Tacete: non disturbate il manovratore da Professione Insegnante.
Ecco la circolare riservata del direttore USR dell’Emilia Romagna. Credo che sia un atto gravissimo alle libertà fondamentali, raramente visto dal dopoguerra in poi, posto in essere, è questo il dato sconcertante, da un alto funzionario dello Stato e che debba essere ampiamente condannato dai docenti italiani; mi auguro che intervenga nel merito anche il Capo dello Stato, supremo garante della Costituzione Repubblicana, richiamando chi su quella costituzione ha giurato; purtroppo fino a questo momento è rimasto in silenzio. Ci auguriamo che tutti i sindacati facciano unitariamente pressione per la rimozione del funzionario e del Ministro Gelmini e soprattutto si costituiscano come parte civile contro il Direttore Regionale dell’Emila Romagna.
Tuttavia, nell’esprimere solidarietà a tutti i colleghi
dell’Emilia Romagna, non posso che leggere il tentativo di deviare,
ancora una volta, l’attenzione da quello che è il vero attacco agli
insegnanti e alla scuola pubblica e al futuro del Paese, dovuto alla
prima finanziaria di Tremonti e alla manovra che ora si appresta
a fare, anche questa volta, malgrado le rassicurazioni che sono state
fatte per mezzo stampa, credo che la scuola pagherà un pesante
pedaggio. Per questo ormai è necessaria la mobilitazione permanente in
tutte le scuole e nell’intero paese che ci deve vedere
coinvolti tutti dai sindacati, alle associazioni, al personale della
scuola, alle famiglie, alla società civile; ora siamo arrivati davvero
a uno stato di emergenza soprattutto per un esecutivo che, fin
dal suo insediamento, ha considerato l’istruzione pubblica
statale nel paese un costo e non una risorsa, e che ha tagliato risorse
su risorse, chiamando questa dismissione “Riforma” e che dei
tagli e delle conseguenze ha fatto poi finta di non
accorgersene, negandoli, manipolandoli ed edulcorandoli,
attraverso un’estesa campagna di propaganda mediatica,
falsando l’immagine di una realtà scolastica pubblica che
sta piombando lentamente ma decisamente nel caos e individuando negli
insegnanti il capro espiatorio chiamando comunisti o nostalgici del ’68
tutti quelli che criticamente hanno denunciato le conseguenze di questo
scempio, attuato in un settore essenziale della società che progetta il
futuro delle nuove generazioni.
Libero Tassella
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