La Lega Nord si arrocca sul Carroccio della scuola e il giorno dopo la
conquista del Piemonte e del Veneto fa squillare trombe autonomiste:
per insegnare nelle nostre scuole bisogna essere residenti.
Ma anche dalla Lombardia s'odono simili rulli: «Pieni poteri alle
Regioni per dare la precedenza agli insegnanti lombardi» e la cui eco
risuona perfino alla Camera di Roma per voce di Paola Goisis: albi
regionali dei docenti, con l'obbligo di residenza per chi chiede
l'iscrizione, impegno a non trasferirsi per cinque anni e esame sulla
cultura e civiltà del luogo.
Gli epigoni di Alberto da Giussano vogliono dunque docenti locali, a
prescindere dai titoli, benché una logica più saggia pretenderebbe
maestri semplicemente preparati che finora le graduatorie hanno
garantito visto che si sale per punteggio dovuto a master, servizio,
abilitazioni ecc.
Per trincerarsi sul concetto che vale più la residenza che la cultura
accademica significa che i leghisti temono la validità delle
graduatorie e quindi che i professori meridionali sarebbero in
maggioranza impreparati, che usano parlate levantine nelle classi
celtiche e che di conseguenza possono formare i pargoli padani su altri
contenuti.
E con ogni probabilità portano a riprova l'esperienza della ministra
della cultura, Gelmini, che per prendersi la patente di avvocato venne
a fare gli esami a Catanzaro dove, si diceva all'epoca, una
abilitazione non si nega a nessuno.
E allora bisogna mettersi d'accordo: se le abilitazioni
all'insegnamento hanno valore devono essere riconosciute in tutto il
territorio nazionale, altrimenti ogni regione si fa la sua e di
conseguenza si ritaglia un suo programma appeso al rispettivo
campanile.
La proposta leghista tuttavia sembra smarrire la bussola perché tutta
la scuola dovrebbe essere riprogettata a immagine e sembianza
regionalistica, a cominciare dagli stipendi alle normative ai concorsi
e perfino nella contrattazione sindacale.
Dal palazzo dei Normanni invece, nonostante l'Ars abbia approvato un
ordine del giorno con cui si impegna a rinviare all'anno scolastico
2011/2012 l'avvio della riforma Gelmini, nessuna campana s'ode.
Una mozione, quella del rinvio, rimasta mozione che in Trentino però si
è fatta legge.
Sarà che le trombette sul Carroccio assomiglino a quelle che
diroccarono le mura di Gerico, mentre le campane dei Vespri chiamo solo
alla raccolta confusa nelle piazze.
Pasquale Almirante
La Sicilia del 11 aprile 2010