Leggo sui portoni delle case volantini che inneggiano a Don Valentino, il prete che ha parlato contro gli zingari, diventato suo malgrado un eroe per i razzisti, i leghisti, e gente di quella risma. La scuola è necessaria in questo quartiere, la scuola è un presidio civile importantissimo, la scuola è Fort Apache. Ma non gliene frega niente a nessuno. Abbiamo lavorato insieme alle maestre quest’anno. A volte ne incrocio qualcuna per strada, con i bambini, ci salutiamo con un sorriso, la gente che ama il proprio lavoro e lo fa con coscienza si riconosce dopo due secondi nel nostro ambiente, e si è simpatica. Penso alla fatica che fanno le maestre, a come certi problemi che, quando arrivano alle medie, esplodono, cominciano a crescere alle elementari. So che li vedono, se ne accorgono e non possono farci niente. Come noi. Viviamo la stessa frustrazione, lo stesso opprimente senso d’inutilità, la stessa rabbia. Ma a nessuno frega niente nè delle maestre, nè della loro rabbia, nè dei professori. A nessuno frega niente neppure della sicurezza dei bambini e dei lavoratori. Abbiamo classi strapiene che contravvengono a tutte le norme antincendio e a tutte le norme igienico sanitarie. Ma non gliene frega niente. Alla burocrazia scolastica importa solo che non ci siano ricorsi, perchè i ricorsi sono fastidiosi. Gli importa solo che mettiamo sei sulla pagella anche quando è quattro, compiendo un falso in atto d’ufficio. Ipocritamente, non è legalmente un falso: il consiglio decide di alzare il voto per non bocciare il 90% degli alunni. Così la responsabilità è sempre nostra, loro, i Ponzio Pilato del ministero e di via Assarotti se ne lavano le mani. Sempre.
La scuola è questa, signori, un ambiente kafkiano, dove l’assurdità e l’incompetenza di chi dovrebbe dettare le linee sono la legge, dove le responsabilità sono sempre e solo di maestre e professori, dove chi comanda ha sempre ragione. Dove chiunque pontifica e trova soluzioni senza essere mai entrato in una classe e senza sapere di cosa cazzo sta parlando. Sui giornali accade quasi tutti i giorni. Il quotidiano di Genova è specializzato nello sparare idiozie sulla scuola senza capire di cosa parla.
La mia scuola è un ambiente ideale per l’idea di scuola di questo governo: da noi i poveracci, la carne da lavoro, quelli che poi votano anche a sinistra, nelle asettiche scuole private (asettiche a spese nostre), i figli dei ricchi, quelli tutti belli, quelli che vanno avanti sempre e comunque, quelli che non falliscono mai. Le famiglie del Mulino bianco. Io gli darei fuoco ai mulini bianchi. All’ora della colazione.
Oggi è l’ultimo giorno di scuola. E’ passata una legge che limita fortemente la libertà di stampa. Non so se, tra qualche settimana, potrò più esprimermi liberamente in questo spazio. Non so se il prossimo anno potrò insegnare quello che ritengo giusto ai miei alunni. Non so se è finita la scuola o se è la fine della scuola. Perchè se continua così, se continuano a farci a pezzi, a umiliarci, a costringerci a lavorare male e pericolosamente, molti getteranno la spugna e smetteranno di dare di più, smetteranno di considerare questo mestiere un servizio, smetteranno di considerare i ragazzi per tre o per cinque anni i “loro” ragazzi, di dannarsi l’anima per aiutarli, di passare ore e ore non pagate a trovare nuove soluzioni. Semplicemente molti cominceranno a considerare questo solo un lavoro. Quel giorno, sarà veramente la fine.
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