Concluso il Seminario 2010:
PERCHE’ MI BOCCI?
La sfida dell’apprendimento personalizzato
Nella calda atmosfera dell'antico salone della biblioteca di San
Domenico in Bologna si sono dipanate, in un clima di grande
partecipazione intellettuale ed emotiva, le due giornate del seminario
Perché mi bocci? La sfida dell'apprendimento personalizzato organizzato
dall'ADi e dalla Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo.
Una partecipazione assolutamente fuori dal consueto, che ha costretto i
responsabili dell'organizzazione a chiudere le iscrizioni una settimana
prima del previsto.
E' stata palpabile per tutte le sessioni la voglia di approfondire e
confrontarsi, di scorgere i profili di una scuola nuova entro cui i
giovani del XXI secolo non si sentano E.T., come la mascotte del nostro
seminario.
La sfida della personalizzazione
Jean-Claude Ruano-Borbalan,
Roberto Cubelli e Ferran Ferrer hanno delineato, nella prima
sessione, le ragioni che spingono a passare dall'insegnamento uniforme,
che ha caratterizzato i sistemi scolastici occidentali e si è diffuso
ovunque fino alla Cina, ad un apprendimento personalizzato. Un termine
polisemico di cui va colta l'essenza che si trova racchiusa nella
domanda: «Come possiamo rendere possibile l'acquisizione dei
saperi da parte di tutti i giovani? Come possiamo fare in modo
che ciascuno riesca a valorizzare il proprio specifico potenziale di
innovazione e di creatività?»
Ruano-Borbalan ha illustrato in
modo convincente l'eclissi del modello scolastico occidentale, e le
prospettive che si delineano per il suo superamento.
Roberto Cubelli ha presentato e
discusso in modo suggestivo i diversi livelli dei processi cognitivi
che sono coinvolti nello studio e possono favorire o ostacolare un
apprendimento personalizzato.
Ferran Ferrer ha messo in
luce, in un'ampia e approfondita panoramica, le modificazioni che si
determinano nella professione docente quando si affronta la
personalizzazione dell'apprendimento
Le esperienze di personalizzazione in alcuni Paesi europei
La seconda sessione è stata interamente dedicata alla presentazione di
esperienze di personalizzazione in alcune scuole di altri Paesi
europei.
L'inglese Trish Franey ha
proposto un interessantissimo modello realizzato a Outwood Grange
College, una scuola secondaria di Wakefiled (Yorkshire) per studenti di
età compresa tra gli 11 e i 18 anni, dove si tenta di dare attuazione
al motto inciso sullo stemma dell'istituto: Students First (Gli
studenti prima di tutto)
I finlandesi Heikki Kotilainen e Hanna
Kosonen hanno illustrato le modalità di personalizzazione
attuate all'Istituto Lauttasaaren yhteiskoulu di Helsinki, che
comprende la scuola media e il liceo, suscitando molta “invidia” per le
condizioni strutturali ottimali in cui operano.
Infine gli svizzeri Emanuele Berger e
Mario Donati hanno esposto, in una brillante relazione, alcuni
elementi significativi di quanto si sta attuando nel Canton Ticino sul
piano della differenziazione pedagogica.
Personalizzazione come condizione per garantire equità e qualità
educativa
Con un'affascinante relazione David
Hopkins, uno dei padri della personalizzazione, ha sottolineato
le finalità etiche della personalizzazione dell'apprendimento: una
scuola capace di soddisfare i bisogni, gli interessi e le attitudini
dei singoli, dando “voce” agli studenti.
La relazione ha chiarito come un sistema caratterizzato dalla
personalizzazione abbia come premessa il coinvolgimento attivo degli
studenti nella formulazione dei piani di studio, dei traguardi del loro
apprendimento e nella scelta dei modi di imparare.
La personalizzazione sfida alcune
delle attuali contrapposizioni e divisioni, per esempio tra
apprendimento formale e informale, tra apprendimento accademico e
professionale, tra età diverse degli allievi.
Hopkins ha insistito a lungo sul
contenuto morale della personalizzazione dell'apprendimento: offrire ad
ogni singolo bambino l'opportunità di dare il meglio di sè, qualsiasi
sia il suo talento o il suo background. E nel fare questo, ha
sottolineato con convinzione, non si tradisce l'eccellenza, ma al
contrario la si realizza.
Infine Hopkins ha delineato in modo
puntuale quali sono gli strumenti e le tappe per generalizzare
l'apprendimento personalizzato.
Decentralizzazione e autonomia scolastica:
condizioni per garantire a tutti le competenze essenziali e valorizzare
le eccellenze
Nell'introdurre la tavola rotonda conclusiva, Carlo Marzuoli ha ricordato che la
personalizzazione impone un rinnovamento profondo del sistema
dell'istruzione, in cui la decentralizzazione e l' autonomia scolastica
meritano primaria attenzione. Ad esse occorre collegare uno stato
giuridico del personale docente e dirigente che dia unitarietà
nazionale alla professione, ma che contestualmente sottragga allo Stato
il ruolo di “datore di lavoro”, che va costituzionalmente
decentralizzato alle Regioni e alle scuole autonome.
Sono intervenuti nella discussione con
grande competenza Giovanni Biondi, direttore del MIUR, Annamaria Poggi
presidente della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo,
Alberto Felice De Toni, ordinario di gestione di sistemi complessi alla
Facoltà di ingegneria dell'Università di Udine e presidente della
Commissione per l'istruzione tecnica, Paolo Ferri, Professore di Teoria
e Tecnica dei Nuovi Media all'Università di Milano Bicocca, Norberto
Bottani, analista di politiche educative, consigliere scientifico
dell'ADi e membro del Consiglio della Fondazione per la Scuola.
Alle parole estremamente chiare ed esplicite di Carlo Marzuoli, sono
corrisposte proposte in alcuni casi convintamente decentralizzatrici,
in altre un po' più reticenti. Continua infatti a serpeggiare, pur con
diverse sfumature e accenti, lo scetticismo nei confronti di una vera
decentralizzazione alle Regioni.
Non vi è dubbio che le perplessità maggiori, scaturite anche dal
dibattito, siano riferite alla decentralizzazione della gestione degli
insegnanti. Ma quello è il vero nodo: finchè gli insegnanti rimarranno
alle dipendenze organiche dello Stato non vi sarà né
decentralizzazione, né rinnovamento della professione. L'attaccamento
degli insegnanti al loro datore di lavoro, lo Stato, ha i connotati
della sindrome di Stoccolma: sono morbosamente attratti da chi li
segrega in decenni di precariato e impedisce qualsiasi carriera che non
sia l'invecchiamento.
Nell'assistere alla discussione, lo
spagnolo Ferran Ferrer, che nel 2003 aveva partecipato a Bologna a un
seminario dell'ADi su decentralizzazione e Titolo V, non riusciva a
trattenere lo stupore e lo sconcerto nel vedere che a distanza di 7
anni si riproponeva lo stesso identico dibattito, la stessa immutata
situazione.
La proposta finale: una task force per la personalizzazione
Un'idea è rimbalzata durante tutto il seminario: trovare il modo di non
disperdere quel patrimonio di idee, di entusiasmo e di voglia di fare
costruito nelle due giornate insieme.
Come realizzare l'apprendimento personalizzato nelle nostre scuole?
La riforma della secondaria lascia o
non lascia margini per tutto questo?
E' possibile concepire una diversa
organizzazione del tempo scuola?
Mentre questi interrogativi rimbalzavano nei vari interventi, si è
concretizzata la proposta che l'ADi e la Fondazione per la scuola hanno
alla fine raccolto: creare una task force per l'apprendimento
personalizzato, che riunisca gruppi di docenti per mettere a punto
proposte di fattibilità per la personalizzazione dell'apprendimento, a
cominciare, da una diversa organizzazione del tempo scuola, e dalle
modalità per dare più “voce” agli studenti.
E' un impegno che ci siamo presi e troveremo il modo di realizzare.
Gli atti del seminario
A partire dalla prossima settimana
comincerà sul sito la pubblicazione degli atti del seminario, che
verranno infine raccolti in un piccolo volume.