Ve lo sottoponiamo per gli spunti di riflessione che offre sul Decreto Brunetta e proponiamo a ciascun docente di promuovere all'interno delle singole scuole assemblee di informazione sul decreto e la costituzione di un comitato per la raccolta di firme per evitare che il decreto venga applicato nella scuola
Vi invitiamo ad inviare le firme raccolte al sindacato al fine di costituire una rete nazionale contro il Decreto e progettare prossimamente delle iniziative di cui vi daremo comunicazione
GILDA CATANIA
Un disegno criminoso contro la scuola di Stato
Inapplicabile nella Scuola di Stato il Decreto Brunetta
Il Decreto legislativo del 27/10/2009 sulla Pubblica Amministrazione, meglio conosciuto come decreto Brunetta, intende rivoluzionare la scuola di Stato, e non certo in forma democratica, ampliando i poteri degli Organi Collegiali, (che a breve subiranno una trasformazione) ma sopprimendo quanto di pubblico esiste al suo interno, e promuovendo una struttura privatistico-piramidale al cui vertice sta il DS.
L’art. 34 del decreto, infatti, attribuisce al dirigente “la capacità e i poteri del privato datore di lavoro,.. e la gestione delle risorse umane”.
I Docenti diventeranno, dunque, “risorse” come “le risorse finanziare”, ridotti alla stregua di “cose”, “ non professionisti” ma semplici burattini- dipendenti al soldo di un padrone.
Sarà proprio lui:, il padrone, a valutare i premi e la carriera della “cosa-risorsa” ed a infliggere punizioni e sanzioni. al burattino. E più asservita sarà la “cosa “ più il premio aumenterà ed il burattino avanzerà in carriera.
Così ,oltre alla gestione amministrativa conferita dall’art.37, il D.S., datore di lavoro, gestirà i docenti, un tempo docenti di ruolo, oggi pedine in mano a al capo di turno, che imporrà scelte , criteri, programmi etc etc
A fronte di questa ampliamento di poteri del dirigente scolastico, il Collegio Docenti ed il Consiglio d’istituto naturalmente perderanno le loro prerogative e le RSU, probabilmente, non avranno più ragione di esistere, mentre i Sindacati Nazionali continueranno a veder sottratto il loro potere contrattuale.
Sulla base di quanto si legge nel decreto proviamo ad immaginare i futuri scenari.
-Il Collegio Docenti, ad esempio, non sarà più chiamato a fornire pareri sulla formazione delle classi, sulla formulazione dell’orario delle lezioni, prerogative che saranno di esclusiva competenza dell’unico grande capo. Troppa democrazia a scuola fa molto male e per troppi anni il Collegio dei Docenti ed il Consiglio di Istituto sono stati di intralcio all’arbitrio del “grande capo” -
Il Consiglio di Istituto scomparirà e il nuovo organismo che subentrerà a suo posto, chiamiamolo Consiglio di amministrazione, di certo, assumerà una nuova fisionomia e sicuramente non sarà più presieduto da un Genitore, figura troppo ingombrante in una scuola di stato-privata, e per questa ragione sarà gestito dal padrone .Gli altri consiglieri non si sa se saranno interni o esterni alla scuola. Nel caso in cui dovesse essere presente una rappresentanza dei docenti, di certo il numero sarà notevolmente ridotto rispetto agli otto previsti fino ad oggi dal Testo Unico del 94 e probabilmente non saranno eletti. Il criterio elettivo è troppo democratico per un decreto come quello in specie,forse se rimarrà tale componente sarà nominata sicuramente “per gli alti meriti conseguiti ” e “ per i servizi speciali compiuti”.
Riteniamo che della componente alunni si perderà traccia, ma in compenso, come ha recentemente proposto l’Aprea, agli studenti verrà affidata la valutazione-dei docenti( e, succederà, che se tu, caro collega, assicurerai a tutti la sufficienza, avrai meno problemi e sarai ben valutato, perché diciamolo apertamente ai nostri politici non importa se il Paese non cresca culturalmente, anzi la cultura è troppo pericolosa ed è meglio non saper leggere, non saper scrivere, non pensare non ragionare, non criticare, ma servire !) Infine diventa inimmaginabile il ruolo della componente ATA, che non avrà più motivo di esistere. Sarebbe troppo democratico!
Inoltre il nuovo organismo certamente perderà i poteri del Consiglio di Istituto,.di sicuro non sarà chiamato a fissare criteri per la formazione delle classi, per l’assegnazione ad esse dei docenti, per l’adattamento dell’orario delle lezioni, per l’ adattamento del calendario scolastico. Così il comma 4 dell’articolo 10 del testo Unico del 1994, che per tanti anni è stato l’ ancora dei docenti contro lo strapotere dei Presidi, verrà bruciato. Ed insieme all’art. 10 tutti gli altri articoli, centrati sulla collegialità delle decisioni, verranno soppressi per garantire l’assoluta discrezionalità del DS.
Tutto troppo democratico e tutto questo in nome dell’efficienza, della produttività della trasparenza che solo il grande unico capo potrà assicurare
-Le RSU, che quest’anno sono state confermate per decadere un altr’anno, sicuramente verranno di fatto esautorate, o forse verrà lasciata loro la sola informazione preventiva e successiva, avendo di fatto perduto capacità decisionali, per non intralciare il ruolo del grande capo, che solo dovrà decidere.
IL Sindacato Nazionale vedrà ridotto il potere di contrattazione ed, infatti, se in passato interveniva con cadenza biennale per la contrattazione economica e quadriennale per la giuridica, con l’art. 54 del Decr. Brunetta tutto cambia, vi sarà “coincidenza tra vigenza della disciplina giuridica ed economica” e non sarà di certo biennale!
Ma questo non basta perché, in questo quadro, che già si prefigura a dir poco desolante, cosa accadrà al docente?
Bisogna innanzitutto leggere bene il decreto per capire che tutto il sistema della pubblica amministrazione, e dunque, anche, quello scolastico, ruoterà sul merito e premi (Titolo III art.17-28)
Ogni docente a seconda della “ sua performance”, ( termine di cui tanto si parla nel decreto senza ben definirne mai il significato )sarà attentamente valutato dal capo, e non dalla Commissione per la valutazione, come avviene per le altre amministrazioni,(cfr art. 74 decreto B.) ma Lui,. unico responsabile, compilerà la graduatoria di merito ed inserirà il 25% del personale nella prima fascia, il 50% nella seconda, il restante nella terza ovvero nella fascia del demerito o fascia della vergogna.
Quali saranno i parametri del merito e quale i criteri? Questo è ancora tutto da stabilire.
Ma cerchiamo meglio di capire: se la scuola si privatizza cosa ne sarà del principio 33 della Costituzione.
Se un docente diverge per idee da quelle del suo padrone- datore di lavoro, del gestore delle risorsa umane, se il suo modo di insegnare non è gradito e le sue idee non condivise, il padrone potrà trovare forme e sistemi per licenziarlo, ad esempio per insufficiente rendimento ( Attenzione :potrebbe essere il caso di chi rimane per un certo numero di anni nella terza fascia) , per reiterata violazione di obblighi concernenti la prestazione, oppure può collocarlo a riposo per inefficienza o incompetenza professionale (art. 55 comma 2), o disporgli un trasferimento per motivate esigenze di servizio e di conseguenza licenziarlo per ingiustificato motivo di rifiuto (art.55 lettera c).
Il decreto è un attacco vero e proprio alla democrazia nella scuola e segna la fine della libertà di insegnamento.
La scuola privata, si sa ha le sue leggi, ha i suoi principi, fa le sue scelte ideologiche o religiose e chi decide di insegnare in un istituto privato accetta di rispettare quei principi e quelle idee.
Ma
Se la scuola si privatizza questo principio decade, perché è la legge del padrone, proprietario della scuola a dover essere rispettata.
Il decreto Brunetta non può, per tutte queste ragioni ,essere applicato nella Scuola di stato.
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Noi docenti non consentiremo che si privatizzi la scuola di tutti
Non consentiremo che venga cancellato l’art. 33 della Costituzione ed in nome della libertà di insegnamento ci appelliamo al Presidente della Repubblica perché blocchi le norme attuative
Noi DOCENTI, GENITORI, ATA IN LOTTA PER UNA SCUOLA LIBERA E DEMOCRATICA
Contro il decreto brunetta
Da giorno 23 /3/2003 i Docenti dell’ITI Marconi di Catania, che hanno partecipato all’Assemblea sindacale Gilda- Cobas,ed approvato il documento, si dichiarano in stato di agitazione
Seguono le firme