Solo la Cgil-Flc
allo sciopero della scuola del 12 scorso a cui si sono
uniti i Cobas e tutte le associazioni dei precari: come si fa,
hanno detto, a rimanere indifferenti?
E forse non hanno torto e
forse anche i loro colleghi di ruolo arriveranno a questa conclusione
quando la riduzione delle ore, a seguito della riforma, li
raggiungerà.
Mancano infatti 8 miliardi di finanziamenti e di oltre
25 mila docenti e 15 mila Ata non si sa il destino.
Fra l’altro
questo sciopero non è stato per il contratto, ma per una diversa
impostazione della scuola nei confronti della quale la stessa
ministra Gelmini non è tenera.
E anche l’on. Valentina Aprea
mette ansia quando dice di dare ai genitori e agli alunni la facoltà
di giudicare e valutare gli insegnanti: si potrebbe proporre la
stessa cosa per l’imputato nei confronti del giudice? E non è la
funzione docente per certi versi simile e altrettanto delicata?
Ma
non finisce qui.
La maggior parte delle scuole è senza soldi, qualche
preside si inventa lotterie, altri chiedono oboli ai genitori, altri
aumentano le tasse, altri attendono tempi migliori.
Anche il coordinamento dei genitori democratici e il Cidi hanno
aderito: contro il disegno di legge con cui si stabilisce che
l’obbligo scolastico, terminata la terza media, possa essere assolto
pure con il contratto di apprendistato.
Tuttavia il vero convitato
di pietra di questo sciopero sembra sia stata la riforma
della secondari superiore che, non essendo stata pubblicata in
Gazzetta ufficiale, non è ancora legge ed è pure osteggiata
apertamente da tanti collegi dei docenti che hanno votato perfino
delibere ufficiali di rifiuto.
Troppe sono inoltre le questioni
aperte: la ridefinizione delle nuove classi di concorso, quali
materie saranno ridotte nel tecnici e nei professionali (dal secondo
al quarto anno), quali e dove saranno dislocati i licei coreutici
e musicali, come si provvederà per l’insegnamento ai
portatori di andicap, dopo la sentenza della corte costituzionale,
il numero di alunni per classe, gli abbandoni e le dispersioni.
Non c’è stata tuttavia partecipazione massiccia allo sciopero,
forse per la disillusione dei docenti e forse pure per una sorta
di complesso di colpa che impedisce loro di attuare una serrata
generale dei loro saperi almeno per un giorno.
Certamente
l’unità sindacale sarebbe auspicabile, come dice perfino il governo,
ma almeno sui tanti problemi della scuola sarà possibile?
Pasquale Almirante
La Sicilia del 14 marzo 2010