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News: 25 aprile, Napolitano: «L'Italia in più stati è fuori dalla storia e dalla realtà

Redazione

obsoleto o residuo del passato. Berlusconi si è detto assolutamente d'accordo con il presidente della Repubblica e un plauso è arrivato anche dal ministro Calderoli: «Le sue parole mi fanno condividere la posizione sull'unità».

«Celebrare il 25 Aprile nel suo profondo significato nazionale. Così si stabilisce un ponte ideale con il prossimo centocinquantenario della nascita dello Stato unitario - ha detto il presidente Napolitano - Il nostro Paese ha un debito inestinguibile verso quei tanti giovani che sacrificarono la vita per riscattare l'onore della patria». Sono le parole di Berlusconi, ricordate da Napolitano, che ha definito il discorso di un anno fa a Onna «impegnativo» anche nella parte in cui dichiara rispetto per tutti i caduti, senza che questo significhi neutralità o indifferenza.

L'Italia in più stati è fuori dalla storia. «Solo se ci si pone fuori dalla storia e dalla realtà, si possono evocare con nostalgia, o tornare a immaginare, più entità statuali separate nella nostra penisola» ha detto Napolitano. L'unità conquistata 150 anni fa «rappresenta una conquista e un ancoraggio irrinunciabile, non può formare oggetto di irrisione, nè considerarsi un mito obsoleto, un residuo del passato».

Uscire dalla spirale delle contrapposizioni. Secondo Napolitano in Italia si sono accumulati «nei decenni problemi complessi, talvolta per eredità di un più lontano passato», e per risolverli occorre «un grande sforzo collettivo, una comune assunzione di responsabilità. Occorre uscire da una spirale di contrapposizioni indiscriminate». L'esigenza di uno sforzo collettivo «non può essere respinta, quello sforzo non può essere rifiutato come se si trattasse di rimuovere ogni conflitto sociale e politico, di mortificare una naturale dialettica, in particolare tra forze di maggioranza e forze di opposizione». Non è questo, dice il presidente della Repubblica, ma la richiesta di superare quell'insieme di contrapposizioni «che blocca il riconoscimento di temi e impegni di più alto interesse nazionale, tali da richiedere una limpida e mirata convergenza tra forze destinate a restare distinte in una democrazia dell'alternanza». Occorre insomma creare «questo nuovo clima» e a ciò possono contribuire i cittadini, «può contribuire non poco il diffondersi tra gli italiani di un più forte senso dell'identità e unita nazionale. Così ritengo giusto che si concepisca anche la celebrazione di anniversari come quello della Liberazione, dunque al di là degli steccati e delle quotidiane polemiche che segnano il terreno della politica. Le condizioni sono ormai mature per sbarazzare il campo dalle divisioni e incomprensioni a lungo protrattesi sulla scelta e sul valore della Resistenza, per ritrovarci in una comune consapevolezza storica della sua eredità più condivisa e duratura. Vedo in ciò una premessa importante di quel libero, lungimirante confronto e di quello sforzo di raccoglimento unitario di cui ha bisogno oggi il Paese, di cui ha bisogno oggi l'Italia». Il passaggio finale è stato salutato da un lungo applauso.

Ignoro le battute sgangherate sui 150 anni d'Italia. «Mi si permetterà, credo, di ignorare qualche battuta sgangherata che qua e là si legge sulla ricorrenza del 150/o dell'unità d'Italia il prossimo anno - ha aggiunto Napolitano - Siamo chiari, se noi tutti, Nord e Sud, tra l'800 e il '900 entrammo nella modernità, fu perchè l'Italia si unì facendosi Stato. Se 150 anni dopo siamo un Paese democratico, profondamente trasformatosi, tra i più avanzati in quell'Europa integrata che abbiamo concorso a fondare, è perchè superammo i traumi del fascismo e della guerra, recuperando libertà e indipendenza, ritrovando la nostra unità».

Più uniti con più autonomie. L'Italia per contare in Europa e non finire ai margini del processo di globalizzazione deve fare leva sulla sua unità nazionale, deve sviluppare una maggior integrazione in Europa e allo stesso tempo si deve «arricchire con il pieno riconoscimento e la concreta promozione delle autonomie, come d'altronde vuole la Costituzione repubblicana: quelle autonomie regionali e locali di cui si sta rinnovando e accrescendo il ruolo secondo un'ispirazione federalistica - ha detto Napolitano - Questa è la strada per far crescere di più e meglio tutto il nostro Paese e per affrontare obiettivi quali il diritto al lavoro e garantire il futuro dei giovani».

Napolitano ha confessato la sua «sincera emozione» ad intervenire a Milano alle celebrazioni del 25 aprile «per quel che Milano ha rappresentato in una stagione drammatica, in una fase cruciale della storia d'Italia. E tanto più forte è l'emozione nel rivolgere questo mio discorso dal palcoscenico del glorioso teatro la Scala, che seppe risollevarsi dai colpi distruttivi della guerra per divenire espressione e simbolo del mondo intero, della grande tradizione musicale e culturale italiana».

Non si deve ridurre il movimento di liberazione a un'immagine sbiadita e ad un oggetto di dispute astratte. «Ho voluto partire da un sommario richiamo a drammatici eventi, a memorabili momenti della storia della resistenza. Non si può mai smarrire il riferimento a tutto ciò, rinunciare a ricostruire e tramandare costantemente quelle esperienze reali, e non si vuole ridurre il movimento di liberazione a immagine sbiadita o ad oggetto di dispute astratte».

Non negare limiti e ombre della Resistenza. «Personalmente - ha detto Napolitano - ho più volte ribadito come non ci si debba chiudere in rappresentazioni idilliache e mitiche della Resistenza e in particolare del movimento partigiano, come non se ne debbano tacere i limiti e le ombre, come se ne possano mettere a confronto diverse letture e interpretazioni: senza che ciò conduca, sia chiaro, a sommarie svalutazioni e inaccettabili denigrazioni. È comunque un fatto che anche studiosi attenti a cogliere le molteplici dimensioni del fenomeno della Resistenza compresa quella di guerra civile, non ne abbiano certo negato e sminuito quella di guerra patriottica».

Piazzale Loreto un orrore che replicò altri orrori. «In quei tesissimi giorni si consumarono a Milano anche gli ultimi tentativi di impossibili trattative cui si erano mostrati ambiguamente disponibili i capi fascisti. E a Milano si compì poi il tragico epilogo dell'avventura mussoliniana, in uno scenario di orrore che replicò altri orrori inscenati nello stesso luogo di piazzale Loreto». Così Napolitano ha ricordato l'episodio di piazzale Loreto quando fu esposto il cadavere di Benito Mussolini nella stessa piazza in cui l'anno prima furono trucidati alcuni partigiani da parte dei fascisti.

Applausi e fischi per stretta di mano tra Napolitano e Berlusconi. Il Presidente Napolitano è tornato in platea mentre continuavano gli applausi scroscianti del pubblico. Napolitano ha stretto poi la mano a Berlusconi mentre parte del pubblico continuava ad applaudire e pioveva qualche fischio e qualche "buu" nei confronti del premier.

Berlusconi, si è detto totalmente d'accordo con il capo dello Stato quando chiede il superamento delle contrapposizioni. «Sono assolutamente d'accordo - ha detto - La direttiva deve essere quella come sempre. L'intervento del presidente della Repubblica è stato assolutamente apprezzabile. Un discorso apprezzabile, completo con delle annotazioni storiche che occorre far conoscere soprattutto alle nuove generazioni. Io avevo otto anni e ho vissuto quel periodo anche direttamente con la consapevolezza di ciò che stava accadendo». Berlusconi ha spiegato di aver ringraziato Napolitano per la citazione del suo discorso di Onna: «Poi ho preparato anch'io una comunicazione per le televisioni che ho registrato ieri e di cui ho parlato al presidente della Repubblica. L'accoglienza della sala al discorso del presidente ha sottolineato l'identità dei sentimenti e credo sia stato un modo assolutamente positivo, per certi versi eccezionale, di celebrare questa ricorrenza».

Calderoli: un plauso a Napolitano. «Ho ascoltato le parole del presidente della Repubblica Napolitano, in particolare per quel che riguarda il federalismo, gli rivolgo un applauso e questo mi fa condividere la sua posizione rispetto all'unità del Paese - ha detto all'Ansa il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli - Non può esserci federalismo senza unità, ma ai giorni nostri nel

contempo, non può esserci unità senza federalismo».da www.ilmattino.it









Postato il Domenica, 25 aprile 2010 ore 00:05:00 CEST di Filippo Laganà
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