Troppe responsabilità, nessuna indennità di missione oltre
ai rischi legati alla quotidianità. E gli insegnanti
cominciano a dire no alle gite scolastiche. E se tutti sono
d’accordo che si tratta di un momento importante per i ragazzi, da più
parti si fa notare che con i tagli delle risorse sempre più spesso un
insegnante parte con troppi studenti su cui ‘vegliare’. Non trascurare il
cambiamento di ruolo che investe il professore che va in gita, che di
fatto diventa un custode: per loro le responsabilità ''sono enormi''.
(Adnkronos/Ign) - Troppe responsabilità, nessuna indennità di
missione oltre ai rischi legati alla quotidianità. E gli insegnanti
cominciano a dire no alle gite scolastiche. E se tutti sono d’accordo
che si tratta di un momento importante per i ragazzi, da più parti si
fa notare che con i tagli delle risorse sempre più spesso un insegnante
parte con troppi studenti su cui ‘vegliare’. Non trascurare il
cambiamento di ruolo che investe il professore che va in gita, che di
fatto diventa un custode: per loro le responsabilità ''sono enormi''.
Gli studenti aspettano tutto l’anno di andare in gita scolastica che
dovrebbe essere soprattutto un’occasione di crescita culturale: per
questo fa parte del piano di offerta formativa della scuola. Resta il
fatto che per gli insegnanti gita scolastica vuol dire tante
responsabilità, quindi tensione e fatica. E anche se l’attenzione è
sempre massima, gli incidenti - più o meno gravi - possono sempre
accadere.
L’ultimo, gravissimo, in ordine di tempo è quello che ha coinvolto una
studentessa 18enne di Roma, Maria Cristina S., morta dopo essere volata
dal sesto piano di un hotel di Londra. ''Siamo tutti d’accordo che in
gita scolastica i ragazzi devono andarci, perché sono innanzitutto uno
strumento fondamentale anche di arricchimento culturale - afferma a
IGN, testata on line del gruppo Adnkronos, Domenico Pantaleo,
segretario generale Flc-Cgil - soprattutto perché secondo noi tra ciò
che c’è dentro la scuola e ciò che c’è fuori deve esserci
un’interrelazione''.
''Dopo di che bisogna che ci siano le risorse: visto che le stanno
tagliando, si rischia che le gite saltino. E poi bisogna garantire che
ci siano tutte le condizioni di sicurezza per chi partecipa alle gite,
sia per gli studenti che per gli insegnanti''. ''Secondo noi, però,
anche in una situazione di tagli è importante che le gite vengano fatte
- sottolinea Pantaleo - Il fatto è che più si fa avanti e meno siamo
tutelati. C’è bisogno di più personale per dare la possibilità agli
insegnanti di governare meglio i ragazzi quando sono fuori'', conclude
il segretario generale.
''Quando succedono queste disgrazie, il dolore è immenso - dice a IGN
Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola - Resta il
fatto che le gite scolastiche sono un momento importante per gli
studenti e di grande responsabilità per gli insegnanti. Da parte dei
quali solitamente non ci sono remore a partire, sia con i più piccoli
che con adolescenti di 17-18 anni. Quando accadono incidenti la
responsabilità non viene di solito addebitata agli insegnanti, che sono
sempre attentissimi, ma è necessario metterli nella condizione migliore
per lavorare. Perché loro, quando vanno in gita, stanno lavorando.
Invece spesso si trovano a doversi occupare di troppi studenti e questo
è un problema. ‘In barba’ alla normativa che prevede un numero massimo
di studenti per insegnante, capita che un docente parta con una classe
formata da 20 o più ragazzi perché non ci sono fondi necessari a
coprire la quota di partecipazione per un altro professore''.
''Ogni volta che un insegnante deve partire per una gita prova
chiaramente molta ansia per le responsabilità di cui si carica - dice a
Ign Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola - negli ultimi
tempi abbiamo notato un intensificarsi delle chiamate al nostro
sindacato da parte dei docenti che ci chiedono cosa rischiano in caso
di incidente''. ''Noi abbiamo un’assicurazione per gli iscritti che
prevede una buona copertura in caso di responsabilità civile - spiega
Di Menna - ma il punto è un altro. Alla professione dell’insegnante non
viene dato il giusto riconoscimento e il professore va in gita senza
neanche avere qualcosa in più sullo stipendio''.
''La situazione è grave e allarmante'' per Pietro Castello, esecutivo
provinciale Cobas. ''Ci sono classi - spiega Castello - che sono andate
all’estero con un solo accompagnatore. Mi chiedo? E se il professore si
sente male, chi si occupa degli studenti? E se uno studente sta male e
deve essere portato in ospedale, chi si occupa degli altri?''. ''Il
problema è che non ci sono fondi. A questo punto il rischio è che non
si vada più in gita - sottolinea Castello - ma noi non siamo d’accordo.
Il fatto è che in alcuni casi il secondo professore dovrebbe pagarsi la
quota di partecipazione: è inaccettabile''.
''Nel caso della ragazza morta a Londra, bisognerebbe vedere se in gita
erano più classi e quanti erano gli insegnanti - conclude Castello - le
responsabilità quotidiane sono tante e il personale non è sufficiente.
Nel costume generale queste cose incidono e le gite rischiano di
diventare sempre meno con il risultato che la scuola si immiserisce nel
suo complesso avviandosi verso un degrado complessivo''.
''Noi professori ci sentiamo tutelati, nel senso che il ministero ha
dato disposizioni severe in tal senso anche con l’assicurazione
aggiuntiva della scuola. Però capita spesso che l’insegnante debba
pagarsi la propria assicurazione a proprie spese. E’ come pagare una
tassa per lavorare - spiega a Ign Rino Di Meglio, coordinatore
nazionale Gilda - L’insegnante che va in gita lavora 24 ore su 24. Non
ci sono soldi, quindi non gli viene pagata neanche l’indennità di
missione e poi a spese proprie si deve pure pagare l’assicurazione. Mi
sembra un mondo di marziani. Già la responsabilità è enorme. A quel
punto gli insegnanti a mio parere non dovrebbero partire''.
''I viaggi di istruzione sono un problema sempre più grande'', fa
notare a Ign Giorgio Rembado, leader dei presidi. ''Ci sono due ordini
di problemi: il primo sono le responsabilità, le enormi responsabilità
degli insegnanti. I rischi ci sono, sono oggettivi e non sempre un
insegnante può tenere tutto e tutti sotto controllo, come ad esempio di
notte: non è che un professore può andare nelle camere degli studenti -
afferma Rembado - inoltre gli studenti, soprattutto quelli più grandi,
spesso interpretano la gita scolastica non come un momento di scambio
culturale ma come un momento di trasgressione. In questo caso tutto
diventa più difficile e il controllo dell’insegnante è quasi
impossibile''.
''C’è poi un altro aspetto da non sottovalutare, e cioè il fatto che il
ruolo dell’insegnante in gita cambia visto che diventa una sorta di
custode. Un cambiamento che può non essere visto in modo favorevole da
parte dell’insegnante'', conclude.