
Da una parte il Governo taglia posti di lavoro, perde preziose risorse selezionate attraverso corsi-concorsi pagati con il denaro dei contribuenti e dei diretti interessati, anni di esperienza tra le aule e i banchi del Paese, a discapito della didattica, dall’altra offre con i soldi dell’Europa i progetti delle regioni, che come si è visto in Sicilia sono rifiutati dai precari. Già, i docenti sembrano non rassegnarsi a cambiare mestiere, né hanno accolto con entusiasmo l’idea di fare le guide turistiche o i ciceroni nei musei. I precari della ricerca preferiscono persino insegnare gratuitamente all’università pur di salvare la propria dignità.
Di fronte a questa tragedia umana e sociale perché i contraccolpi si risentiranno sull’intera comunità educante, l’ANIEF ribadisce la volontà di riportare l’Amministrazione al rispetto delle regole, in primo luogo dei principi stabiliti dalla convenzione europea dei diritti dell’uomo, della raccomandazione UE sulla parità di diritti tra personale precario e di ruolo, della carta europea dei ricercatori.
Dopo alcune sentenza favorevoli dei tribunali del lavoro italiani, stiamo promuovendo gratuitamente tentativi di conciliazione perché il contratto dei precari si trasformi da tempo determinato a indeterminato, e sia attribuito un equo indennizzo.
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