Intervista a Gelmini: Più «coordinamento tra gli
interventi regionali e quelli dello Stato». Ma anche «un insieme
equilibrato di misure» per «garantire la stabilità e la continuità di
lavoro» delle scuole paritarie. Il
ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini, indica queste
come tracce per dare compimento alla legge sulla parità scolastica. È una prima,
anche se parziale risposta, alla denuncia delle associazioni della
scuola paritarie, che considerano la legge zoppa, visto che la parità è
stata introdotta soltanto dal punto di vista normativo, mentre resta
ancora dolente il capitolo economico. (da L'Avvenire)
Redazione
redazione@aetnent.org
Dunque, come ministro, cosa può
rispondere a questa osservazione?
«Fissare il nuovo quadro normativo, dalla legge ai regolamenti
attuativi, è la stata la priorità di questi anni. Dal punto di vista
economico non bisogna dimenticare che si è "traghettato" il sistema
delle parifiche nel nuovo regime delle convenzioni per le scuole
primarie con un finanziamento significativo assicurato per ogni classe
(19.000 euro per classe) e per il sostegno all’handicap. Stiamo
studiando come estendere l’intervento a tutto il primo ciclo di
istruzione».
I ministri che si sono succeduti hanno
sempre esibito difficoltà legate ai bilanci ministeriali per
giustificare il mancato finanziamento. Eppure è stato più volte
dimostrato che uno studente delle statali costa molto di più (circa
dieci volte tanto) rispetto a uno delle non statali…
«Certo, è così. Bisogna uscire dalla stucchevole distinzione scuola
pubblica e scuola privata. La scuola, anche quella paritaria, è sempre
pubblica».
Alcune Regioni hanno provveduto a
emanare provvedimenti in nome della parità (buono scuola, aiuti
alle famiglie). Una supplenza per il non intervento dello Stato che
diventa alibi per lo Stato? Altre Regioni non intervengono per
mancanza di fondi e chiedono l’intervento dello Stato…….
«Molti interventi delle Regioni si collocano nelle misure a favore del
diritto allo studio, area di competenza regionale. Dobbiamo lavorare
per un maggior coordinamento degli interventi, nazionali e regionali,
per garantire pari opportunità a tutti gli studenti e salvaguardare le
priorità che ogni governo regionale intende darsi».
Meglio un finanziamento alle famiglie
o alle scuole?
«Non c’è un’unica strada per una autentica libertà di scelta educativa
da assicurare ad ogni famiglia. Occorre un insieme equilibrato di
misure che siano, da un lato, centrate sul sostegno alla persona dello
studente e alle famiglie, e dall’altro, in grado di garantire la
stabilità e la continuità del lavoro delle scuole».
Altro aspetto dolente, la
disattenzione che a volte la burocrazia ministeriale mostra verso la
scuola paritaria. (Circolari che non fanno riferimento alle paritarie,
oppure esclusione delle paritarie da progetti innovativi o di
aggiornamento) Come è possibile dare vita davvero a una
attenzione globale verso l’unico sistema scolastico nazionale pubblico?
«A tutti i direttori generali è stata richiesta un’attenzione specifica
per evitare discriminazioni ed esclusioni nel varo di progetti
innovativi. Nonostante gli anni passati dal varo della legge sulla
parità non è facile cambiare una mentalità radicata. Siamo tuttavia
determinati, a partire dal riordino in corso del secondo ciclo, a
ragionare nei termini di un sistema nazionale e pubblico di istruzione.
Il superamento della contrapposizione tra scuola statale e scuola
paritaria è nelle norme e nei principi; deve tradursi anche nelle
procedure e nelle decisioni dell’amministrazione».
La realizzazione di un’autentica
parità richiede una vera autonomia scolastica. Condivide?
«Sono d’accordo; l’autonomia non deve, tuttavia, essere anarchia, ma
responsabilità ed efficacia. Le scuole autonome devono avere a
riferimento programmi di studio chiari e comprensibili e collaborare
con l’Invalsi per la garanzia di qualità».
Un suo predecessore, Luigi Berlinguer,
padre della legge 62, dice che questa legge è attuata al minimo delle
sue potenzialità. Condivide questo giudizio? E se sì cosa pensa di fare
per attuarle?
«L’impostazione originaria della legge è stata quella di una soluzione
normativa al problema della parità con una sottovalutazione delle
condizioni necessarie per la sua messa in opera. Il processo si è messo
in moto e procede, ma risente dei limiti della impostazione originaria».
Sono le ultime settimane per la scelta
della scuola superiore. La riforma ha introdotto novità e
razionalizzato indirizzi di studio. Come sarà coinvolta la scuola
paritaria in questo processo, ad esempio nella definizione della nuova
rete scolastica?
«I nuovi percorsi sono identici nella scuola paritaria come nella
scuola statale. La definizione della rete scolastica è responsabilità
delle Regioni; nelle esperienze più dinamiche ed efficaci è ormai
diffusa una attenta considerazione dell’apporto delle scuole paritarie
all’interno dell’offerta formativa attivata sul territorio.
Naturalmente sempre rispettando la libertà di iniziativa di singoli
cittadini, di istituzioni o di associazione in campo educativo».