E
non hanno torto e con ogni probabilità anche
i loro colleghi di ruolo arriveranno a questa conclusione quando la
riduzione delle ore a seguito della riforma Gelmini li raggiungerà.
Mancano infatti 8 miliardi di finanziamenti per la gestione degli
istituti e di oltre 25 mila docenti e 15 mila ATA non si sa il destino,
a parte il futuro di tanti maestri per il riordino dalle
elementari. Non crediamo
tuttavia che la partecipazione allo sciopero sarà massiccia, e non
perché manchino tutti gli altri sindacati della scuola, ma per il
semplice motivo della grande, enorme sfiducia.
Pasquale Almirante
p.almirante@aetnent.org
Uno sciopero della scuola,
quello di oggi, promosso dalla sola Cgil-Flc a cui si uniscono i Cobas
e tutte le associazioni dei precari che stanno subendo più di ogni
altro lavoratore la politica del risparmio (o dei tagli) del Governo.
Loro dicono: come si fa a rimanere indifferenti? E non hanno torto e
con ogni probabilità anche i loro colleghi di ruolo arriveranno a
questa conclusione quando la riduzione delle ore a seguito della
riforma Gelmini li raggiungerà. Mancano infatti 8 miliardi di
finanziamenti per la gestione degli istituti e di oltre 25 mila docenti
e 15 mila ATA non si sa il destino, a parte il futuro di tanti maestri
per il riordino dalle elementari. Fra l’altro questo sciopero non
è per il contratto o per i miglioramenti salariali, ma proprio per una
diversa impostazione della scuola pubblica nei confronti della quale la
stessa ministra Gelmini non è tenera, a giudicare dalle sue parole.
Sembra addirittura di avvertire una sorta di compiacimento di fronte ai
dati negativi che dalla scuola provengono, come il caso delle
insufficienze in condotta, i cui numeri complessivi sono però
contestati dalla sinistra; o come la proposta dell’on. Valentina Aprea
di dare ai genitori e agli alunni la facoltà di giudicare e valutare
gli insegnanti: si potrebbe proporre la stessa cosa per l’imputato nei
confronti del giudice? E non è la funzione docente per certi versi
simile e altrettanto delicata? Ma non finiscono qui i motivi della
protesta messi sul tappeto dalla Cgil per contestare l’impianto dato
all’istruzione dal governo. La maggior parte delle scuole è senza
soldi, qualche preside si inventa lotterie, qualche altro chiede oboli
ai genitori, qualche altro aumenta le tasse, benché sia noto che
l’istruzione è gratuita, altri attendono tempi migliori per evitare
tirate di orecchie. “La nostra lotta”, dicono gli aderenti allo
sciopero, “non è per ottenere un aumento di stipendio, quanto per poter
lavorare con dignità e nel rispetto del diritto costituzionale dei
bambini e delle bambine ad un'istruzione di qualità.” Anche il
coordinamento dei genitori democratici e il Cidi si uniscono alla
protesta di oggi, puntando il dito contro il disegno di legge approvato
al Senato con cui viene stabilito che l’obbligo scolastico, terminata
la terza media, può essere assolto anche attraverso il contratto di
apprendistato. “Ma come si può paragonare l’apprendistato a un percorso
di istruzione e di formazione? Quale lavoro si può immaginare per un
ragazzino o una ragazzina di 15 anni?“ Tuttavia il vero convitato
di pietra di questo sciopero ci sembra sia la riforma della secondari
superiore che, non solo non è stata ancora pubblicata in Gazzetta
ufficiale e quindi non è ancora legge, ma è pure osteggiata apertamente
da tanti collegi dei docenti che hanno votato delibere ufficiali di
rifiuto. Troppe infatti sono le questioni aperte e su cui è difficile
orientare i ragazzi all’atto della iscrizione e troppo indicazioni
mancano, come la ridefinizione delle nuove classi di concorso, quali
materie saranno ridotte nel tecnici e nei professionali a partire dal
secondo a quarto anno, quali e dove saranno dislocati i licei coreutici
e musicali, come si provvederà per l’insegnamento ai portatori di
andicap,dopo la sentenza della corte costituzionale, com’è l’esatto
piano di confluenza dei vari indirizzi, in che modo si intende trattare
con la conferenza delle regioni. E rimangono nel guado altre questioni:
stato giuridico e reclutamento dei professori, premi e incentivi,
dispersione e abbandoni degli alunni, il rinnovamento della didattica,
edilizia e messa a norma degli edifici, numero di alunni per classe e
altro ancora su cui sono più gli annunci che gli effettivi atti. Non
crediamo che la partecipazione allo sciopero sarà massiccia, e non
perché manchino tutti gli altri sindacati della scuola, ma per il
semplice motivo della grande, enorme sfiducia che i docenti hanno nelle
organizzazioni sindacati nel loro complesso e della netta,
precisa percezione di essere loro stessi oggetto di contestazione
e di accusa: una sorta di complesso di colpa che impedisce loro di
attuare una serrata generale dei loro saperi almeno per un giorno.
PASQUALE ALMIRANTE .