Da qualche tempo è in giacenza un nuovo decreto a firma del ministro
Brunetta che, in attesa di essere approvato, ha avuto il pieno
appoggio della sua collega del Miur, Gelmini, con cui ne hanno
parlato in pubblico: il decreto sulla valutazione dei docenti.
L’idea
di Brunetta sarebbe quella di dividere il personale in tre fasce di
merito: una alta, dove sarebbero collocati il 25% dei professori, una
intermedia col 50% e una bassa dove andrebbe il rimante 25%.
A spingere il ministro sull’acceleratore sarebbero anche le risultanze,
ormai però assodate, di alcune indagini secondo cui viene dimostrato
che è proprio la maggioranza dei docenti, ben oltre il 55%,
a richiedere una valutazione del proprio operato anche per gratificarne
l’impegno e anche per non appiattire tutti su un unico tavolaccio.
Nelle indagini tuttavia non si va in profondità in ordine alla
distinzione per esempio sul carico di lavoro fra docenti con materie
solo orali e altre anche con scritti, né fra materie di indirizzo
e altre di complemento.
Si è solo osservato che la maggior parte dei professori gradisce
un riconoscimento, al quale quindi si sta cercando di rispondere
con questo decreto ripartitorio della categoria la cui collocazione
in uno dei tre gironi verrebbe affidata al dirigente: una sorta di
novello
Minosse che a seconda ch’avvinghia premia, condanna o lascia
nel guado con ritualità triennale agganciata al rinnovo del Ccnl.
Gli incentivi per i premi sarebbero ricavabili dai risparmi del Miur
e di cui la ministra Gelmini, per giustificare tanti tagli, ha a lungo
e con enfasi parlato.
Se dunque da parte dei docenti si avverte l’opportunità del
merito, rimangono molte perplessità sul metodo e soprattutto sul
"chi" decide la fascia.
Ma posto pure che il dirigente non si lasci trasportare
dalla fantasia avviticchiata alla avvenenza o ai calli sulle
ginocchia dei suoi docenti, come farebbe a piluccare il 25% se in
una scuola l’eccellenza è ben oltre, poniamo, il 70%? E così al
contrario.
Fra l’altro occorrerebbe pure stabilire il metodo, i parametri,
le condizioni anche minime e massime, fermo restando la
possibilità di coinvolgere le famiglie e gli studenti nella
assegnazione
di queste pagelle che, siccome non sono di onorificenze ma
di sostanza pecuniaria, rischiano contenziosi e malumori, suscettibili
di trasformare la scuola in agenzia clientelare: che diranno i
sindacati?
Pasquale Almirante