I settantotto genitori che hanno iscritto i figli all’Istituto
Parini nelle classi a tempo pieno della scuola primaria, si sono
presentati puntuali alle ore 11 per discutere del destino dei loro
figli.
La lettera di invito del Preside che
comunicava la difficoltà di accogliere la loro istanza di iscrizione,
avendo ottenuto l’autorizzazione di una sola classe a fronte delle tre
classi a tempo pieno richieste, è stata un forte allarme ed ecco tutti
pronti a lottare per difendere un diritto all’istruzione, e
all’uguaglianza tra le scuole del Nord che fruiscono in maniera
abbondante di tale servizio e le scuole del Sud, la Sicilia in
particolare, dato che in Puglia ed in Sardegna sono state accolte le
richieste di classi aggiuntive rispetto a quelle dello scorso anno.
Non si possono operare discriminazioni tra genitori
lavoratori, accogliendo le richieste di alcuni e trascurando gli altri.
“ Pur abitando in un Paese etneo ho scritto mio figlio all’Istituto
Parini,perché è l’unica scuola a me vicina che offre tale servizio a
tempo pieno , dice una mamma. Ho pianificato il mio lavoro in funzione
dei nuovi orari ed ora non posso rinunziare ad un lavoro che ho
ottenuto con tanti sacrifici e che potrò svolgere soltanto se mio
figlio resta a scuola fino alle ore 16. Il Ministro non potrà
costringermi a scegliere le scuole private. Sono anche disposta a
pagare qualcosa di più, ma chiedo il servizio della scuola statale e
come cittadina ne ho diritto”.
Di questo tono erano le tante e diversificate
dichiarazioni dei genitori compresa quella di una mamma che ha
detto: “ci si lamenta che la Sud diminuiscono le nascite, io ho cinque
figli e credo di aver diritto che i miei figli
possano frequentare la scuola statale a tempo pieno”.
Altri genitori si trovano in particolari
situazione familiari: ragazze madri, genitori separati, trasferiti a
Catania per lavoro senza avere i suoceri e nonni in casa o vicini ai
quali affidare i figli.
Per molti è una scelta di progettualità didattica,
avendo avuto positive informazioni sull’ottima impostazione
organizzativa e metodologica della scuola nelle classi a tempo
pieno , dove i bambini vengono guidati e accompagnati per mano
nel processo di apprendimento. A casa, specie quando i genitori
lavorano entrambi, spesso i bambinj sono affidati alla baby
sitter o fanno i compiti davanti al televisore.
La varietà dei casi rivela uno spaccato di
società complessa e articolata che sollecita risposte sicure a bisogni
reali ed emergenti.
Tra le tante idee e proposte per far sentire la
propria voce e non accettare in maniera supina una “sentenza di
condanna all’emarginazione” oltre a quella di inviare una petizione
firmata al
Ministro, andare direttamente a Roma e portare al Ministro la tanto
attesa granita, come annunciato dal preside Giuseppe Adernò nella
lettera al Ministro con l’invito a presenziare all’eventuale sorteggio
dell’unica classe “fortunata”, alla proposta di pagare il servizio
aggiuntivo delle ore in più per l’insegnante ed il contributo per
la refezione scolastica autonoma, non potendo contare nei servizi del
Comune, il quale non ha ancora rinnovato la gara per la refezione
scolastica, molte sono state le mani alzate per
l’approvazione.
L’Istituto Parini verrebbe così ad essere una scuola statale a
pagamento ed” è forse questo, ha affermato con rabbia una mamma “è
quello che il Governo desidera e ci vuole costringere a fare“.
L’idea di dover pagare oltre i servizi aggiuntivi
anche le ore di insegnamento ha lasciato perplessi tanti genitori,
alcuni dei quali dirigenti, docenti ed operatori scolastici, ma
la provocazione ed il forte bisogno di avere garantito un servizio, del
quale si riconosce un diritto, costringe , a volte, a fare delle scelte
inconsuete.
“Pagare 150 euro al mese in una scuola statale,
mentre nella privata ne pagavo quattrocento, per me è una soluzione
possibile e condivisa, ha dichiarato un papà , ma vorrei che tale”
vergogna” fosse resa nota al Parlamento dove si garantiscono
servizi privilegiati per pochi eletti”.
Sembra proprio strano, afferma il preside Giuseppe
Adernò, che con tanti docenti di ruolo che risultano
“soprannumerari” nelle diverse scuole, e quindi dovranno essere pagati
lo stesso per supplenze o altro, non si possa o non si voglia
garantire un servizio scolastico organico e strutturato nella
progettazione didattica delle quaranta ore del tempo pieno.
Il
problema delle classi a tempo pieno dell’istituto Parini non è una caso
isolato in provincia ed è stato attivato anche un comitato di genitori
che coinvolge nella richiesta del tempo pieno anche le scuole di
Acireale IV circolo, di Acicatena, Mascalucia, Mirabella
Imbaccari e San Cono, scuole nelle quali la richieste delle
classi a tempo pieno è stata disattesa e negata.
Lottando insieme si potrà sperare che il”miracolo
del sud” avvenga.
IL PRESIDE
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it