contrastare questa manovra del governo definita "ingiusta e iniqua".
Pensare che paradossalmente, proprio poche ore fa la presidente della
Confindustria Emma Marcegaglia si domandava contro chi sciopera la
Cgil, quasi volesse ignorare, come spesso scrive anche il suo giornale,
la profonda e strutturale crisi economica che sta attraversando tutto
il paese. (da Dazebao di Alessandro Ambrosin)
Pensare che paradossalmente, proprio poche ore fa la presidente della
Confindustria Emma Marcegaglia si domandava contro chi sciopera la
Cgil, quasi volesse ignorare, come spesso scrive anche il suo giornale,
la profonda e strutturale crisi economica che sta attraversando tutto
il paese.
Non basterebbe un libro enciclopedico per descrivere le tante
situazioni che hanno spinto migliaia di persone ad aderire a questa
giornata di lotta, a scendere ancora una volta nelle piazze della
penisola per contrastare una manovra che colpirà come una scure le
fasce più deboli della società.
A Roma il corteo partito da piazza della Bocca della Verità alla volta
di Piazza Farnese sembrava un fiume in piena di bandiere rosse tenute
strette tra le mani di pensionati, lavoratori, precari e giovanissimi
studenti. Insomma il cuore pulsante dell'Italia che, nonostante
l'evidente scarto generazionale oggi si trova a lottare insieme contro
l'ingiustizia e l'arroganza di questo governo.
"Un ecatombe" la definisce Mario ex insegnante in pensione, classe 1929
che non vuole arrendersi. "Non potevo mancare, nonostante la mia
veneranda età. Non è possibile accettare passivamente una manovra che
porterà definitivamente nel baratro questa Italia già sconquassata,
dove i furbi la fanno sempre franca e i deboli, come i lavoratori, i
pensionati come me, i giovani senza speranze, sono costretti a subire i
dettami di questo governo che impone le sue scelte scellerate. Mi
sembra di rivivere uno dei periodi più bui della nostra storia." Una
giovane mamma tiene un piccolo cartello scritto a mano che recita "La
crisi la pagano i bambini". "Sì, perchè questa manovra che ha tagliato
i fondi agli Enti locali si sta già facendo sentire qui a Roma.
Alemanno - racconta Eliana, casalinga con tre figli - ci ha già fatto
un bel regalo, aumentando gli asili del 50%. Adesso ditemi voi come può
campare una famiglia. Tra i tagli degli stipendi, l'incertezza
occupazionale e il costo della vita ormai insostenibile viviamo
perennemente sotto ricatto. Insomma se sei un onesto cittadino non hai
diritti, anche se si tratta di bambini di pochi anni di vita".
"Ricadrà tutto sulla nostra pelle - ci racconta Rodolfo, dipendente
pubblico - . La manovra avrà pesanti ripercussioni sul settore
pubblico, obbligherà i comuni a rivedere il loro bolancio con ricadute
drammatiche sul fondo sociale, sule politiche sanitarie, sui contributi
agli affitti, sul trasporto pubblico e anche sull’attività culturale”.
"E poi - continua Rodolfo - è evidente l'iniquità della manovra che
taglierà maggiormente agli Enti locali, i quali non potranno più
assumere e intanto il governo negli ultimi due anni ha fatto aumentare
la spesa pubblica e non ha mosso un dito contro l'evasione fiscale. Una
vergogna".
Tuttavia le storie personali che questa giornata ha portato alla luce
sono veramente tante. I lavoratori si sono alternati sul palco
raccontando raccontando le loro esperienze di precarietà e cassa
integrazione, prima delle conclusioni finali del segretario di Roma e
Lazio della Cgil Claudio Di Berardino e della segretaria della Funzione
Pubblica nazionale Rossana Dettori.
Anche a Milano un corteo partecipato, dove oltre 80mila persone hanno
sfilato fino a raggiungere la storica Piazza del Duomo. Sono
intervenuti il Segretario Generale CGIL Lombardia Nino Baseotto e
Enrico Panini, Segretario Confederale CGIL. Altissima la partecipazione
anche nel Veneto, una delle regioni più colpite dalla crisi dopo il
boom economico a cavallo tra gli anni 80 e 90, che oggi conta almeno
200mila cassaintegrati. A Padova e a Treviso manifestazioni con
migliaia di lavoratori, in prevalenza metalmeccanici, mentre a Mestre
un lungo corteo è arrivato a piazza Ferretto per ascoltare le
conclusioni del nuovo segretario generale di Venezia Roberto Montagner.
"Il disegno sociale è chiaro - ha detto dal palco Walter Schiavella,
Segretario Generale FILLEA CGIL-. Divide et impera, che vuol dire
contrapporre gli uni agli altri, distraendoli dai veri obiettivi,
quelli di svuotare lo stato del suo ruolo e della sua funzione
unificante e solidale ed affermare un modello di società fondato sulla
disuguaglianza, dove i più deboli sono sempre più ricattati, succubi e
sudditi dei più forti, dove i diritti sono concessi e non tutelati ed
esigibili”.Imponente il corteo di Napoli aperto dalla delegazione dei
lavoratori della Fiat di Pomigliano con uno striscione che recitava:
"Siamo tutti Pomigliano". I lavoratori hanno gridato slogan contro
Marchionne e contro Cisl e Uil. Con il gruppo di Pomigliano ci sono
l'ex leader della Fiom-Cgil Gianni Rinaldini ed Enzo Masini,
responsabile nazionale auto della Fiom. "La gente che lavora merita di
avere risultati -, così il Segretario confederale, Fulvio Fammoni ha
concluso il suo intervento a piazza Matteotti - si trovi una soluzione
condivisa da tutti”. Lunghissimo applauso quando il dirigente sindacale
ha annunciato l'adesione alle manifestazioni italiane: "Pù di un
milione di lavoratori sono scesi in piazza in tutta Italia oggi con la
Cgil, una grande organizzazione che si batte per il lavoro, che vuole
risultati".
Diecimila persone hanno sfilato a L'Aquila, con bandiere rosse,
percussioni artigianali, e altoparlanti per trasmettere vecchie canzoni
da battaglia. Lavoratori sono giunti da tutto l'Abruzzo a piazza Duomo.
Tamburi e slogan a ricordare le principali vertenze regionali, dalla
sanità alla crisi industriale e tutto il comparto metalmeccanico,
sostenuto da tante bandiere della Fiom e soprattutto dal segretario
generale, Maurizio Landini. "La situazione all'Aquila è delicata" ha
dichiarato parlando di ritardi da parte degli interventi del governo in
favore della ripesa del sistema economico e della ricostruzione. In
corteo anche una folta delegazione da Pomigliano d'arco e un gruppo
dell'assemblea dei cittadini colpiti dal terribile sisma dell'aprile
2009.
A Palermo 25 mila lavoratori hanno
fatto il loro ingresso a piazza Verdi lo striscione “Tutto sulle nostre
spalle?No”, seguito da un gruppo di suonatori di tamburo di Agrigento.
Mentre a Bari una grande testa di coccodrillo con le fauci aperte,
simboleggiante la Manovra del ministro Tremonti ha sfilato per le
strade del capoluogo pugliese.
Anche a Bologna la giornata di mobilitazione si è fatta sentire.
Migliaia le persone che hanno raggiunto la città, provenienti anche dai
capoluoghi della regione con pullman organizzati dal sindacato. Ed è
proprio da questo palco che Susanna Camusso ha ricordato la vicenda di
Pomigliano D'Arco. "Vorremmo un paese in cui il governo non fosse
silenzioso ed ininfluente di fronte alla più grande fabbrica di auto
del paese, un governo che non fosse stato zitto di fronte a tre piani
della Fiat che noi abbiamo contrastato fino a quando la Fiat non ne ha
presentato uno che prevedeva la crescita della produzione - ha detto il
vicesegretario della Cgil -. " E poi tornando sulla manovra del governo
fa sapere che la Cgil " va cambiata perchè questa è iniqua, depressiva
e rischia anche di essere inutile tanto che se va avanti così ne
servirà un'altra. In questo modo il governo ci nega il futuro".
Numerose delegazioni anche ai cortei di Ancona e Cagliari, che hanno
registrato un'altissima affluenza.
Nel frattempo arrivano i primi dati sulle adesioni
La più alta in Umbria, dove si sono registrate adesioni che hanno
sfiorato il 90%. Alla Thyssen di Terni - riferisce il sindacato - ha
scioperato l'85 per cento dei dipendenti, alla Perugina-Nestlè il 60
per cento. Intorno all'85 per cento anche l'adesione nel polo chimico
ternano e fino al 90 per cento quella nel settore metalmeccanico
dell'Alta Valle del Tevere. Nelle comunità montane ha scioperato l'80
per cento dei dipendenti. Alta l'adesione allo sciopero anche a
Trieste: il 90% all'Ansaldo e alla Fincantieri, l'80% alla Wartsila,
alla Ideal Standard e alla Cimolai.
Trasporti. Anche nei trasporti l'adesione è stata importante su tutto
il territorio nazionale. Secondo La Filt Cgil a Roma si è toccata la
punta del 50% di adesione. A Napoli ferma la linea della metropolitana,
stop al 50% dei bus e sono ferme le attività al porto. Lo stop nel
trasporto pubblico locale toccherà nel pomeriggio anche le altre città
necome Firenze dalle 16.30 alle 20.30, a Torino dalle 17.45 alle 21.45,
a Milano dalle 18 alle 22, a Bologna dalle 19.30 alle 23.30, a Bari
dalle 20 alle 24. Nel trasporto ferroviario lo stop inizia alle 14 per
proseguire fino alle 18 e si sta svolgendo in tutti i settori nel
rispetto della legge sui servizi pubblici e sono garantiti i servizi
minimi essenziali previsti. Anche nel trasporto aereo notevole
adesione, con, solo a Fiumicino, circa 86 voli annullati, al netto
delle cancellazioni e riprogrammazioni da parte delle compagnie.
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