I fatti del Luglio '60 a Catania
di Andrea Miccichè *
Nel mese di febbraio del 1960 il Paese era immerso in una grave crisi
politica. La formula centrista non era più in grado di garantire
stabilità e riforme necessarie in una fase di profonde trasformazioni
economiche e sociali. Erano gli anni del boom economico,
dell’emigrazione, delle nuove città che si espandevano con le loro
periferie, erano gli anni dei nuovi media. Politicamente si cominciava
a discutere della possibilità di aprire “a sinistra” ed era Fanfani il
principale teorizzatore del centro sinistra. Ma i tempi non erano
maturi, così quando il governo Segni rassegnò le dimissioni, il
Presidente della Repubblica Gronchi si trovò a gestire una situazione
di grave crisi politica. Venne incaricato Tambroni che ottenne la
fiducia della Camera col voto decisivo del MSI. Iniziò una fase
turbolenta della storia politica italiana. L’opposizione ad un governo
appoggiato da una forza neofascista mobilitò i partiti di sinistra, i
sindacati e diventò ancora più forte in seguito alla decisione del MSI
di celebrare il proprio congresso a Genova, città che si era liberata
da sola, con le sue forze partigiane, dalla presenza delle guarnigioni
tedesche. Una città in cui il sentimento antifascista era forte e
radicato, in particolare nei quartieri operai. Fu l’inizio di una fase
di grave tensione politica in cui il paese parve sprofondare in una
situazione di guerra civile strisciante. Tra il 30 giugno e l’8 luglio
1960 l’Italia fu investita da manifestazioni di piazza conto il
governo. Una parte del Paese si mobilitò con l’idea di salvare la
democrazia nel Paese, da Sud a Nord, subendo però la dura repressione
delle forze dell’ordine. Genova rimase paralizzata per quasi 48
ore fino alla decisione di rimandare il congresso del MSI. Ma la
tensione non si smorzò. Altre manifestazioni vennero indette in altre
città e stavolta la polizia non si limitò a controllare la folla. Le
forze dell’ordine caricano i manifestanti che chiedevano lavoro a
Licata il 5 luglio, uccidendo una persona. Il 6 luglio fu la volta di
Roma. A porta San Paolo una manifestazione antifascista proclamata da
partiti di sinistra venne sciolta con la violenza e i deputati presenti
vennero picchiati ed arrestati. Il giorno seguente, la polizia sparò a
Reggio Emilia uccidendo 5 persone. Venne indetto lo sciopero generale
per l’8 luglio in tutta Italia. Il paese si fermò ma si registrarono
altri scontri ed altre vittime: 3 a Palermo ed 1 a Catania. Proprio a
Catania venne ucciso un giovane edile, proveniente da Polizzi,
recentemente immigrato a Catania. L’episodio tragico si svolse nel
costruendo Corso Sicilia, quasi a simbolizzare la nuova città che
nasceva e i nuovi catanesi che venivano caoticamente ad abitarla.
Salvatore Novembre era un po’ il simbolo della nuova città e ne
fu purtroppo una vittima.
La tensione politica raggiunse il suo culmine, ed in una atmosfera di
grave conflitto, di profonda spaccatura tra le diverse anime del Paese
maturò la decisione di aprire una nuova fase politica che includesse
una parte di quel mondo che era sceso in piazza. Il governo Tambroni
rimase in carica poche settimane, dopodichè ebbero inizio le manovre di
avvicinamento al centro-sinistra. Si rafforzò da allora l’opzione,
divenuta inevitabile, dell’apertura ai socialisti.
Il luglio ’60 rimase invece per la sinistra italiana un momento di
lotta popolare che unificò il paese da Nord a Sud, un «luogo della
memoria» in cui confluirono istanze politiche e sociali eterogenee e
che generò un linguaggio nuovo, costruito sul mito dell’antifascismo e
della difesa della costituzione democratica.
Andrea Miccichè (Catania 1977) è assegnista di ricerca presso la
Facoltà di Scienze politiche di Catania. Ha pubblicato
nel 2010 Euskadi socialista. Il PSOE e la Transizione alla
democrazia nei Paesi baschi (1976-1980), Rubbettino ed.
Il 23 giugno 2010, nei locali della
CGIL di Catania , sarà presentato il suo ultimo libro
Ricordando l’estate 1960. Antifascismo, democrazia, lotte sociali.
E’ stata presentata la manifestazione che si svolgerà giovedì 17
giugno, presso il cortile della Camera del lavoro (via Crociferi, 40)
dal Circolo “Città futura” del PRC per ricordare il grande movimento
popolare che, nell’estate di cinquanta anni fa, impedì una svolta
reazionaria nel paese, pagando un pesante tributo di sangue alla
repressione ordinata dal governo Tambroni. Catania fu teatro di uno
degli episodi più gravi, con l’uccisione del giovane lavoratore
Salvatore Novembre e numerosi feriti.
“La riflessione sugli avvenimenti del 1960 è un’occasione preziosa per
recuperare una pagina decisiva della storia dell’Italia e della nostra
città. Sulla memoria si combatte una battaglia culturale decisiva per
determinare il presente e il futuro”ha dichiarato Luca Cangemi,
segretario regionale di rifondazione comunista presentando
l’iniziativa, ”la connessione tra antifascismo, difesa della
democrazia, lotte sociali rimane per noi una stella polare nella
difficile realtà di oggi” ha concluso Cangemi.
La manifestazione, coordinata da Bartolo Lorefice inizierà con i saluti
di Angelo Villari, segretario della CGIL catanese, la testimonianza di
Nicola Musarra che fu ferito negli scontri del 1960 e che ha
recentemente scritto un libro su quegli avvenimenti e con l’intervento
di Luca Cangemi (PRC), Salvo La Rosa (PdCI), Federico Martino (Univ
Messina), Manlio Di Mauro (SeL), Claudio Longhitano (ANPI). Conclude
Claudio Grassi della segreteria nazionale del PRC.
A seguire un appuntamento musicale dal titolo “Compagno, cittadino,
fratello, Partigiano... canti dell’Italia che lotta” con Francesco De
Francisco, Gianni Famoso, Ciccio Giuffrida.
Per il Circolo “Città futura”
Alberto Rotondo
Tel.3406580171