Lo
sostiene l'assessorato all'Istruzione della Regione Umbria,
evidenziando che "la riforma e'
stata maliziosamente differita fino allo scioglimento dei consigli
regionali e a ridosso delle iscrizioni scolastiche, cosi' da
impedire alle Regioni di svolgere il loro ruolo di pianificazione
dell'offerta formativa sul territorio".
Redazione
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Lo sostiene l'assessorato all'Istruzione della Regione Umbria,
evidenziando che "la riforma e' stata maliziosamente differita fino
allo scioglimento dei consigli regionali e a ridosso delle iscrizioni
scolastiche, cosi' da impedire alle Regioni di svolgere il loro ruolo
di pianificazione dell'offerta formativa sul territorio". Continua la
Regione: "C'e' una campagna informativa che annuncia l'apertura delle
iscrizioni tra pochi giorni e la chiusura nel mese successivo, ma sul
sito del ministero mancano ancora i regolamenti approvati in consiglio
dei ministri il 4 febbraio scorso, che sono invece leggibili solo in
modo informale su alcuni siti specializzati".
Gli uffici scolastici regionali, secondo l'assessorato umbro
"passano alle scuole informazioni che non hanno alcun fondamento
normativo, ne' la dignita' di una circolare". Per capire esattamente
che cosa succedera' nei territori, continua la nota, "e' fondamentale
sapere quali vecchi indirizzi si trasformeranno in nuovi a opera della
riforma, mentre in questo contesto nessun atto regionale poteva
distribuire sul territorio indirizzi di scuole che il ministero non
aveva e non ha ancora definito ufficialmente". Sulle scuole e sui loro
dirigenti e' stato cosi' scaricato dal ministero il compito di
chiedere, nella confluenza tra vecchi e nuovi indirizzi, quali
transizioni debbano avere le sperimentazioni che la riforma estingue.
"Ciascuna scuola cerca di avere il massimo delle opportunita' per
salvare posti di lavoro e prestigio", sostiene l'assessorato, "mentre
gli uffici scolastici regionali si attribuiscono competenze proprie
delle Regioni con la possibilita', che anche la Regione Umbria sta
valutando, di vedere impugnati atti che sono lesivi delle competenze
regionali. Anche le bozze dei regolamenti presenti in internet e forse
corrispondenti al testo approvato mancano di chiarezza su nodi
fondamentali ancora da sciogliere e su cui invece arrivano indicazioni
tassative dei dirigenti seppure in assenza di una base legale". La
Regione individua due modi per razionalizzare la distribuzione degli
indirizzi: "Il primo consiste nell'operare quella pianificazione che
solo la Regione puo' compiere concertandola con i territori; il secondo
stabilire da Roma astratti criteri di confluenza, e constatare a valle
quali scuole sopravvivano e quali no secondo una selezione darwiniana".
Ma la scuola, concludono in assessorato, "non e' un 'temporary shop':
non puo' aprire un anno e chiudere il seguente". (AGI)