Sono «polemiche inutili. Non si può pretendere
che i servizi siano erogati al 100%,come ai tempi di vacche grasse».Con
questa frase il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Marcello
Limina accende la miccia del malcontento di una trentina di genitori,
presidenti di consigli di istituto. Che ieri, per raccontare il disagio
- anche economico - delle loro scuole lo avevano seguito fino a un
convegno in ateneo. Una doppia contestazione: aModena500tra docenti e
genitori al termine di un corteo ne chiedono le dimissioni. Per una circolare riservata dell’Usr, in
cui lo stesso Limina invita i presidi a fare pressioni sugli insegnanti
perché non parlino con i giornalisti. (Da L'Unità
a.comaschi)
Redazione
Sono «polemiche inutili. Non si può pretendere che i servizi siano
erogati al 100%,come ai tempi di vacche grasse».Con questa frase il
direttore dell’Ufficio scolastico regionale Marcello Limina accende la
miccia del malcontento di una trentina di genitori, presidenti di
consigli di istituto. Che ieri, per raccontare il disagio - anche
economico - delle loro scuole lo avevano seguito fino a un convegno in
ateneo. Una doppia contestazione: aModena500tra docenti e genitori al
termine di un corteo ne chiedono le dimissioni. Per una circolare
riservata dell’Usr, in cui lo stesso Limina invita i presidi a fare
pressioni sugli insegnanti perché non parlino con i giornalisti. La
mozione approvata al termine della manifestazione promossa dai
sindacati è votata, in modo significativo, all’unanimità. La circolare
dell’Usr( «Dichiarazioni a mezzo stampa del personale scolastico.
Indicazioni ») sembra aver fatto traboccare il vaso della protesta, in
un momento già difficile. Limina chiede ai presidi di segnalare «al
dirigente competente» se ci siano dichiarazioni del personale ai
giornalisti. E soprattutto, richiama «l’articolo 494 del d.l 297/1994,
che prevede «a possibilità di sanzioni disciplinari per atti non
conformi alla responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti
alla funzione» del docente. Aria di censura, insomma. Perché da subito
è chiaro che l’Usr giudica non conforme alla correttezza dovuta tutto
ciò che sappia lontanamente di critica verso le politiche del ministro
Gelmini. Addirittura definisce «improprio» indirizzare anche solo
«appelli o richieste ad alte autorità politiche o amministrative,
diverse dal diretto riferimento gerarchico». Vietato parlare dei
problemi della scuola, dunque, se non con lo stesso Limina. Secca la
conclusione dei 500 contestatori:«Non ci faremo intimidire,
continueremo a esercitare il dissenso attraverso tutti gli strumenti
sindacali e politici sanciti dalla Costituzione e dal contratto di
lavoro». Anche nel caso dei rappresentati delle famiglie bolognesi
Limina liquida la protesta come «desiderio di visibilità ». Inutile
ricordargli i 23 milioni di spese che in 5 anni il ministero non ha
ancora restituito a 38 scuole bolognesi, «se escludiamo i supplenti non
ci sono altri creditori».Com edire: finché le scuole non vanno in
rosso, dov’è il problema?