“L’atto di indirizzo votato dall’intero parlamento
siciliano – conclude Gucciardi
– costituisce pertanto un’iniziativa politica importante per fermare
l’applicazione di una riforma che ha solo tagliato risorse, senza alcun
investimento per la qualità della scuola pubblica. Meno ore di lezione non migliorano certo la
qualità dell’istruzione in una fase che richiede invece più competenze
e più innovazione, ingredienti indispensabili per far uscire la Sicilia
dalla crisi”.
Redazione
L’Assemblea regionale siciliana, nella seduta dello scorso 25 marzo, ha
approvato all’unanimità l’ordine del giorno di cui è primo firmatario
l’onorevole Baldo Gucciardi e sottoscritto anche dagli onorevoli
Giuseppe Lupo e Giovanni Barbagallo, con cui si impegna il governo
regionale, a porre in essere ogni azione necessaria a rinviare l’avvio
del provvedimento di riordino della scuola secondaria superiore,
previsto dalla “Riforma Gelmini”, all’anno scolastico 2011/2012.
“I regolamenti attuativi della riforma della scuola secondaria
superiore – rileva Beldo Gucciardi – infatti, ad oggi non sono ancora
pubblicati nella Gazzetta Ufficiale e potranno pertanto essere
annullati dal Giudice Amministrativo, facendo precipitare la scuola nel
caos. Inoltre – aggiunge il deputato regionale – la loro mancata
approvazione, impedisce alla regione di approvare i piani di
dimensionamento e definire l’offerta formativa per gli insegnanti
aggiuntivi, con grave lesione dell’autonomia regionale”.
La richiesta di rinvio di un anno, avanzata dal mondo della scuola, e
fatta propria dai deputati del Pd, consentirebbe di mettere mano alle
molteplici criticità contenute nel progetto del governo nazionale e
garantirebbe alle istituzioni coinvolte, prima fra tutte la regione, il
tempo necessario di adempiere agli atti dovuti per un sereno avvio del
prossimo anno scolastico.
L’avvio della riforma già dal settembre 2010, determinerebbe un taglio
di centinaia di sperimentazioni, con una consistente riduzione del
tempo scuola e dell’offerta formativa con un inaccettabile
impoverimento della formazione culturale dei giovani. A ciò si andrebbe
ad aggiungere la perdita di circa 5000 posti di lavoro per il prossimo
anno in aggiunta agli 11000che la scuola siciliana ha già perso negli
ultimi cinque anni.