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News: Rapporto sulla scuola della Fondazione Agnelli

Rassegna stampa
1.    spesa per istruzione inferiore a media paesi ocse 
2.    ranieri (pd), regioni sud diano quota fondi ue a formazione
3.    pd, con questo governo italia fanalino di coda in europa 
4.    ormai è una scuola sempre più a due velocità
5.    gelmini: pronti per il federalismo, però
6.    il nord supera di 2 anni il sud

http://www.fga.it/uploads/media/R._Maragliano__Il_perche_della_scuola_nella_societa_della_comunicazione_-_FGA_WP22.pdf

Redazione
redazione@aetnanet.org

SCUOLA: SPESA PER ISTRUZIONE INFERIORE A MEDIA PAESI OCSE  
(ASCA) -La spesa per l'istruzione scolastica in Italia si aggira intorno al 3,5% del Pil, una quota leggermente inferiore alla media dei paesi Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), pari al 3,8% (secondo i dati sono del rapporto Ocse Education at a Glance). E' quanto emerge dal ''Rapporto sulla scuola in Italia 2010'' della Fondazione Giovanni Agnelli.
La spesa pubblica consolidata per l'istruzione scolastica e' stata nel 2007 pari a circa 52,4 miliardi di euro e la spesa per studente e' stata di circa 6.600 euro, comprensiva di una quota pro capite pari a circa 100 euro di spese non regionalizzabili.
Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta si distinguono per livelli di spesa pro capite superiori alla media italiana: rispettivamente 9.900 e 8.900 euro circa. A livelli medio-alti (oltre i 7.000 euro pro capite) si collocano Friuli Venezia Giulia, Calabria, Basilicata e Sardegna. Il valore piu' basso e' quello della Puglia (5.834 euro).

 RANIERI (PD), REGIONI SUD DIANO QUOTA FONDI UE A FORMAZIONE  
(ASCA) -''I dati del rapporto sulla scuola presentato dalla Fondazione Agnelli descrivono la gravita' della situazione in cui versa il sistema scolastico e formativo nel Mezzogiorno, dove piu' elevata e' la percentuale dei giovani espulsi dal sistema educativo e piu' bassi i livelli di apprendimento degli studenti. Per affrontare questa allarmante situazione occorre che l'offerta formativa nel Mezzogiorno sia potenziata e qualificata''.
Lo dichiara Umberto Ranieri, presidente del Forum Progetto Mezzogiorno del Pd.
''Proponiamo - prosegue Ranieri - che le regioni meridionali destinino una quota del Fondo sociale europeo a progetti finalizzati a ridurre gli abbandoni scolastici e i tassi di ripetenza e ad elevare i livelli di apprendimento degli studenti meridionali.
Occorre tuttavia - conclude - che lo Stato centrale si faccia carico delle situazioni di svantaggio e fornisca le risorse aggiuntive necessarie. Cio' anche nella prospettiva federalista. Il federalismo non puo' consistere in una sorta di passaggio di consegne alle Regioni per abbandono da parte dello Stato''.

 PD, CON QUESTO GOVERNO ITALIA FANALINO DI CODA IN EUROPA  
(ASCA) - Roma, 24 feb - ''Se gia' nel 2007 la spesa per l'istruzione scolastica in Italia si aggirava intorno al 3,5% del Pil, una quota leggermente inferiore alla media dei paesi Ocse, adesso, dopo i tagli di Tremonti la situazione sara' ancora piu' grave''. Cosi' la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni commenta i dati sulla scuola contenuti nel Rapporto sulla scuola in Italia 2010 della Fondazione Giovanni Agnelli. ''Infatti - prosegue Ghizzoni- in questi due anni si e' ampliata la forbice tra la popolazione studentesca, che e' cresciuta, e le risorse statali, che sono diminuite drasticamente a partire dagli 8 miliardi della manovra estiva del 2008 a cui si sono aggiunti con le finanziarie successivi altri tagli. E lo sanno bene i dirigenti che in questi giorni stanno raschiando inutilmente il barile per chiudere i bilanci''.
''I dati della fondazione Agnelli - conclude l'esponente Pd- sono quindi molto preoccupanti perche' fotografano una situazione pregressa che e' peggiorata fortemente per colpa di questo governo che ci sta portando sempre piu' in basso nelle classifiche internazionali''.

Fondazione Agnelli: ormai è una scuola sempre più a due velocità
di A.G. (da Tecnica della scuola)
Si allarga il divario nord-sud. Sia per le chance in più che le famiglie benestanti riescono a dare a figli, che frequentano istituti di qualità, sia per gli investimenti squilibrati delle Regioni. Così un 15enne del meridione ha la preparazione di un 13enne che studia sopra il Po. Ma col federalismo scolastico non si pensi di centrare molti più risparmi di quelli realizzati negli ultimi anni.
L’istruzione italiana diventa sempre più a due velocità: è quanto sostiene la Fondazione Giovanni Agnelli, che il 24 febbraio ha presentato a Roma il “Rapporto sulla scuola in Italia 2010”. La ricerca annuale, intitolata "Dimmi in che scuola vai e ti dirò quanto ne sai", ha fatto emergere che quasi sempre per un buon esito dell’istruzione è fondamentale appartenere ad un ceto sociale medio-alto.
La ricerca ha anche evidenziato come la diversità di istituti scolastici frequentati dai nostri giovani sia sempre più fondamentale ai fini del successo in ambito formativo e, di conseguenza, per le affermazioni di vita professionale: “le famiglie più abbienti e colte – si legge nelle conclusioni del Rapporto - mandano i figli al liceo, mentre gli studenti con un retroterra meno favorevole – inclusi quelli di origine straniera - sono più soggetti alla dispersione e tendono a concentrarsi in alcuni indirizzi scolastici, come i professionali”.
Si conferma sempre più larga, inoltre, la forbice tra settentrione e meridione. “Essere uno studente del Sud – spiega la Fondazione Agnelli - significa partire con uno svantaggio di 68 punti nelle competenze misurate da OCSE-PISA – l’equivalente di circa un anno e mezzo di ritardo scolastico - rispetto a uno studente del Nord, indipendentemente dalla caratteristiche individuali e della scuola che si frequenta”.
Dall’incrocio delle due variabili – residenza e ceto di provenienza - si determina che, a parità di spesa pubblica, gli istituti di alcune regioni del nord (in particolare Emilia Romagna, Lombardia, Trentino e Veneto) risultano decisamente migliori di quelle di molte regioni meridionali. Ne consegue che oggi un 15enne che studia in una scuola media del meridione ha una preparazione uguale a quella di 13enne che fa altrettanto oltre il fiume Po. Facendo così determinare un palese divario di due anni sui "livelli di competenza".
Sebbene il divario dipenda da diversi fattori, non necessariamente scolastici, non può passare inosservata la disparità di investimento a livello di “spesa per la scuola italiana così come oggi si articola a livello regionale”: nel 2007 è stata “poco meno di 60 miliardi di euro, di cui 43 a carico dello Stato (in massima parte per le retribuzioni del personale), 10 degli enti territoriali (di cui 6 dai Comuni) e 5,5 per affitti figurativi del patrimonio edilizio”. Se la media è di 6.600 euro all’anno per studente, le differenze tra le diverse Regioni rimangono profonde: “si va dai 9.900 euro del Trentino Alto Adige ai 5.800 della Puglia”. Tre i fattori che determinano la sensibile differenza: “le dimensioni dei plessi e delle classi, che rispecchiano morfologia e demografia del territorio; la diffusione del tempo pieno e del tempo prolungato; la presenza di allievi disabili e di insegnanti di sostegno”.
Dal Rapporto emerge un’evidenza in parte inattesa: i risparmi stimati dall’entrata in vigore del federalismo fiscale sono già stati realizzati con l’attuazione del “piano programmatico del ministro Gelmini, in particolare attraverso una riduzione degli organici (che nel Sud sarà più accentuata per via della forte contrazione della popolazione studentesca. La Fondazione ha messo a confronto i due modelli e scoperto che “nello scenario del federalismo scolastico i risparmi di spesa per personale sarebbero di 3,2 miliardi di euro all’anno, soltanto 600 milioni in più rispetto al piano del ministro Gelmini”.
La conclusione dei curatori del Rapporto annuale è che occorre provvedere al più presto a centrare due obiettivi: il primo è “migliorare i livelli di apprendimento degli studenti in tutto il Paese, in particolare, di coloro che oggi si situano sotto la soglia minima delle competenze definita a livello internazionale (in alcune regioni del Sud superano il 30%)”; il secondo è “contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico (il 20% non raggiunge un diploma di secondaria superiore)”.Entrambi possono essere raggiunti solo reinvestendo nella scuola stessa, puntando alla qualità , tutti i “risparmi che si stanno ottenendo nell’opera di razionalizzazione”.

L'intervento del ministro alla presentazione del rapporto 2010 della Fondazione Agnelli
Gelmini: pronti per il federalismo, però...
Salone strapieno, nella sede romana dell'editore Laterza, per la presentazione del secondo rapporto sulla scuola della Fondazione Agnelli.
Insieme ad Alessandro Laterza, alla presidente della Fondazione Maria Sole Agnelli, e ad Andrea Gavosto, direttore della stessa Fondazione, che ha illustrato i risultati del rapporto, ha voluto essere presente anche Mariastella Gelmini, che non si è limitata a svolgere un intervento di circostanza.
Parlando a braccio il ministro ha ripreso le principali questioni toccate dal rapporto, ma soprattutto quelle riguardanti la profonda iniquità del nostro sistema scolastico. Il discorso del ministro è apparso tanto determinato quanto realista: senza una convergenza politica e parlamentare su nodi storici come quello della formazione, del reclutamento e della valutazione dei docenti, ha detto Gelmini, sarà difficile riqualificare un servizio che presenta squilibri di ogni tipo: territoriali, per tipologia di istituto, per qualità dei risultati ottenuti dagli allievi nelle prove comparative internazionali, contraddette da quelle nazionali come gli esami di maturità.
Anche sul federalismo scolastico, indicato da Gavosto come una possibile leva per cambiare questa situazione, il ministro è apparso cauto: se non accompagnato dalla chiara consapevolezza, condivisa da tutti i partner istituzionali, della necessità di intervenire prioritariamente sui citati squilibri, il federalismo potrebbe addirittura accrescere gli squilibri, anzichè diminuirli.
Sulla specifica proposta, contenuta nel rapporto, di vincolare i finanziamenti aggiuntivi alle Regioni più deboli (cioè con maggiori squilibri) al raggiungimento di specifici e valutabili risultati di maggiore qualità ed equità, pena il commissariamento (come per la sanità), il ministro ha tuttavia preferito non esprimersi, forse per non rendere più difficile la già complessa trattativa con le Regioni per la realizzazione del federalismo scolastico.
Servirà in ogni caso un robusto ed efficiente sistema di valutazione, ha concluso Gelmini, supportato da un adeguato sistema ispettivo, ben diverso da quello di cui oggi dispone il Ministero.(da tuttoscuola.com)

Il Nord supera di 2 anni il Sud
Per il rapporto della fondazione Agnelli quella di oggi è la scuola dei divari. Per conoscenze del computer un 13enne di Milano è come un 15enne di Napoli
"Due Italie": perché ci sono scuole di serie A e scuole di serie B, anzi forse di serie Zeta, tanto grande è diventato il fossato tra il Nord e il Sud. Sì, è proprio così: il Rapporto annuale della Fondazione Giovanni Agnelli mette in luce soprattutto le "fratture" del nostro sistema scolastico.
Insomma, è la scuola dei divari, delle distanze, delle diseguaglianze. Immense, gigantesche a volte. Sociali, territoriali, tecnologiche. In cui Nord e Sud non sono mai stati così lontani, le competenze mai così dispari, e dove la famiglia di provenienza, la scuola di riferimento, il suolo in cui si nasce condizionano tutto. Cioè il futuro di un giovane. La sua chance o meno di entrare nel mondo del lavoro, di crearsi una vita propria, di essere autonomo, protagonista.
Fratture dunque che vogliono dire poi vite e destini assai diversi, tra i giovani del Nord e quelli del Sud, ma anche tra i ragazzi italiani e quelli europei, e poi ancora tra gli italiani e gli immigrati.. Un esempio? Essere uno studente del Nord vuol dire avere, in partenza, 68 punti di vantaggio, secondo il calcolo delle competenze stabilito dall'Ocse-Pisa, (Programme for International Student Assessment) rispetto a un coetaneo del Sud. E questo perché, a parità di spesa pubblica, le scuole di alcune regioni settentrionali (Veneto, Emilia Romagna, Trentino, Lombardia) sono infinitamente migliori di quelle di molte regioni meridionali.
Non solo: oggi un quindicenne che studia in un istituto del Sud, ha una preparazione uguale a quella di tredicenne del Nord: è dunque quasi due anni indietro sui "livelli di competenza". E il 30% degli allievi meridionali non raggiunge affatto la "soglia minima di competenza" che, secondo gli standard europei, è il primo gradino per non diventare emarginati ed esclusi. Significa che per quella fetta di ragazzi le porte sono già chiuse, quasi senza speranza.
Non basta. Perché a diseguaglianze antiche e mai superate, che portano i figli delle classi abbienti a scegliere i licei e poi l'università, mentre i figli delle classi più modeste restano "confinati" negli istituti professionali, ci sono divari nuovi e contemporanei. Quello tecnologico e digitale, ad esempio. Che dimostra quanto i teenager italiani siano simili ai loro coetanei europei per computer presenti in casa (il 91% degli studenti quindicenni ne possiede uno), ma quanto poco invece le nuove tecnologie siano diffuse a livello accademico. Soltanto il 50% degli studenti italiani utilizza un computer a scuola contro oltre il 60% della media europea, con una differenza territoriale che segnala un computer ogni 5 studenti nella provincia di Bolzano e uno ogni 27 da Napoli in giù. Ma forse il divario digitale più forte è quello tra allievi e insegnanti. Sarà perché i prof italiani, per l'Ocse, sono tra i più anziani d'Europa, la realtà è che soltanto il 24,6% è favorevole all'uso del computer in classe, a fronte di uno striminzito 6% che lo ritiene un supporto insostituibile.
Infine, oltre a sottolineare le fratture, il rapporto della Fondazione Agnelli rinnova il dibattito sul "federalismo scolastico". Uno scenario prossimo, di cui Tuttoscuola si è occupato spesso. E che rilanceremo presto.











Postato il Giovedì, 25 febbraio 2010 ore 08:21:44 CET di Pasquale Almirante
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